Studi sul Cristianesimo Primitivo

Giacomo 5:4 - Signore degli Eserciti o Signore Onnipotente?

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view post Posted on 24/8/2011, 19:41     +1   -1
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Numquam nega, raro adfirma, distingue frequenter!

Per Hard

CITAZIONE
“Ma è un criterio, quello simbolico, che lascia alquanto perplessi. In teoria allora qualunque testo potrebbe essere simbolic”

Infatti è quello che ho scritto. Anche una biografia di Alessandro Magno potrebbe essere tutta simbolica. C’è chi potrebbe leggere il suo viaggio in India come un’allegoria di una catabasi agli inferi con annesso ritorno… Chi lo impedisce? Per questo, da capo, il sola scriptura è fallimentare, perché se non c’è un’autorità che ti dica cosa è simbolico e cosa non lo è, nessuno potrà mai stabilirlo con certezza. Ma questa è una divagazione teologica, ovviamente.

CITAZIONE
La filologia si occupa di altri problemi, non di interpretare un testo.”

La filologia si occupa indirettamente anche dell’interpretazione di un testo, perché prima di interpretare un testo devi sapere qual è il testo da interpretare. La storia è piena di interpretazioni date su testi criticamente inaffidabili che poi si sono sbriciolate quando ci sia è accorti che le parole su cui si basavano tali interpretazioni non appartenevano al testo ma erano corruttele.

Per Lucifero

CITAZIONE
Ma se dici che dai "esplicitamente torto" alla traduzione CEI come devo interpretare le tue parole? La CEI ha torto nonostante sia una traduzione che non cerca la letteralità ma piuttosto l'equivalenza dinamica corretta? Ed ha torto, nonostante il target a cui è rivolta sono i fedeli che potrebbero scandalizzarsi se odono una parola come "Eserciti" invece di "Onnipotente"?”

Purtroppo per te la vita non funziona col sistema binario in cui tu cerchi di incasellarla, e la scienze umane sono più sfumate degli aut-aut che tu cerchi di impone loro.
La verità in questo caso cambia a seconda di quali sono i parametri ricercati nella traduzione, sicché una traduzione può essere corretta e scorretta allo stesso tempo, a seconda che sia una traduzione che punta ad essere letterale o che non vuole esserlo. La mia risposta è che quella traduzione non è letterale. Quanto poi a cosa possa voler dire Sabaoth, allora una traduzione libera potrebbe sostenere che per chi la scrive quest’espressione vuole richiamare l’onnipotenza di Dio proprio perché gli eserciti di qualcuno significano il suo potere, e dunque dare questa interpretazione del passo.
La CEI tuttavia non ricerca solitamente un genere di traduzione così libero, che è più tipico della TILC, sicché non c’era alcun bisogno di questa traduzione, che io personalmente avrei evitato.
CITAZIONE
“Ricostruire in base a cosa? In base alla logica o alle note esplicative? “

Ricostruire non l’espressione “eserciti” alla base, ma arrivare a quello che era il significato del brano. Sia nel caso degli eserciti, che della traduzione onnipotente, il significa può essere che Dio alla fine dei tempi avrà la forza per punire i colpevoli. La parola onnipotente è cioè suscettibile di trasmettere lo stesso messaggio che trasmette la parola eserciti.

CITAZIONE
Non lo hai detto o non lo sostieni?”

Non l’ho detto né lo sostengo.

CITAZIONE
“La parola Eserciti richiama immediatamente alle mente eserciti bellici, mentre la parola Universo annulla l'immagine del tutto”

Ma questo, da capo, non risponde alla mia domanda. Quale che sia la traduzione, è sempre possibile una interpretazione metaforica, sicché non è la traduzione “eserciti” applicata al giorno del giudizio che può confutare le idee cattoliche al riguardo, né qualsiasi altra traduzione se è per questo.
Non è certo mia intenzione negare che “universo” ed “eserciti” siano due parole diverse, quello che voglio dire è che anche la traduzione “eserciti” non nuocerebbe in alcun modo alla teologia cattolica, perché tutto si può demitizzare, e questo certamente vale soprattutto in casa cattolica dove il magistero si arroga il diritto di essere il solo interprete delle scritture. Stavo cioè commentando queste tue righe: “Credere che Dio sia un ente bellico che abbia un proprio esercito militare e che realmente alla fine dei tempi, arriverà dal cielo una milizia celeste che sterminerà davvero i peccatori in maniera violenta e sanguinaria, è anch'esso dottrina che si discosta di molto da chi sostiene invece che l'ira di Dio sia solo una metafora spirituale e simbolica che indica esclusivamente l'autoesclusione volontaria da esso”
Tu qui stavi rispondendo alla mia affermazione: “io avevo specificato chiaramente che non stavo parlando di qualsiasi versetto ma soltanto di quelli dottrinalmente rilevanti.”
La tua risposta presuppone che sia importante dottrinalmente tradurre con “esercito” anziché “onnipotente”, perché la prima versione implicherebbe un Armagheddon sanguinario letterale. Al che io mi sono limitato a replicare che quali che siano le espressioni impiegate in traduzione, non è vero che esse implicherebbero un’apocalisse sanguinaria reale, perché tutto si può interpretare simbolicamente.
I teologi cattolici sono arrivati ad ipotizzare che la fine del mondo non arriverà mai, e questo ovviamente in aperto contrasto con una lettura letterale della Bibbia, e questo perché hanno ipotizzato che la fine del mondo sia un evento meta-storico già avvenuto, esattamente come la resurrezione. Ma queste al momento sono solo ipotesi al vaglio del magistero, e non voglio complicare il discorso.

CITAZIONE
“Cosi' se la parola Eserciti non confuta la tesi di chi sostiene che tali Eserciti siano metaforici, la parola Universo (e, in misura minore, Onnipotente) nasce con il preciso intento di confutare e cancellare l'idea o il concetto di eserciti bellici letterali.”

Posso concedere, perché l’ho scritto io stesso, che la parola “universo” od “onnipotente” siano più blande. Ma comunque neppure questo escludono del tutto una visione sanguinaria, perché può darsi benissimo che Dio usi questa sua onnipotenza in modo sanguinario. Quindi la traduzione onnipotente non chiude comunque la porta ad una visione sanguinaria in stile geovista, diciamo che né la afferma, né la confuta.
Comunque ribadisco che questa traduzione è una parafrasi alla lontana, e non l’avrei usata, preferendo o “schiere”, o “esercito”, o “universo”.

CITAZIONE
“Ma il punto è che proprio tutti gli altri cristiani interpretano quel tormento e quella coscienza del defunto come un tormento e una coscienza letterali”

Veramente no, anche gli avventisti e tutti i tnetopsichisti (sostenitori della morte dell’anima), come pure i fautori del psicopannichismo (sostenitori del sonno dell’anima), prendono il brano come simbolico.


CITAZIONE
“ali. Quindi come puoi ben vedere non è possibile giungere a una conclusione univoca su cosa e quanto debba essere inteso come metaforico e simbolico e quanto come concreto e letterale nella Bibbia e il modo di tradurre le parole tende invece ad "indirizzare" il lettore ad una precisa lettura dottrinale di queste immagini.

Non capisco perché me lo dici, visto che è esattamente quello che sostengo. Se non è possibile giungere ad una lettura univocamente letteralistica o simbolica, allora la traduzione fuoco non può confutare i tnetopsichisti, esattamente come la traduzione “esercito” non può confutare i sostenitori di un’apocalisse non sanguinaria.
Quanto al fatto che le traduzioni indirizzano il lettore, mi sembra una cosa ovvia, che non ho mai negato.

CITAZIONE
Ma allora i filologi che cosa dovrebbero fare per interpretare correttamente tutti i testi antichi di tutti gli autori di cui ci sono pervenuti? Secondo il tuo ragionamento non dovrebbe avere senso studiare la filologia, perchè ogni tentativo di ricostruire il pensiero di un autore antico, senza un magistero infallibile che ne interpreti correttamente le parole, sarebbe fallito in partenza

.”

Scusa ma non vedo proprio perché una disciplina dovrebbe essere sensata solo se i risultati della stessa sono sicuri al 100%. Nessuna delle scienze umane garantisce, dopo la svolta ermeneutica, risultati sicuri, sicché è esattamente quello che hai scritto: non è possibile raggiungere alcuna verità definitiva nell’interpretazione di un testo. Ciò non rende vane la filologia e l’ermeneutica, perché sebbene come tutte le scienze umane esse abbiano smesso di cercare la certezza, possono comunque cercare la verisimiglianza, e cioè produrre un sapere probabilistico.
Ovviamente ciò non basta per la religione e i dogmi, i quali richiedono certezze, ed è per questo che chi pretenda di basarsi sulla sola lettura della Bibbia senza l’aiuto sovrannaturale di un magistero infallibile non potrà mai dire perché le sue letture sarebbero infallibili, e dovrà, se è edotto sull’aleatorietà delle scienze umane, dichiarare il suo sapere come solo probabile.

CITAZIONE
“Che esistano non è una congettura, perchè se abbiamo documentate varianti testuali di un medesimo passo che dicono una l'opposto dell'altra, e si tratta di materia di fede che divideva i cristiani di quella data epoca, è evidente che non sono da considerarsi dei semplici errori ma delle vere e proprie manipolazioni intenzionali e volontarie”

Non hai capito niente di quello che ho scritto. Rileggere prego: “Se di queste ipotetiche FUTURE SCOPERTE di manipolazioni non si sa ancora nulla, è un’ipotesi ad hoc congetturare sia che esistano”
Riassumendo: tu avevi scritto che non possiamo sapere se il NT è il testo meglio tramandato dell’antichità perché la continua scoperta di manoscritti ci porta sempre nuove varianti, al che io ho risposto che visto che non sappiamo niente di quelle che saranno le FUTURE SCOPERTE di manoscritti e le varianti che potranno indicarci, è inutile farle pesare in un bilancio, visto che non sappiamo se di queste future scoperte di varianti ce ne saranno, né che entità quantitativa avranno.
Sicché, per valutare se il NT sia il testo meglio tramandato dell’antichità, bisogna rifarci per ora ai dati che abbiamo, e non basarci su ipotetici dati futuri.
CITAZIONE
“E che esistano delle manipolazioni volontarie del Nuovo Testamento te lo può confermare qualsiasi studioso e qualsiasi manuale di critica testuale neotestamentaria dunque la tua obiezione che sulle manipolazioni intenzionali non si possa ipotizzarne il numero ma perfino l'esistenza, si basa sul nulla”

Non avendo io mai scritto nulla contro l’esistenza di manipolazioni intenzionali del NT questa tua critica al mio pensiero è del tutto irrilevante perché non stai criticando alcun mio pensiero. Quella che tu critichi è un’incomprensione del mio pensiero, e non il mio pensiero.

CITAZIONE
“Non ho detto "la prossima edizione". Ma non puoi sapere nemmeno tu tra 3 o 5 secoli come saremo messi nel campo di ricostruzione del Nuovo Testamento.”

