Hard-Rain |
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| Queste considerazioni valgono per la trasformazione della lingua in sè, anche per quelle che si parlano comunemente, e per questo oggi intende "Orlando furioso" non come "folle" - il suo significato originario - ma pensa che sia uno arrabbiato! Oppure uno pensa alla "fortuna" solo in senso positivo e non al suo significato più antico e generale di "sorte" positiva o negativa che sia (v. Machiavelli). Ancora, molte parole sono scomparse per obsolescenza (eziandio, epperò, meco e miriadi di altri parole ed espressioni) o perchè un certo mondo non esiste più (mi viene in mente .... il palafreno!). L'ebraico in un modo o nell'altro s'è sempre parlato, in sinagoga, in famiglia, nelle preghiere, nella trasmissione orale, ovviamente avrà subito nel corso dei secoli le normali trasformazioni alle quali sono soggette tutte le lingue, anche quelle correntemente parlate. Se un ebreo (moderno) non capisce la Bibbia, è come dire che un italiano (moderno) non capisce più la Divina Commedia.
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