Proprio per questo tipo di ragionamento ho risposto che non ci si può basare su delle speculazioni su dati futuri che ancora non esistono né sappiamo se esisteranno. Quello che possiamo fare è valutare ciò che esiste adesso. Nei tribunali l’accusa non può mettersi a dire che l’imputato va giudicato anche sulla base delle future ipotetiche prove che potrebbero sorgere in futuro, né una giuria può basarsi su prove che ancora non conosce né che si sa se esisteranno mai.

CITAZIONE
“ Ma affermare che in base a questo fatto non sappiamo nemmeno che ci siano documentate effettivamente delle varianti testuali intenzionali, mi sembra, con tutto il rispetto parlando, un po' una boiata, “

Sì, è una boiata, e infatti io non l’ho mai scritto.
CITAZIONE
“Ma veramente è proprio il contrario, il numero di varianti testuali presente tra i vari manoscritti (come dice anche Erhman) è perfino maggiore al numero di parole stesse presenti nell'intero Nuovo Testamento”

Non si vede come questo possa confutare la frase di Pasquali secondo la quale il NT è il testo meglio tramandato dell’antichità classica. Infatti non conta per affermare o negare questa frase del Maestro se il numero di varianti del NT sia alto o basso, ma se questo numero di varianti sia maggiore o minore rispetto al numero varianti degli altri testi dell’antichità classica, ovviamente fatta la proporzione tra il numero di manoscritti delle due opere. Le migliaia di varianti attestate per il Nuovo Testamento (circa circa 250.000 in termini assoluti) non sono molte, sono poche, sebbene il numero così alto possa impressionare il profano, perché esse sono da dividere per 5400 testimoni circa. Sicché anche una parola risulta modificata in 1 solo manoscritto su 5400, quella variante fa numero, ma è ovviamente facilmente riconoscibile ed espungibile. E comunque, come ripeto, questo rapporto di 250.000 varianti su 5400 testimoni è minore di quello del numero di varianti che abbiamo in Omero o in Euripide, sebbene occorra fare un rapporto percentuale perché di Omero non abbiamo 5400 testimoni ma solo 645, e dunque abbiamo meno varianti in termini assoluti, ma di più varianti in rapporto percentuale al numero di manoscritti.
Il numero di varianti del NT può impressionare solo chi non abbia un backgroud in filologia classica e si stupisca di questi fenomeni, i quali tra l’altro normalmente non vengono da manipolazioni ma da errori, facilmente riconoscibili tra l’altro con un po’ di allenamento, perché sempre gli stessi (ad esempio eta scambiate per iota, a causa della medesima pronuncia, durante dei dettati).

CITAZIONE
“casomai quello ad essere percentualmente infimo attualmente è il numero di varianti testuali di carattere dottrinale,”

Anche questo è vero, ma oltre ad essere infimo il numero di varianti dottrinali è anche infimo il numero di varianti in sé. La cifra è l’enorme 250.000 varianti, ma, come ripeto, essa è infima se consideriamo che è divisa in 5400 testimoni, e la stragrande maggioranza delle varianti sono errori di copiatura ben riconoscibili. Con 5400 testimoni da incrociare, possono prodursi migliaia di varianti ovviamente, perché basta un solo testimone difforme su una parola per creare una variante.

CITAZIONE
“ ma proprio perchè di carattere dottrinale, il cambiamento di uno solo di quei passi potrebbe stravolere completamente un'intera dottrina e comprensione del pensiero di un dato autore, rendendo queste varianti testuali rilevanti a prescindere dalla quantità numerica in cui ci sono pervenute. “

E’ vero che una variante può compromettere la comprensione del pensiero di un autore, ma a mio avviso i casi sono tre: 1)O la lezione originaria non c’è pervenuta, e dunque neppure abbiamo prove che sia mai esistita, sicché è inutile parlarne perché è solo una congettura che esista. 2)O esistono delle varianti, ma poiché sono minoritarie, è stato possibile ricostruire grazie al confronto dei 5400 testimoni quella originale, e dunque il neotestamentarista sa su quale variante lavorare. 3)Non è possibile scegliere quale delle varianti sia quella originaria perché hanno delle probabilità ex aequo, e allora è davvero il caso di contare quante sono queste varianti, e che peso dottrinale abbiano. Come tu stesso ammettevi, sono di numero infimo.
Tutto ciò, come sempre, può interessare solo un protestante circa l’integrità della sua fede, e non il cattolico. Io stesso avevo usato quest’argomentazione sull’impossibilità di stabilire, a volte, il testo originale della Bibbia in chiave anti-protestante, ed intitolando un 3d “La Bibbia non esiste”. Ecco il link:

http://forum.infotdgeova.it/viewtopic.php?f=21&t=6753&hilit=

In questo link, che ti consiglio di leggere perché troverai molte argomentazioni identiche alle tue, mostro come la critica testuale sia la fine del Sola Scriptura protestante. Argomento infatti che se a volte è impossibile stabilire qual era il testo della Bibbia, allora è inutile dire che ci si basa sulla sola Bibbia, proprio perché non sappiamo qual è questa Bibbia. Al che, concludevo, che solo ricorrendo alla Chiesa, cioè ad un’autorità esterna al testo, si può mantenere la fede cristiana, perché la Traditio garantisce la trasmissione della fede a prescindere dall’esistenza della stessa Bibbia. Sicché se una variante può compromettere la nostra interpretazione di Ebrei, il bello è che in casa cattolica la fede sarebbe identica con o senza la lettera agli Ebrei, e si potrebbe fare a meno non solo di quel versetto, ma anche dell’intera lettera. La lettera agli Ebrei che citi come esempio è un caso emblematico, perché è entrata nel canone solo nel IV secolo. La Chiesa esisteva da prima di avere la lettera agli Ebrei nel canone, e quindi non necessita per esistere della lettera agli Ebrei, essendo il Nuovo Testamento solo una trascrizione parziale della catechesi orale della Chiesa.
Per i protestanti invece tutto ciò è distruttivo, perché essi hanno solo la Bibbia, e dunque, se si stabilisce che è impossibile stabilire cos’è Bibbia e cosa no, allora evidentemente salta la loro unica fonte di accesso al pensiero divino: sicché il protestantesimo è impossibile. Chi voglia rimanere cristiano deve necessariamente farsi cattolico, perché senza la Chiesa non è possibile né avere certezza del canone, né avere certezza dell’ortodossia di un passo attualmente stampato nelle nostre Bibbie, visto che domani potrebbe saltare, e ciò è distruttivo per una fede basata sul Sola Scriptura.
Questa appendice teologica, ovviamente, non vuole dimostrare niente a degli atei, ma solo dimostrare come certi argomenti che gli atei ritengono essere anti-cristiani in generale, sono invece solo anti-protestanti, e che fanno invece comodo alla Chiesa. Ho altresì argomentato che Erhman è diventato ateo proprio perché era protestante: credeva alla sola Bibbia, poi, quando ha scoperto che il testo della Bibbia non esiste, ha ovviamente perso la fede perché ha perso l’unico riferimento per accedere alla Rivelazione divina. Ma un cattolico non sarebbe incorso nello stesso problema. Ciò significa altresì che tutti i protestanti che non divengono o cattolici o atei semplicemente non hanno ancora avuto il coraggio di fare le giuste deduzioni che Erhman ha già fatto. A simili conclusioni giunge una recensione del libro di Erhman fatta dal dott. Nicolotti dell’università di Torino, che si possono trovare qui, e nelle quali si sostiene che la causa dell’ateismo dell’autore è stata la sua confessione religiosa di partenza:
http://www.christianismus.it/modules.php?n...article&sid=116

Leggo pure che Nicolotti, come qualunque grecista, riporta le medesime argomentazioni che sto utilizzando io a proposito delle varianti del Nuovo Testamento, e usa persino la stessa, citatissima, sentenza del Pasquali:

“In pratica, il fatto che il Nuovo Testamento ci sia pervenuto attraverso numerosi manoscritti che attestano lezioni talora divergenti, secondo Ehrman significa non essere in possesso delle parole originali; e il fatto di possedere un testo in greco o in ebraico (lingue a quei tempi comprensibilissime) lo rende più difficilmente ispirato agli occhi di un contemporaneo. Non voglio farmi trascinare anch'io dalla disputa teologica, ma mi sembra che le argomentazioni siano abbastanza semplicistiche.
L'insistenza sul tema delle varianti, che pare funzionale all'argomentazione teologica, rischia di far nascere nel lettore l'impressione che il Nuovo Testamento sia un testo pervenutoci in una forma particolarmente alterata. L'autore fa bene ad informare sull'esistenza delle varianti, ma - forse involontariamente - non si preoccupa di inquadrare il problema in un contesto più ampio. L'esistenza delle varianti e le difficoltà che vanno affrontate per ricostruire il testo originale non sono una particolarità della Bibbia, ma costituiscono la norma per chi si occupa di testi antichi. Qualunque opera antica ci è pervenuta attraverso manoscritti, e ogni manoscritto contiene qualche lezione differente rispetto a quella di altri manoscritti, e compito del critico è scegliere la lezione probabilmente originale. In questo senso la Bibbia non è per nulla differente da qualunque altra opera, sacra o profana, venuta alla luce prima dell'invenzione della stampa. Anzi: per dirla con le parole del più grande filologo classico italiano, Giorgio Pasquali, "nessun altro testo greco è tramandato così riccamente e così credibilmente come il Nuovo Testamento" (Storia della tradizione e critica del testo, Firenze, Le Monnier, 1952, p. 8). Questo aspetto, a mio parere, andava maggiormente sottolineato, per evitare il rischio che un lettore sprovveduto possa persuadersi che la condizione testuale del Nuovo Testamento sia più deplorevole rispetto a quella di altri scritti contemporanei
.”

In effetti non so se Ehrman abbia omesso questo confronto con la letteratura classica di proposito, o se davvero non si renda conto del problema. Purtroppo nel mondo anglosassone la gente viene spesso ad occuparsi di scienze bibliche senza avere alcuna formazione classica, sicché c’è gente che impara il greco, la filologia, la storia antica, unicamente focalizzando i suoi studi sul Nuovo Testamento, e così viene loro a mancare tutto il backgroud gli studi umanistici extra-testamentari. Ciò dipende dal percorso di studi: un liceo classico non esiste, e all’università, per l’appunto, i percorsi di lettere classiche e di scienze bibliche sono divisi, cosicché della gente può laurearsi sul greco del nuovo testamento senza aver mai tradotto o studiato il greco omerico. Le uniche due nazioni dove questo orrendo fenomeno non si verifica sono l’Italia e la Germania, che infatti da sempre sfornano i migliori grecisti del mondo, e questo si deve al banale fatto che da noi e presso i teutoni esiste proprio un curriculum classico sin dal liceo, che comprende sia il greco che il latino, facendo sì che nessuno che raramente chi si dà poi alla filologia biblica sia digiuno di classicità greca e latina. I mucchi di errori sul mondo classico che si trovano leggendo i biblisti francesi ed americani non s’incontrano altrettanto sovente negli autori italiani e tedeschi.
CITAZIONE
“Questo non contraddice in nessuna maniera il fatto che nonostante sia il meglio tramandato relativamente ad altri testi greci, sia il meglio tramandato come se fosse completamente esente da varianti testuali intenzionali di carattere dottrinale.”

Non avendo mai io detto che sia esente da varianti intenzionali, questa obiezione non mi tocca.

CITAZIONE
“Non ho capito di cosa stai parlando”

Sto parlando in generale. La tua argomentazione è che ci sono dei testi che, perché favorevoli agli eretici, sono stati a volte ritoccati. Io ho risposto che il fatto stesso che tu sia in grado di riconoscere la ritoccatura distinguendola dal testo originale è la prova che più spesso s’è tramandato il testo originale, e meno spesso la ritoccatura. Nessuno ha intenzione né interesse a negare le manipolazioni intenzionali, quello che sto sostenendo è che si tratta dell’opera di singoli, e infatti il testo non ritoccato resta maggioritario, tant’è che siamo al corrente che esiste, sicché non si può parlare di una manipolazione concertata dall’altro, o di un atteggiamento maggioritario, ma solo per l’appunto dell’opera di singoli.

CITAZIONE
“Si, e infatti quel passo non ha subito varianti testuali rilevanti proprio perchè evidentemente non c'è n'era bisogno in quanto gli esponenti proto-ortodossi avevano già una spiegazione che conciliasse il passo, potenzialmente eretico, con una lettura ortodossa alle loro credenze. Il mio discorso invece verteva proprio su quei passi cui la Chiesa, invece di darne una spiegazione ortodossa, ha preferito eliminarli di sana pianta, o al contrario, di fare delle aggiunte al testo perchè riteneva che il NT non le desse abbastanza “

La mia risposta invece è che non esiste affatto alcuna opera della Chiesa per eliminare questi passi, e che il fatto che esistano delle ritoccature non prova che queste siano opera “della Chiesa”, nel senso di un magistero che ordina tali ritoccature. Qualsiasi ritoccatura può essere opera dell’iniziativa di un singolo, poi inconsapevolmente ricopiata da altri scribi.
Inoltre, da capo, il fatto che ci siano delle ritoccature non vuol dire che la Chiesa sia incapace di dare una spiegazione ortodossa di un passo. Se un manipolatore ritocca un passo perché lo ritiene non ortodosso è un problema suo e della sua ignoranza: nulla vieta che altri pensatori della Chiesa invece sappiano dare benissimo una interpretazione ortodossa del passo originale che invece qualcuno ha preferito manipolare.
Infatti io posso dare una spiegazione ortodossa di qualsiasi passo dell’attuale NA27 edizione, e se ne vuoi una dimostrazione basta che me ne citi uno, affinché io ti produca una spiegazione. Ovviamente la discussione non verterebbe sul fatto che questa spiegazione sia o meno da te trovata plausibile, ma solo sul fatto che tale spiegazione esiste.

CITAZIONE
“Se esistono gli elementi per farlo non vedo perchè no,”

Scusa ma non ho capito la frase. Quali sarebbero gli elementi per sostenere che esista una volontò manipolatoria concertata dall’alto?

CITAZIONE
comunque, la critica testuale ritiene sviste di solito quei casi in cui il testo è palesemente assurdo e corrotto (ad es: Dio che risulta figlio di Aram nella genealogia lucana) oppure scambiando una lettera o parola che è simile ad un'altra, sappiamo invece che non tutti i casi possono essere ascrivibili a semplici e innocenti sviste o glosse scivolate nel testo da parte dei copisti cristiani “

Ma io non ho mai negato l’esistenza di manipolazioni intenzionali, quello che nego è che siano una volontà della Chiesa concertata dall’alto o una pratica generalizzata, quando invece non si può provare una cosa del genere, essendo l’esistenza di varianti anche ascrivibile al singolo copista e comunque inferiori rispetto al testo maggioritario.
Che un testo abbia una manipolazione implica solo che l’abbia manipolato chi l’ha scritto, ma non prova che questo qualcuno abbia agito per ordine di chicchessia, o peggio di un’autorità ecclesiastica centrale.
Le lamentele dei Padri della Chiesa che citi sul fenomeno di alcune corruttele testuali sono note a tutti, il problema è che esse non dicono niente sulla dimensione statistica del fenomeno. Dire che “alcuni fanno così” non ci dice se questi alcuni siano pochi o molti, e se questi pochi o molti siano un 20% o un 70%. Come sempre fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, sicché le lamentale sembrano significative solo perché non si conosce l’altra faccia della medaglia, cioè quella della scrupolosa ricopiatura dei testi antichi che la maggioranza dei copisti non si riteneva autorizzata a modificare perché considerata sacra.

CITAZIONE
“Eretico solo quando fa comodo come ben sappiamo, sappiamo infatti come ne tessi gli elogi sia a lui che a Tertulliano quando c'è il bisogno di dimostrare invece l'eterodossia delle proprie tesi cattoliche e d'altronde nemmeno la Chiesa si disdegna di citarli esplicitamente quando torna utile.”

Non è eretico quando fa comodo, ma quando lo è. Origene ha dottrina come l’ apocatastasi esplicitamente condannate da Concili Ecumenici.
Non ho capito la parola “eterodossia”, forse volevi scrivere “ortodossia”, perché diversamente il discorso non quadra.

CITAZIONE
“Mi sfugge il significato della parola "dall'alto" in questo caso. La Chiesa è composta da tutti i singoli membri aderenti mi sembra e rappresentanti autorevoli di essa se non proprio loro, i "vicari di Cristo", chi allora?”

La Chiesa è composta da tutti, ma non si vede cosa c’entri. Che un italiano rubi, e tu possa documentare un furto, non implica che se ne possa dedurre che la maggioranza degli italiani rubi o che lo Stato italiano inciti a rubare. Quello che sto dicendo è che l’operato di singoli copisti non ci dice nulla sulla frequenza di tale operato, né sui mandanti di tale operato: può trattarsi benissimo di iniziative di singoli.
Se come dice il Pasquali il Nuovo Testamento è il testo meglio tramandato dell’antichità greca, si può capire quanto statisticamente insignificanti rispetto al totale siano le manipolazioni, pensando che i testi classici profani non avevano ragione di essere manipolati, in quanto testi non sacri, eppure sono conservati peggio del Nuovo Testamento! Il Nuovo testamento invece ha percentualmente meno varianti dei testi profani, sebbene la gente avesse un maggior movente a manipolarlo, essendo questo testo considerato la parola di Dio. Sicché la malizia di alcuni copisti neotestamentari è stata ampiamente compensata dalla perizia e scrupolosità di altri, la maggioranza.
CITAZIONE
“Gli utilizzi dimostrano comunque che i rappresentanti ecclesiastici lo utilizzarono e che era una variante conosciuta e circolante in diversi ambienti cristiani proprio in periodo ariano.”

E ciò cosa comporta? Innanzitutto circolare in periodo ariano non implica essere usati contro gli ariani. Bisognerebbe analizzare queste occorrenze negli scrittori latini e vedere perché citano questo passo, e se lo fanno in funzione anti-ariana.
Se anche fosse utilizzato in funziona anti-ariana inoltre, nulla prova che sia stato inventato in funzione anti-ariana. Come già detto la contiguità temporale cogli ariani, non implica che sia stato creato pensando agli ariani. Non scambiamo, dunque, la contiguità temporale con la causalità! Sono cose differenti da provare.
Inoltre, come s’è visto, se anche si potesse provare che questo testo è stato inventato di proposito contro gli ariani, lo scarso utilizzo che ebbe in epoca patristica non depone a favore di una manipolazione concertata dall’alto, ma per l’appunto a favore della tesi che la manipolazione sia opera di un singolo e che i più se ne siano ben guardati.
Di quelli che non se ne guardarono invece, e citarono il comma giovanneo, nulla prova che fossero a conoscenza della sua origine fraudolenta.
Ribadisco infine che non c’è nessuna prova dell’origine fraudolenta del comma, potendo trattarsi di una glossa scivolata per errore di un copista nel testo principale.

CITAZIONE
“Dunque questo non cambia sostanzialmente nulla nei fatti al discorso, perchè se ci sono pervenute varianti testuali e interpolazioni del testo, queste sono state fatte dagli scribi ortodossi, e se ci sono state conservate è perchè evidentemente appoggiavano il contenuto ortodosso e dunque c'era tutto l'interesse per preservarle..”

Nessuno nega che esistano varianti frutto di manipolazioni da parte di scribi ortodossi, ma, comunque, il fatto che queste siano riconoscibili come manipolazioni indica che la maggioranza ha invece continuato a tramandare il testo corretto. Inoltre, il fatto che una variante si conservi, per un periodo più o meno lungo di tempo, non implica che ciò avvenga perché “serve”. Infatti nulla vieta di pensare che i copisti che copiano un testo manipolato ignorino che esso è frutto di manipolazione. Sicché trovare testi che copiano una varianti manipolata non prova che tutta la catena di scribi è disonesta, ma solo la disonestà del creatore del codice archetipo con la manipolazione.

Ad maiora
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 24/8/2011, 20:51     +1   -1




CITAZIONE
Purtroppo per te la vita non funziona col sistema binario in cui tu cerchi di incasellarla, e la scienze umane sono più sfumate degli aut-aut che tu cerchi di impone loro.

Tertium non datur caro Polymetis! Sai, io sono un grande fan della logica aristotelica e in particolare del Principio di Bivalenza che vuole che se una cosa non è una cosa ne è il suo opposto, e che l'alternativa possibile ad un'affermazione possa essere solo la sua negazione e viceversa. E mi stupisco che tu non condivida questo principio, perchè questo sistema binario dovrebbe essere il fondamento stesso della tua religione, che esige lo schieramento e non contempla le sfumature (il tuo Dio la gente la vuole calda o fredda* e detesta i cosidetti tiepidi ed instabili che tengono i piedi su entrambe le scarpe).

CITAZIONE
La verità in questo caso cambia a seconda di quali sono i parametri ricercati nella traduzione, sicché una traduzione può essere corretta e scorretta allo stesso tempo, a seconda che sia una traduzione che punta ad essere letterale o che non vuole esserlo.

Ma mi sembra che l'abbiamo chiarito fin dall'inizio che i parametri di riferimento della CEI siano "liturgici" e dunque mirare a non "scandalizzare la mente dei fedeli", proponendo una visione più "ortodossa" e in armonia con quanto insegna la Chiesa sull'argomento. E dunque la CEI 2008 ha "esplicitamente torto" in base ai parametri che essa usa o no? Per favore, voglio, finalmente, una risposta chiara e secca che non sia un giro di parole in modo da dare un colpo al cerchio ed uno alla botta ma che sia un "si, si, no, no", come Cristo stesso comanda!

CITAZIONE
Ricostruire non l’espressione “eserciti” alla base, ma arrivare a quello che era il significato del brano. Sia nel caso degli eserciti, che della traduzione onnipotente, il significa può essere che Dio alla fine dei tempi avrà la forza per punire i colpevoli. La parola onnipotente è cioè suscettibile di trasmettere lo stesso messaggio che trasmette la parola eserciti.

Capirai dunque che la resa che approvi tu, "Universo", questa idea non la trasmetta proprio per nulla invece!

CITAZIONE
Non l’ho detto né lo sostengo.

Ah ecco, se non lo sostieni, allora non ritieni appropriato che una resa del genere sia pertinente in Genesi 2:1 ma completamente inadatta nel contesto bellico di Giacomo 5:4?


CITAZIONE
La tua risposta presuppone che sia importante dottrinalmente tradurre con “esercito” anziché “onnipotente”, perché la prima versione implicherebbe un Armagheddon sanguinario letterale. Al che io mi sono limitato a replicare che quali che siano le espressioni impiegate in traduzione, non è vero che esse implicherebbero un’apocalisse sanguinaria reale, perché tutto si può interpretare simbolicamente.

Ma se fosse come dici tu, allora non ci sarebbe motivo di criticare le scelte traduttive ed interpretative di Bibbie come la TNM. Perchè, se fosse vero che qualsiasi passo, non importa se reso in maniera letterale o parafrasata, potesse essere facilmente interpretato in virtù del potere del Magistero Cattolico di essere l'unico comprensore della Bibbia, non ci sarebbe motivo di criticare la TNM, anzi non ci sarebbe motivo di criticare nessuna Bibbia, per quanto si discosti testualmente dall'insegnamento cattolico. Tanto l'esegesi cattolica potrebbe far dire qualsiasi cosa al testo, a prescindere da cosa ci sia scritto. Per fare un esempio non avrebbe nessuna importanza mettersi a discutere e polemizzare sul fatto di come sia messa la virgola sul passo del ladrone in croce o di come venga tradotto theos in Gv1:1, tanto l'unica cosa che conta è come interpreta il Magistero Cattolico quei passi e non cosa c'è effettivamente scritto in essi.

CITAZIONE
Veramente no, anche gli avventisti e tutti i tnetopsichisti (sostenitori della morte dell’anima), come pure i fautori del psicopannichismo (sostenitori del sonno dell’anima), prendono il brano come simbolico.

Questo non cambia nulla al mio discorso e cioè che non esista nell'immensamente ramificato mondo del cristianesimo una visione univoca sul come intendersi in maniera letterale e simbolica un brano. E cosi' se tu mi hai citato che i TDG pensano che le fiamme di fuoco cosi' come la coscienza dell'anima siano simboliche, io, unicamente a titolo di esempio, ti ho dimostrato come ci siano altrettanti se non di più cristiani che pensano proprio il contrario e cioè che l'anima sia realmente cosciente e subisca letteralmente un tormento e che dunque interpretare in maniera simbolica o letterale un qualsiasi brano nella Bibbia cambia immensamente l'intero sistema di fede di un individuo.

CITAZIONE
Se non è possibile giungere ad una lettura univocamente letteralistica o simbolica

Ma questo è quello che sostengo io (e da quel che mi pare di aver capito anche tu), ma non di certo a tutti quei milioni, se non miliardi di cristiani convinti che invece un testo debba necessariamente avere un preciso significato (o anche più significati), altrimenti il proprio sistema di fede salta in aria. E salterebbe in aria pure la tua di fede, perchè anche tu sostieni che un testo della Bibbia dia un significato ben preciso e non eretico, con la sola differenza che tu ti affidi all'interpretazione di un terzo ente, la Chiesa, mentre gli altri o fanno di testa loro oppure a loro si affidano alle interpretazioni di terzi enti come fai tu (è il caso dei TdG nei confronti della WT anche se non lo vogliono ammettere)
CITAZIONE
Ciò non rende vane la filologia e l’ermeneutica, perché sebbene come tutte le scienze umane esse abbiano smesso di cercare la certezza, possono comunque cercare la verisimiglianza, e cioè produrre un sapere probabilistico.
Ovviamente ciò non basta per la religione e i dogmi, i quali richiedono certezze,

Ma veramente perfino questo è un dato da interpretare e non può essere inteso in maniera univoca per tutti. Ci sono un sacco di persone che si definiscono cristiane che pensano che la loro fede non si basi affatto su "certezza", ma tutt'altro su continui dubbi, insicurezze e porsi domande.
CITAZIONE
Non hai capito niente di quello che ho scritto. Rileggere prego: “Se di queste ipotetiche FUTURE SCOPERTE di manipolazioni non si sa ancora nulla, è un’ipotesi ad hoc congetturare sia che esistano”

Ok, ho capito male chiedo scusa. E comunque sii più educato Polymetis. Non si dice al proprio interlocutore "non hai capito nulla di quello che ho scritto" ma bensi' "forse non mi sono spiegato bene". ^_^ il parlare con grazia è un requisito alla base sia di chi rispetta il galateo che del buon cristiano

CITAZIONE
Non avendo io mai scritto nulla contro l’esistenza di manipolazioni intenzionali del NT questa tua critica al mio pensiero è del tutto irrilevante perché non stai criticando alcun mio pensiero.

Bene, intanto da questa frase vedo desunto e assodato che ammetti che esistano interpolazioni dottrinali del NT operate dai copisti proto-ortodossi cristiani. Ne prendo nota.

CITAZIONE
Non si vede come questo possa confutare la frase di Pasquali secondo la quale il NT è il testo meglio tramandato dell’antichità classica.

Ma infatti non era la mia intenzione contraddire Pasquali ma solamente la tua specifica frase secondo la quale le varianti testuali [in generale, senza specificare quali] sarebbero minori dei mss pervenutici. Leggimi meglio e scopri casomai che dico che è Pasquali che non contraddice quanto dico.
CITAZIONE
Nessuno ha intenzione né interesse a negare le manipolazioni intenzionali

Forse tu, conosco cristiani a cui tremerebbero le gambe al solo pensiero.

CITAZIONE
Scusa ma non ho capito la frase. Quali sarebbero gli elementi per sostenere che esista una volontò manipolatoria concertata dall’alto?

Perchè non mi hai spiegato ancora che cosa definisci precisamente con la parola "dall'alto", che, parlando di Chiesa, non dovrebbe avere granchè senso.

CITAZIONE
Dire che “alcuni fanno così” non ci dice se questi alcuni siano pochi o molti

Origene veramente, almeno secondo la traduzione italiana dice proprio molti, e Celso sosteneva che i cristiani facevano queste modifiche sistematicamente ogni volta che il testo originale dava loro torto.

CITAZIONE
Non ho capito la parola “eterodossia”, forse volevi scrivere “ortodossia”, perché diversamente il discorso non quadra.

Hai ragione volevo dire ortodossia, mi sono confuso.

CITAZIONE
Quello che sto dicendo è che l’operato di singoli copisti non ci dice nulla sulla frequenza di tale operato, né sui mandanti di tale operato: può trattarsi benissimo di iniziative di singoli.

Ma è proprio questo il punto : la Chiesa è composta da tutti i singoli di tutte le epoche. E non esistono migliori rappresentanti di questa Chiesa se non proprio i Vescovi che cito, perchè il pensiero dei vescovi è il pensiero della Chiesa di Cristo, secondo le parole dello stesso Gesù "chi ascolta voi, ascolta me". Chi è il mandante che tu consideri "dall'Alto" e un'autorità a se stante dalla Chiesa? il Papa? Quindi, per ipotesi, se fosse il Papa che strumentalizzasse queste interpolazioni dottrinali intenzionali citandole in qualche enciclica, allora sarebbe lui quello "dall'Alto"? E se no, chi diavolo è allora questo "Alto"?

CITAZIONE
ma, comunque, il fatto che queste siano riconoscibili come manipolazioni

Ma veramente no, infatti attualmente ogni traduzione biblica sceglie il testo critico di riferimento e le varianti testuali che più le aggradano.


Leggerò con interesse il link che mi hai proposto.



Saluti

_____________________________________________________________________
* Citazione da Apocalisse 3:16 e Giacomo 1:8.


 
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view post Posted on 24/8/2011, 21:20     +1   -1
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Lucifero, abbassa i toni. E' inutile innescare polemiche e poi lamentarsi dei toni polemici e delle censure, cosi' come e' inutile accusare l'interlocutore di scrivere boiate e poi chiedergli di essere educato. Questo thread sta prendendo un andazzo antipatico e un po' monotono. Se volete evitare tagli e cancellazioni smettete di polemizzare.

Grazie, ciao
Talita'
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 24/8/2011, 22:02     +1   -1




Piccolo scoop. Sono in contatto epistolare con quelli di Utopia e sto venendo a scoprire che a quanto pare la resa di Sabaoth con Onnipotente non sia gradita nemmeno da qualche eminenza episcopale venuta a conoscenza del misfatto. Cito testualmente : «La “mano di Dio” farà tuonare l’eresia sulle parole di Giacomo 5,4 perché Dio era e resta il Signore degli Eserciti, al di là del Nuovo Testamento».


Per ora non posso dire di più. Saprete tutto a tempo debito.
 
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view post Posted on 25/8/2011, 12:08     +1   -1
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“Tertium non datur caro Polymetis! Sai, io sono un grande fan della logica aristotelica e in particolare del Principio di Bivalenza che vuole che se una cosa non è una cosa ne è il suo opposto, e che l'alternativa possibile ad un'affermazione possa essere solo la sua negazione e viceversa. E mi stupisco che tu non condivida questo principio, perchè questo sistema binario dovrebbe essere il fondamento stesso della tua religione, che esige lo schieramento e non contempla le sfumature (il tuo Dio la gente la vuole calda o fredda* e detesta i cosidetti tiepidi ed instabili che tengono i piedi su entrambe le scarpe).”

La prima cosa che ti insegnano ad un corso di logica sono i reami in cui la logica aristotelica si può applicare, e dove invece non ha neppure senso esigerla perché quei campi esulano da ciò che le strumentazioni classiche possono imbrigliare. Quando si chiede ad esempio se, in ambito ermeneutico, un’interpretazione di un brano sia vera o falsa, la risposta, ammesso che la si possa trovare, potrebbe essere che l’interpretazione non è né vera né falsa perché contiene sia elementi di falsità che di verità. Se il principio di non contraddizione è difficile, o assurdo, da applicarsi all’ermeneutica è perché prima di stabilire che A è diverso da “non-A” dovresti conoscere appieno il significato di A, cioè avere una saturazione semantica di A tale che ti permetta di definirlo al punto da poter dire che è diverso da altro. Ma finché non si definisce chiaramente A, ovviamente è impossibile stabilire i suoi confini, e stabilire pure con cosa s’intersechi, o da cosa differisca. E siccome l’ermeneutica moderna crede per l’appunto che non ci si dia mai un fatto semantico, ma solo la nostra interpretazione, che non riesce ad accedere ad un significato in sé e per sé, la logica aristotelica in senso stretto è inapplicabile perché al bianco e al nero si intervallano zone di grigio create dai campi semantici che non riusciamo a definire.
In ogni caso comunque, anche prescindendo dall’indeterminatezza semantica di ogni parola, problematica che è squisitamente moderna, anche Aristotele nella sua formulazione del principio poneva una clausola: “È impossibile che la stessa cosa, a un tempo, appartenga e non appartenga a una medesima cosa, secondo il medesimo punto di vista (e si aggiungano pure anche tutte le altre determinazioni che si possono aggiungere, al fine di evitare difficoltà di indole dialettica)” (Aristotele, Metafisica, Libro Γ, 3, 1005 b 19-20)
Quel “secondo il medesimo punto di vista”, cioè “sotto il medesimo rispetto”, è la chiave per dire che una risposta può essere “sì” da un punto di vista, “no” da un altro punto di vista, senza che si generi alcuna contraddizione.
Anche senza ricorrere all’ermeneutica moderna, nelle mie risposte finora sono stato un logico classico.

CITAZIONE
“Ma mi sembra che l'abbiamo chiarito fin dall'inizio che i parametri di riferimento della CEI siano "liturgici" e dunque mirare a non "scandalizzare la mente dei fedeli", proponendo una visione più "ortodossa" e in armonia con quanto insegna la Chiesa sull'argomento. E dunque la CEI 2008 ha "esplicitamente torto" in base ai parametri che essa usa o no”

Io direi che ha torto in base a come avrei tradotto io. Anche il relazione alla volontà di essere una resa liturgica, a mio avviso si poteva evitare questa traduzione, perché non ce n’è questa gran necessità.
Non so però che parametri può aver in mente chi ha tradotto questo passo, né se lui pensasse di rendere un servizio al testo, io posso solo dire che non avrei tradotto così.

CITAZIONE
Capirai dunque che la resa che approvi tu, "Universo", questa idea non la trasmetta proprio per nulla invece”

Come sempre è il contesto a far capire. Se uno controlla l’universo, può controllare la vita di chiunque, e dunque arrivare dove vuole.

CITAZIONE
Ma se fosse come dici tu, allora non ci sarebbe motivo di criticare le scelte traduttive ed interpretative di Bibbie come la TNM. Perchè, se fosse vero che qualsiasi passo, non importa se reso in maniera letterale o parafrasata, potesse essere facilmente interpretato in virtù del potere del Magistero Cattolico di essere l'unico comprensore della Bibbia, non ci sarebbe motivo di criticare la TNM, anzi non ci sarebbe motivo di criticare nessuna Bibbia, per quanto si discosti testualmente dall'insegnamento cattolico”

Non sono sicuro d’aver capito quello che hai scritto.
Dire che ogni testo si può interpretare potenzialmente in maniera simbolica non ha nulla a che fare con la libertà di criticare altre traduzioni. La critica ad altre traduzioni infatti dipende, come nel caso della TNM, dall’incoerenza tra i suoi presupposti e quello che poi produce. Inoltre, che ogni testo si possa potenzialmente interpretare simbolicamente da parte della Chiesa, non toglie il fatto i TdG che leggono la TNM non sono soggetti al magistero della Chiesa, e dunque si basano solo sulla lettura della loro Bibbia, che, qualora manipolata, resta la loro unica fonte di informazione.

CITAZIONE
“Tanto l'esegesi cattolica potrebbe far dire qualsiasi cosa al testo, a prescindere da cosa ci sia scritto. Per fare un esempio non avrebbe nessuna importanza mettersi a discutere e polemizzare sul fatto di come sia messa la virgola sul passo del ladrone in croce o di come venga tradotto theos in Gv1:1, tanto l'unica cosa che conta è come interpreta il Magistero Cattolico quei passi e non cosa c'è effettivamente scritto in essi.”

Ma è ovvio che l’unica cosa che conta per la teologia è l’interpretazione del magistero, ma proprio perché tale magistero dice che in Gv 1,1 è dichiarata la piena divinità di Cristo, il fatto che la TNM traduca “un dio” è criticabile. La Chiesa ha cioè la facoltà di interpretare i testi originali, non le traduzioni altrui.
Si badi comunque che, benché il magistero ci illumini sul significato di Gv 1,1, le ragioni filologiche a sostegno della traduzione classica prescindono dall’esistenza del magistero cattolico. In questo caso fede cattolica e filologia giungono allo stesso risultato per vie diverse.
CITAZIONE
“Questo non cambia nulla al mio discorso e cioè che non esista nell'immensamente ramificato mondo del cristianesimo una visione univoca sul come intendersi in maniera letterale e simbolica un brano. E cosi' se tu mi hai citato che i TDG pensano che le fiamme di fuoco cosi' come la coscienza dell'anima siano simboliche, io, unicamente a titolo di esempio, ti ho dimostrato come ci siano altrettanti se non di più cristiani che pensano proprio il contrario e cioè che l'anima sia realmente cosciente e subisca letteralmente un tormento e che dunque interpretare in maniera simbolica o letterale un qualsiasi brano nella Bibbia cambia immensamente l'intero sistema di fede di un individuo.

Ma visto che questo è ciò che sostengo anch’io, non capisco perché lo vieni a dire a me. Sono i protestanti quelli che pensano che la Bibbia sia chiara, trasparente, e si interpreti da sola.
CITAZIONE
“Ma questo è quello che sostengo io (e da quel che mi pare di aver capito anche tu), ma non di certo a tutti quei milioni, se non miliardi di cristiani convinti che invece un testo debba necessariamente avere un preciso significato (o anche più significati), altrimenti il proprio sistema di fede salta in aria”

Il testo ha un significato solo, il problema è nostro, che non possiamo da soli identificarlo. Quando diciamo che un testo ha più significati non stiamo parlando del testo in sé, ma del fatto che noi non possiamo sapere qual è il significato del testo in sé, e dunque non possiamo neppure deciderci tra le varie alternative. Questo ovviamente finché restiamo nel Sola Scriptura.

CITAZIONE
E salterebbe in aria pure la tua di fede, perchè anche tu sostieni che un testo della Bibbia dia un significato ben preciso e non eretico, con la sola differenza che tu ti affidi all'interpretazione di un terzo ente, la Chiesa, mentre gli altri o fanno di testa loro oppure a loro si affidano alle interpretazioni di terzi enti come fai tu (è il caso dei TdG nei confronti della WT anche se non lo vogliono ammettere)”

Sono problemi diversi. Un conto è dire che serve la Chiesa perché il testo può avere più significati per quanto noi possiamo penetrarlo, altro conto è dire che il testo, già in sé, nelle intenzioni del suo autore, sia polisemico.
Io parlando del fatto che gli uomini non possano riuscire, perché l’ermeneutica non è una scienza esatta, a cogliere qual è il significato corretto tra i tanti proposti, ma non sto dicendo che tutti i significati proposti appartengano davvero al testo. E’ poi possibile che un testo sia davvero in sé già polisemico, se l’ambiguità era l’intenzione del suo autore: ma questo, è un altro discorso.

CITAZIONE
“Ma veramente perfino questo è un dato da interpretare e non può essere inteso in maniera univoca per tutti. Ci sono un sacco di persone che si definiscono cristiane che pensano che la loro fede non si basi affatto su "certezza", ma tutt'altro su continui dubbi, insicurezze e porsi domande.”

Sì, su questo hai ragione, alcuni non vogliono una dimostrazione, né pensano di averla. In genere però l’animo umano non s’arresta nella ricerca finché non trova la sicurezza.

CITAZIONE
Bene, intanto da questa frase vedo desunto e assodato che ammetti che esistano interpolazioni dottrinali del NT operate dai copisti proto-ortodossi cristiani. Ne prendo nota.”

Non c’è bisogno di prender nota di ovvietà simili.

CITAZIONE
Ma è proprio questo il punto : la Chiesa è composta da tutti i singoli di tutte le epoche. E non esistono migliori rappresentanti di questa Chiesa se non proprio i Vescovi che cito, perchè il pensiero dei vescovi è il pensiero della Chiesa di Cristo, secondo le parole dello stesso Gesù "chi ascolta voi, ascolta me". Chi è il mandante che tu consideri "dall'Alto" e un'autorità a se stante dalla Chiesa? il Papa? Quindi, per ipotesi, se fosse il Papa che strumentalizzasse queste interpolazioni dottrinali intenzionali citandole in qualche enciclica, allora sarebbe lui quello "dall'Alto"? E se no, chi diavolo è allora questo "Alto"?”

Scusa ma stai confondendo cose diverse. Un conto è utilizzare queste manipolazioni, un conto è crearle. Innanzitutto, finora, quanto a vescovi che usano manipolazioni, hai citato solo un gruppuscolo di vescovi occidentali, di nessuna fama, nei quali compare l’utilizzo del comma giovanneo. Ma utilizzare una manipolazione non implica sapere che essa è una manipolazione. Non c’è nessuna prova che questi 4 o 5 vescovi in cui compare il comma giovanneo, e lo usano, sapessero che era una manipolazione. Nulla vieta che l’avessero trovato nella Bibbia da loro utilizzata, e dunque l’abbiano citato.
Quando dico che mancano prove di una manipolazione concertata dall’alto intendo dire che non c’è nessuna prova che il comma giovanneo sia una manipolazione intenzionale (può essere una glossa scivolata nel testo), e, per quanto concerne altri passi, identificabili come manipolazioni intenzionali, nulla in quei casi ci permette di dire che l’autore di quella manipolazione appartenga alla gerarchia cattolica. Riscontrare una manipolazione in un codice non ci dice nulla su chi l’abbia creata, né se sia stata una sua privata iniziativa, o qualcuno glielo abbia ordinato. Ecco perché parlare, come hai fatto tu, di “Chiesa” che cancella testi scomodi non ha senso, perché da nessuna parte si evince che qualche vescovo abbia deciso di cancellare alcunché, né si evince che questa volontà manipolatoria sia venuta da direttive centrali. Se noi riusciamo ad identificare una manipolazione, è perché a latere s’è mantenuto un testo pulito, quindi l’iniziativa della manipolazione non è stata una volontà della Chiesa in generale. Di queste manipolazioni poi, non è possibile risalire all’autore. Nulla vieta di pensare all’opera di un singolo, che poi è stata ricopiata dai copisti successivi che non sapevano il testo fosse stato alterato. Quindi non c’è alcuna possibilità per parlare di un’opera di manipolazione attribuendola genericamente “alla Chiesa”.

CITAZIONE
“Perchè non mi hai spiegato ancora che cosa definisci precisamente con la parola "dall'alto", che, parlando di Chiesa, non dovrebbe avere granchè senso.

Nella Chiesa, come dice San Paolo, c’è una varietà di compiti e carismi, sicché non tutti sono maestri, non tutti sono dottori, non tutti parlano in lingue, ecc.
Vale a dire che l’uguaglianza delle anime non toglie il fatto che esista la gerarchia, che prende la direttiva.
Ad ogni modo quello che sto dicendo è che non si possono attribuire iniziative di singoli né alla totalità, e questo è ovvio, né alla dirigenza.

CITAZIONE
“Origene veramente, almeno secondo la traduzione italiana dice proprio molti”

Hai riportato tre frasi da Origene, di cui la I e la II pur essendo dentro un’opera di Origene non sono sue perché sono citazioni di Celso. Comunque non vedo la parola “molti” da nessuna parte:

“"Alcuni fedeli, come gente che ha bevuto troppo, giungono ad altercare tra loro, e alterare il testo del vangelo, tre o quattro volte o più ancora e cambiar la sua natura per avere la possibilità di difendersi dalle accuse" (Contro Celso 2:27)

"E' noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti alle critiche che vi venivano portate" (Ibidem)

"Le differenze tra i manoscritti sono diventate grandi, per la negligenza di alcuni copisti o per la perversa temerarietà di altri; costoro o trascurano di correggere quanto hanno trascritto, oppure, mentre lo controllano,effettuano aggiunte o cancellazioni a loro piacimento" (Origene, Commento sul Vangelo di Matteo, 15:14)”


Nella citazione di Origene, la terza, si parla di modificazioni senza però quantificare a quante persone appartengano. Inoltre anche la parola “molti” sarebbe generica. Perché molti vuol dire “un bel numero”, ma se dico “molti italiani rubano”, il che è vero, non starei ancora dicendo che la maggior parte degli italiani rubano.
Quanto alle citazioni di Celso, la traduzione che proponi è un tantino pencolante, e se l’hai presa dal libro di Ehrman c’è il serio rischio che il traduttore italiano l’abbia tradotta dall’inglese, così come l’ha trovata sul libro Misquoting Jesus, senza andarla e ritradurre dal greco in italiano. Non mi piace il modo in cui è reso il dativo del numerale, che sarebbe meglio tradotto “in tre modi” anziché “tre volte”. La traduzione di Salvatore Rizzo infatti rende meglio: “E nemmeno, mentendo, riusciste a rivestire di credibilità le vostre invenzioni, Anzi, alcuni fedeli, come ubriachi che arrivano ad attaccar briga fra di loro, alterarono il testo originario del Vangelo in tre e in quattro e in molti modi diversi e ne divulgarono rifacimenti, per aver modo di controbattere le confutazioni”.
Bisogno innanzitutto rendersi conto che questi sono frammenti di Celso citati da Origene, ma che per capire di cosa sta parlando Celso spesso bisogna leggere la replica che Origene fa, in quanto Origene conosce tutto il testo celsiano e non solo ne parti che cita. Se leggiamo i frammenti dell’Alethes Logos di Celso vediamo subito che egli non attacca solo i proto-ortodossi, ma fa delle critiche in molti frammenti contro dottrine di cristiani gnostici e di altre sette. In questo frammento sulle manipolazioni dei testi si parla infatti delle alterazioni al Vangelo fatte dagli gnostici, come Marcione che arrivò ad abbandonare tutti gli evangelisti tranne Luca, e questo stesso fu da lui sforbiciato nelle parti troppo semitiche. Come si legge infatti nella nota dell’edizione di S. Rizzo all’Alethes Logos a proposito di questo passo:
Celso alluce alle alterazioni che sui Vangeli operarono gli eretici, come Marcione, Valentino, ecc. (v. Origene, C.C. II, 27) ed anche ai Vangeli apocrifi, costruiti in base a quelli autentici, ma adeguati alle dottrine particolari di sette e comunità non ortodosse, come il Vangelo agli Ebrei, il Vangelo agli Egiziani, ecc. dei quali conosciamo solo frammenti” (Celso, Discorso contro i cristiani, Milano, 2008, BUR, p. 101)
Sicché non c’è nessuna prova che queste frasi parlino di alterazioni ai nostri Vangeli canonici, visto che, come sembra indicare la replica di Origene, è più probabile che Celso stia parlando delle varie edizioni dei Vangeli decurtate uscite ad opera degli gnostici. Siccome, come sempre, l’onore della prova spetta all’accusa e non alla difesa, si può tranquillamente concludere che in assenza di prove che consentano con certezza di attribuire queste parole agli scribi ortodossi, essi vadano prosciolti per insufficienza di prove che permettano di identificarli come i bersagli di queste righe celsiane.
Ovvio che, come ripeto, manipolazioni ai testi fatte da scribi ortodossi ce ne sono state, e alcuni Padri se ne sono pure lamentati, ma ciò che mi premeva stabilire è che non è da queste citazioni celsiane che si può ricavare questo dato. E, tra parentesi, se anche avesse parlato degli ortodossi e non degli gnostici, il parere di un polemista autore di un pamphlet, che si dimostra per giunta così disinformato su Gesù e la fede cristiani, varrebbe poco. Molto più interessanti sono i pareri degli stessi Padri della Chiesa che accusano di alterazioni i loro correligionari, ma, questi testi, non dicono nulla sull’entità e la diffusione del fenomeno.

CITAZIONE
“Ma veramente no, infatti attualmente ogni traduzione biblica sceglie il testo critico di riferimento e le varianti testuali che più le aggradano.

Questo funzionerà presso i TdG, non altrove. I biblisti seri non stampano il testo che loro aggrada, ma quello che l’apparato critico o considerazioni filologiche spingano a ritenere il più probabile.

Ad maiora
 
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rocny_24
view post Posted on 25/8/2011, 12:45     +1   -1




Sto iniziando a far fatica a seguire la questione ... Lucifero ha inizialmente proposto un confronto tra diverse traduzioni, Polymetis ha dato alcune risposte, poi è iniziato uno sprofondamento nel baratro della ricerca del cavillo per confutare la risposta dell'avversario forumista ....

Io credo nell'importanza della semplicità. E diffido assai della dietrologia.

Chiunque abbia fatto delle traduzioni, dall'inglese all'italiano, dal greco antico, dal latino, dal greco al latino o qualsivoglia, sa che ci si trova immediatamente di fronte alle diversità culturali che stanno dietro e intorno ad una lingua.
Per dire la stessa cosa, in inglese si usano parole diverse in Inghilterra, Stati Uniti, Sud Africa, Australia... Eppure è una lingua contemporanea.

Figuriamoci che difficoltà si pongono quando si vuole tradurre un testo proveniente da una cultura antica che conosciamo necessariamente poco.

Non serve neanche entrare in dietrologie su "entità superiori segrete" che vogliano manipolare, o in discussioni sui numeri di varianti dei codici antichi (seppure questi ultimi siano serissimi argomenti).

Scusa Lucifero, veramente con il massimo rispetto
mettiamoci il cuore in pace, non è in alcun modo possibile decidere quale sia la traduzione "esatta", non lo è proprio per l'arte della traduzione. Si cerca la traduzione che meglio "rende" il significato originale nella lingua attuale. Questo necessariamente comporta della interpretazione, se vuoi soggettività. Non addentriamoci in altre questioni.... andremmo solo fuori strada.

Per me, terrei come unica risposta buona alla questione inizialmente posta la prima risposta di Polymetis

CITAZIONE (Polymetis @ 17/8/2011, 16:42) 
La liturgia cattolica attuale rende Sabaoth con "dell'universo", e il motivo è il seguente: nell'interpretazione di alcuni esegeti questi eserciti sono gli angeli, o, ancor più nello specifico, tutte le stelle del firmamento. Le stelle del cielo sarebbero l'esercito di Dio, costituirebbero una schiera celeste che Dio ha schierato nell'universo. Quest'idea in realtà è collegata alla prima, perché secondo alcune tradizioni ebraiche apocrife i pianeti e le stelle sono la sede di angeli, sicché dire che le schiere celesti sono le stelle equivarrebbe ancora a parlare di angeli. Basandosi sull'idea che gli eserciti di Dio siano il manto stellato, la liturgia cattolica traduce "Dio dell'universo".
Sulla base di ciò, cioè supponendo che "Dio delle schiere" sia un modo per parlare della signoria cosmica di YHWH, s'è fatto un ulteriore passo avanti rendendo il significato dell'espressione con "Dio onnipotente", proprio perché la signoria di tutte le schiere celesti sarebbe un connotato per esprimere l'onnipotenza di Dio.
Ovviamente non è una traduzione letterale, ma un modo di rendere un ipotetico senso. Se lo scopo di una traduzione fosse la resa letterale, questa traduzione sarebbe sbagliata, perché fa una parafrasi.

Ad maiora

 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 25/8/2011, 13:11     +1   -1




CITAZIONE
la risposta, ammesso che la si possa trovare, potrebbe essere che l’interpretazione non è né vera né falsa perché contiene sia elementi di falsità che di verità.

Ma il principio di bivalenza (e di conseguenza, quello di non-contraddizione) si applica comunque, perchè negli elementi in cui è contenuta falsità non può essere contenuta allo stesso tempo verità e quelli in cui contiene verità non può contenere i suoi opposti di falsità. A meno che tu non sia tu un sostenitore nichilista e relativista in cui nulla ha un valore oggettivo, ma tutto può essere vero o falso a seconda del punto di vista in cui lo si guardi, allora non ha nemmeno senso che ci mettiamo dire se traduzione X è giusta o sbagliata, perchè sarà sempre entrambe le cose a seconda della prospettiva con cui viene guardata, dunque sostanzialmente la tua argomentazione giustifica in sostanza qualsiasi resa e qualsiasi traduzione in quanto contenente sempre delle giustificanti di verità assieme a quelle di falsità.
CITAZIONE
Quel “secondo il medesimo punto di vista”, cioè “sotto il medesimo rispetto”, è la chiave per dire che una risposta può essere “sì” da un punto di vista, “no” da un altro punto di vista, senza che si generi alcuna contraddizione.
Anche senza ricorrere all’ermeneutica moderna, nelle mie risposte finora sono stato un logico classico.

Quindi vediamo se ho interpretato bene il succo del tuo discorso finora
1) Coloro che hanno tradotto Giacomo 5:4 hanno esplicitamente torto se i loro intenti di rendere Sabaoth fossero letterali
2) Ma gli intenti dei traduttori non è quello di rendere Sabaoth in maniera letterale perchè la loro è una traduzione è stata fatta con scopi liturgici, che dunque prescindono dalla letteralità traduttiva
3) Giustifichi e non dai esplicitamente torto chi rende con traduzioni dinamiche equivalenti, per il semplice fatto che è nei loro intenti stessi non voler essere letterali.
4) Ma dunque perchè allora i traduttori di Giacomo 5:4 hanno esplicitamente torto se il loro scopo non è quello di tradurre Sabaoth in maniera letterale? Questo non lo hai ancora spiegato. E' inutile dire infatti che una traduzione ha torto se traduce in maniera perfettamente coerente alla sua politica e le intenzioni.

CITAZIONE
Io direi che ha torto in base a come avrei tradotto io. Anche il relazione alla volontà di essere una resa liturgica, a mio avviso si poteva evitare questa traduzione, perché non ce n’è questa gran necessità.
Non so però che parametri può aver in mente chi ha tradotto questo passo, né se lui pensasse di rendere un servizio al testo, io posso solo dire che non avrei tradotto così.

Ma se nemmeno tu lo avresti tradotto in maniera fedelmente letterale, ma con una equivalenza dinamica (Universo), esattamente come ha fatto il traduttore ceiano di Gcm5:4, perchè ritieni che abbia torto una traduzione che rende sempre meglio di "Universo" l'idea dell'operare della giustizia di Dio, e cioè ciò che l'autore voleva appunto trasmettere nell'epistola?

CITAZIONE
Come sempre è il contesto a far capire. Se uno controlla l’universo, può controllare la vita di chiunque, e dunque arrivare dove vuole.

Concorderai allora che la parola "Universo", non evoca nemmeno lontanamente i concetti di giustizia, giudizio e punizione, come nel contesto di Giacomo 5:4 è presente in maniera massiccia. Il normale fedele intende la parola con un senso puramente astronomico e non si fa certo gli sforzi esegetici che ti fai tu e che sarebbero impossibili da dedurre senza le famose note esplicative che dicano che cosa si voglia trasmettere una data parola (ma come dicevo prima, con le note esplicative possiamo giustificare e spiegare perfino il senso che diamo alla parola "Babbo Natale", adattandola nel contesto biblico, e cosi via). Quindi sotto questo senso "Onnipotente" è una resa un po' più efficace di Universo, perchè almeno la parola Onnipotente, oltre che l'idea di "potenza utilizzata ai fini della giustizia", racchiude nella mente anche l'idea del "controllo su tutti gli astri e corpi celesti dell'universo", che la sola parola "Universo" è completamente incapace di fare. Anche se come ho già detto, Eserciti ritengo sia la parola più diretta e incisiva di tutte e la migliore nel contesto utilizzato, oltre che la più fedele all'originale.

CITAZIONE
Ma visto che questo è ciò che sostengo anch’io, non capisco perché lo vieni a dire a me.

Perchè il discorso era partito con un'altra base, ovvero che non sia dottrinalmente rilevante che venga inteso in maniera simbolica o letterale un testo e che intenderlo in maniera simbolica o letterale può sconvolgere l'intero sistema di fede dell'individuo. Ora, eri tu quello che sostenevi che Gcm5:4 fosse un passo dottrinalmente irrilevante. Lo scopo del mio discorso era invece quello di sostenere proprio che Gcm5:4 è dottrinalmente rilevantissimo perchè a seconda di come viene tradotto, o annulla completamente l'idea di violenza per i sostenitori dell'intepretazione letterale (cioè la resa Universo), oppure conferma l'idea di violenza ai letteralisti nonostante i simbolisti siano liberi comunque di leggere come pare a loro il testo (Onnipotente/Eserciti).

CITAZIONE
Non c’è bisogno di prender nota di ovvietà simili.

Non si sa mai. Mica per nulla ti chiami Polymetis...XD

CITAZIONE
Quando dico che mancano prove di una manipolazione concertata dall’alto intendo dire che non c’è nessuna prova che il comma giovanneo sia una manipolazione intenzionale

Ma manipolazione intenzionale da parte di chi? Ancora non hai spiegato chi è questo "Alto" che dovrebbe essere il responsabile unico della religione cattolica.
CITAZIONE
nulla in quei casi ci permette di dire che l’autore di quella manipolazione appartenga alla gerarchia cattolica

Dunque, "Alto" in questo caso sono gli esponenti della gerarchia cattolica, e cioè i preti, diaconi, vescovi, papi?

CITAZIONE
Comunque non vedo la parola “molti” da nessuna parte:

Hai ragione invece di molti, c'è grandi.

CITAZIONE
Non mi piace il modo in cui è reso il dativo del numerale, che sarebbe meglio tradotto “in tre modi” anziché “tre volte”.

Scusa, ma nella sostanza che cambia? Anzi, mi sembra che confermi ancora meglio il punto del mio discorso e cioè l'ingente quantità di varianti dottrinali operate dopo aver ricevuto le critiche dai propri detrattori.

CITAZIONE
Sicché non c’è nessuna prova che queste frasi parlino di alterazioni ai nostri Vangeli canonici

Non credo, per il fatto che in altra sede, il Commentario di Matteo appunto, Origene ammette appunto ciò che dice Celso. Quel di cui non si ha prova casomai è quello di sostenere che Celso indicasse qualcosa di diverso dai vangeli caonici, esclusivamente perchè contraddetto da Origene. Come ho dimostrato prima, Origene contraddice Celso pure quando gli dice che Gesù non è mai stato chiamato falegname, eppure lo sappiamo per i testi evangelici a noi pervenuti che si sbagliava. Quindi non si può accettare acriticamente che Celso si riferiva ad opere non canoniche solo perchè Origene lo suggeriva.

CITAZIONE
E, tra parentesi, se anche avesse parlato degli ortodossi e non degli gnostici, il parere di un polemista autore di un pamphlet, che si dimostra per giunta così disinformato su Gesù e la fede cristiani, varrebbe poco

Secondo me non è cosi' disinformato, è a conoscenza perfino del fatto che il cristianesimo era una religione frammentaria con numerose correnti interne, quando critica Gesù non vuole affatto dire che ciò che dice di lui è ciò che credono i cristiani a riguardo, ma espone appunto una sua tesi personale (avrà avuto le sue fonti) e non mi sembra ci voglia molto a capirlo.

CITAZIONE
Questo funzionerà presso i TdG, non altrove. I biblisti seri non stampano il testo che loro aggrada, ma quello che l’apparato critico o considerazioni filologiche spingano a ritenere il più probabile.

Anche altrove, non solo tra i TdG. Oggi c'è ancora chi basa la propria traduzione ancora dal Textus Receptus, oppure da quello di Tischendorf, o di Westcott e Hort o il più utilizzato Nestlè-Aland. E perfino per chi usa lo stesso identico testo critico le differenze di varianti testuali non mancano. Basti solo vedere la differenza traduttiva che passa in Giovanni 1:18 tra una Nuova Riveduta o una CEI 74' o una del 2008 e cosi via.



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view post Posted on 25/8/2011, 14:58     +1   -1
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Concordo con Rocny, la quotazione del passaggio di Polymetis è appropriata - e su quella bisognerebbe discutere.
Ma ciò che ha scritto Polymetis riguardo all'evoluzione del significato del termine, trova un fondamento già nell'uso veterotestamentario del termine. Secondo JewishEncyclopedia (le due parti in grassetto sono le mie):

- - - - - - - - - - - - -
Ẓeba'ot.

The names Yhwh and Elohim frequently occur with the word Ẓeba'ot ("hosts"), as Yhwh Elohe Ẓeba'ot ("Yhwh God of Hosts") or "God of Hosts"; or, most frequently, "Yhwh of Hosts." To this last Adonai is often prefixed, making the title "Lord Yhwh of Hosts." This compound divine name occurs chiefly in the prophetic literature and does not appear at all in the Pentateuch or in Joshua or Judges. The original meaning of Ẓeba'ot is probably to be found in I Sam. xvii. 45, where "Yhwh Ẓeba'ot" is interpreted as denoting "the God of the armies of Israel" (comp. Josh. v. 13-15; Isa. xiii. 4). The word, apart from this special use, always means armies or hosts of men, as, for example, in Ex. vi. 26, vii. 4, xii. 41, while the singular "ẓaba" is used to designate the heavenly host. It is noteworthy also that the name Yhwh Ẓeba'ot is more than once directly associated with the Ark, which was the symbol of God's presence in the midst of the hosts of His people (Num. x. 35, 36; I Sam. iv. 4; II Sam. vi. 2). Later, and especially in prophetic usage, the word was transferred to the heavenly hosts, or rather the heavenly were added to the earthly hosts. For this idea of heavenly hosts joining their forces with those of God's people, or fighting on behalf of God's servants, compare Judges v. 20; II Kings vi. 16, 17; Ps. xxxiv. 7, lxviii. 17.
- - - - - - - -

Quindi lo stesso termine ebraico fu usato già dagli estensori dei libri profetici (prima parte in grassetto) con un significato diverso da quello di "esercito di uomini", intendendo cioè "schiere celesti" (seconda parte in grassetto), rivelando quindi un primo sviluppo "esegetico" all'interno dell'ebraismo.
E non è un'esegesi minoritaria all'interno dell'AT: poiché tale termine viene usato prevalentemente nei libri profetici, col significato quindi di "schiere celesti", tale significato sembra essere quello prevalente.
Gli ulteriori sviluppi esegetici descritti da Polymetis sono da verificare, ma cominciano ad assumere un senso.
Ad esempio se, come scrive JewishEncyclopedia (secondo grassetto) il termine è di carattere inclusivo (schiere celesti e schiere di uomini), ecco che ci muoviamo verso un Dio che è "Signore potente sia in cielo che in terra" (Onnipotente), Dio di tutto e di tutti (dell'Universo).

Da verificare la letteratur apocrifa menzionata da Polymetis.

In ogni caso, si può dire che "Signore degli eserciti" è una resa che non fa pensare ad un Signore di schiere celesti, bensì ad un generale dell'esercito vero e proprio.

Ciao,
Talità

Edited by Talità kum - 25/8/2011, 16:25
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 25/8/2011, 15:10     +1   -1




CITAZIONE
Quindi lo stesso termine ebraico fu usato già dagli estensori dei libri sapienziali (prima parte in grassetto) con un significato diverso da quello di "esercito di uomini", intendendo cioè "schiere celesti" (seconda parte in grassetto), rivelando quindi un primo sviluppo "esegetico" all'interno dell'ebraismo.

Si, ma in merito al versetto incriminato dobbiamo fare le seguenti considerazioni:
1) Giacomo è un libro sapienzale?
2) Giacomo cita un libro sapienzale?
3) Il contesto in cui scrive Giacomo la parola è sapienzale?

A queste domande, a seconda se si risponda in maniera affermativa o negativa ribaltano completamente il significato di Sabaoth, che come dice il trafiletto che hai citato, la resa astronomica è valida per alcuni libri (tipo quelli sapienzali appunto), ma non per tutti.
Comunque io sono il primo ad essere favorevole a rendere Sabaoth in senso astronomico qualora il contesto lo richieda (es. Genesi 2:1)


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view post Posted on 25/8/2011, 15:25     +1   -1
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QUOTE (Lucifero ~Sapere Aude~ @ 25/8/2011, 16:10) 
QUOTE
Quindi lo stesso termine ebraico fu usato già dagli estensori dei libri sapienziali (prima parte in grassetto) con un significato diverso da quello di "esercito di uomini", intendendo cioè "schiere celesti" (seconda parte in grassetto), rivelando quindi un primo sviluppo "esegetico" all'interno dell'ebraismo.

Si, ma in merito al versetto incriminato dobbiamo fare le seguenti considerazioni:
1) Giacomo è un libro sapienzale?
2) Giacomo cita un libro sapienzale?
3) Il contesto in cui scrive Giacomo la parola è sapienzale?

Intando chiedo scusa, avendo scritto sapienziali invece che profetici (ho appena modificato il post originale) ^_^
Comunque, poni delle domande corette. A questo riguardo sarebbe ineteressante considerare la letteratura apocrifa citata da Polymetis, per capire meglio il milieu della citazione di Giacomo.

QUOTE
A queste domande, a seconda se si risponda in maniera affermativa o negativa ribaltano completamente il significato di Sabaoth, che come dice il trafiletto che hai citato, la resa astronomica è valida per alcuni libri (tipo quelli sapienzali appunto), ma non per tutti.

Sì, ma osserva bene. Il trafiletto dice: "This compound divine name occurs chiefly in the prophetic literature and does not appear at all in the Pentateuch or in Joshua or Judges"

Cioè "YHWH Sabaot" nell'AT compare quasi esclusivamente nella letteratura profetica, e non viene utilizzata affatto - ad esempio - nel Pentateuco. Ne consegue che la gran parte delle occorrenze di tale appellativo, trovandosi appunto nei libri profetici, significa "schiere celesti". Quindi non è una lettura minoritaria, ma anzi all'interno dell'AT è quella prevalente.

Ciao,
Talità
 
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Hard-Rain
view post Posted on 25/8/2011, 15:26     +1   -1




Io avrei tradotto con "alle orecchie del Signore degli eserciti" e avrei virgolettato l'espressione o l'avrei scritta in corsivo per sottolineare che si tratta di una reminescenza di un modo di dire tipico della LXX o della Scrittura ebraica. Non è una frase inventata di sana pianta dall'autore dell'epistola di Giacomo, quella, bisogna comunque che il lettore abbia in mente che quella curiosa espressione proviene dal fatto che l'autore allude al testo ebraico. Non c'è niente da "interpretare" in sede di traduzione, in questo caso, ma l'unica cosa da fare è far intendere al lettore che Giacomo ha in mente il modo di dire ebraico.
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 25/8/2011, 15:52     +1   -1




CITAZIONE
Cioè "YHWH Sabaot" nell'AT compare quasi esclusivamente nella letteratura profetica, e non viene utilizzata affatto - ad esempio - nel Pentateuco. Ne consegue che la gran parte delle occorrenze di tale appellativo, trovandosi appunto nei libri profetici, significa "schiere celesti". Quindi non è una lettura minoritaria, ma anzi all'interno dell'AT è quella prevalente.

Si, ma queste schiere celesti, come precisa il trafiletto sono comunque schiere belliche, schiere militari (infatti mi sembra buona anche la resa di Gcm 5:4 secondo la NLT "LORD of Heaven's Armies.")
Rendendo Sabaoth con la parola "Onnipotente" o "Universo" l'idea invece scompare, nel primo caso perchè l'unico agente assoluto protagonista del giudizio è Dio, rendendo inoltre vago e nebuloso il modo in cui egli agisce, nel secondo si lascia il riferimento astronomico rendendo completamente assente quello bellico.


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view post Posted on 25/8/2011, 16:07     +1   -1
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QUOTE (Lucifero ~Sapere Aude~ @ 25/8/2011, 16:52) 
QUOTE
Cioè "YHWH Sabaot" nell'AT compare quasi esclusivamente nella letteratura profetica, e non viene utilizzata affatto - ad esempio - nel Pentateuco. Ne consegue che la gran parte delle occorrenze di tale appellativo, trovandosi appunto nei libri profetici, significa "schiere celesti". Quindi non è una lettura minoritaria, ma anzi all'interno dell'AT è quella prevalente.

Si, ma queste schiere celesti, come precisa il trafiletto sono comunque schiere belliche, schiere militari (infatti mi sembra buona anche la resa di Gcm 5:4 secondo la NLT "LORD of Heaven's Armies.")
Rendendo Sabaoth con la parola "Onnipotente" o "Universo" l'idea invece scompare, nel primo caso perchè l'unico agente assoluto protagonista del giudizio è Dio, rendendo inoltre vago e nebuloso il modo in cui egli agisce, nel secondo si lascia il riferimento astronomico rendendo completamente assente quello bellico.


Saluti

Hai ragione, ma in ogni caso si apre a buon diritto la possibilità - come ho scritto - che vi siano stati ulteriori sviluppi esegetici che possono aver influenzato Giacomo. Di nuovo, il fatto che vi sia nell'AT un simbolismo che rimanda a schiere celesti lascia aperta la possibilità che tale simbolismo avesse un significato più esteso, e cioè di potere sia celeste che terreno.

Basti pensare al problema del titolo di "Figlio d'Uomo", che evidentemente aveva un significato specifico nella lingua ebraica, uno diverso per Daniele e un altro ancora per l'estensore del Libro delle Parabole.
A questo punto, Paolo sarebbe stato autorizzato a "sostituire" Figlio d'Uomo con "Signore" ? O gli evangelisti a sostituirlo con "Figlio di Dio"?

Mi spingo più in là: potrebbe la Chiesa decidere di rimuovere il termine Figlio dell'Uomo dai vangeli e rimpiazzarlo con Figlio di Dio, pur rimanendo nella "legittimità"? In fondo, non mi sembra (ma non sono sicuro) che per la Chiesa il termine "Figlio dell'Uomo" abbia una carica teologica differente da quella di "Figlio di Dio", essendo "Figlio dell'Uomo" chiaramente snobbato dalla tradizione fin dall'antichità (e all'interno del NT compare solo nei vangeli).

Ciao, Talità
 
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Lucifero ~Sapere Aude~
view post Posted on 25/8/2011, 16:25     +1   -1




CITAZIONE
Hai ragione, ma in ogni caso si apre a buon diritto la possibilità - come ho scritto - che vi siano stati ulteriori sviluppi esegetici che possono aver influenzato Giacomo.

Si, ma a questo punto apro un altro problema : perchè proprio Giacomo? Se guardiamo l'altra occasione in cui è usato il titolo Kyrios Sabaoth nel Nuovo Testamento e cioè Romani 9:29, -eccettuando la TILC che non è una traduzione fedele o letterale-, tutte le altre traduzioni, compresa la CEI 2008 stessa rendono l'espressione con "Signore degli Eserciti". Senza perifrasi o estensioni di significato alcuna sorta. Secondo me qui c'è un chiaro discrimine. Forse, come dice Polymetis è perchè alla CEI vi hanno messo mano più esegeti dalle teologie diverse che non riusciti a mettersi d'accordo tra di loro su come rendere uniforme il significato di un preciso passo.


CITAZIONE
A questo punto, Paolo sarebbe stato autorizzato a "sostituire" Figlio d'Uomo con "Signore" ?

Non ho capito, poni la questione in via puramente ipotetica? Perchè Paolo a quanto mi risulta, non ha proprio mai utilizzato l'espressione Figlio dell'Uomo, nè mi risulta che una delle occasioni in cui chiama Cristo Signore sia stato per sostituire l'epiteto Figlio dell'Uomo. Ovviamente se sai invece che ci sono studiosi che hanno ipotizzato questo sarebbe buona cosa citarli cosi' da comprendere meglio il loro pensiero in merito.

CITAZIONE
Mi spingo più in là: potrebbe la Chiesa decidere di rimuovere il termine Figlio dell'Uomo dai vangeli e rimpiazzarlo con Figlio di Dio, pur rimanendo nella "legittimità"?

Meglio non mettere troppa legna sul fuoco e cercare di limitarsi all'uso e l'analisi della parola Sabaoth, giacchè sulla stessa espressione "Figlio dell'Uomo" esegeti e studiosi non sono d'accordo unanimamente sul significato che abbia avuto secondo il pensiero di Gesù, dunque non si può parlare se sia lecito modificare questa espressione in questo o quel modo se non sappiamo neanche cosa voglia dire attualmente. Sarebbe fare, ciò che in giurisdizione è chiamata una praesumpio de presumpto.


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view post Posted on 25/8/2011, 18:00     +1   -1
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QUOTE (Lucifero ~Sapere Aude~ @ 25/8/2011, 17:25) 
QUOTE
Hai ragione, ma in ogni caso si apre a buon diritto la possibilità - come ho scritto - che vi siano stati ulteriori sviluppi esegetici che possono aver influenzato Giacomo.

Si, ma a questo punto apro un altro problema : perchè proprio Giacomo? Se guardiamo l'altra occasione in cui è usato il titolo Kyrios Sabaoth nel Nuovo Testamento e cioè Romani 9:29, -eccettuando la TILC che non è una traduzione fedele o letterale-, tutte le altre traduzioni, compresa la CEI 2008 stessa rendono l'espressione con "Signore degli Eserciti". Senza perifrasi o estensioni di significato alcuna sorta. Secondo me qui c'è un chiaro discrimine. Forse, come dice Polymetis è perchè alla CEI vi hanno messo mano più esegeti dalle teologie diverse che non riusciti a mettersi d'accordo tra di loro su come rendere uniforme il significato di un preciso passo.

Secondo me non è un problema "teologico" così rilevante. La traduzione "Signore degli Eserciti" non è grammaticalmente scorretta, quello che cambia è il modo in cui tale titolo viene inteso, cioè quali sono le caratteristiche che esso presuppone. L'AT, come abbiamo visto, usa il medesimo termine YHWH Sabahot con un significato simbolico diverso da quello letterale - quindi pur rendendolo letteralmente (eserciti) va inteso simbolicamente (schiere di angeli).
Poiché quindi dobbiamo necessariamente spostarci sul simbolico, la traduzione letterale o quella meno letterale ma più simbolica sono semplicemente un gusto del traduttore. Quello che conta è ciò che tale titolo significa, a prescindere da come viene scritto (questo vale anche per i titoli messianici, ma sono d'accordo nell'evitare l'OT).
Se l'esegesi cattolica intende Dio come Padre (onnipotente, signore dell'universo) piuttosto che come sanguinario sterminatore, allora Dio sarà sempre Padre anche se il titolo viene tradotto letteralmente come "Signore degli Eserciti".
La discussione dovrebbe quindi spostarsi sul piano esegetico, per capire cioè se è legittimo che la Chiesa intenda Dio come Padre piuttosto che come sanguinario sterminatore.
Questo può essere analizzato (e più arbitrariamente giudicato) in base al contesto storico in cui tale esegesi si è sviluppata, cioé predicazione di Gesù, tradizioni ebraiche dell'epoca riguardo agli angeli e alle stelle (alle quali accennava Polymetis) e tradizione cristiana.

QUOTE
Meglio non mettere troppa legna sul fuoco e cercare di limitarsi all'uso e l'analisi della parola Sabaoth, giacchè sulla stessa espressione "Figlio dell'Uomo" esegeti e studiosi non sono d'accordo unanimamente sul significato che abbia avuto secondo il pensiero di Gesù, dunque non si può parlare se sia lecito modificare questa espressione in questo o quel modo se non sappiamo neanche cosa voglia dire attualmente. Sarebbe fare, ciò che in giurisdizione è chiamata una praesumpio de presumpto.

Per quel che riguarda "Figlio dell'Uomo" ho fatto riferimento a Daniele ed al Libro delle Parabole, rimanendo quindi ancorato ad uno sviluppo del termine all'interno dell'ebraismo. Su questo non vi è molta incertezza da parte degli studiosi.
Era comunque un esempio per mostrare come una stessa parola di uso assai generico e comune (bar-enash / bar-enasha) - specialmente se usata come titolo - possa assumere significati diversi, soffrire problemi di traduzione ed essere tranquillamente rimpiazzata da titoli che presuppongono caratteristiche equivalenti senza creare necessariamente terremoti "teologici".

Ciao,
Talità
 
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