Studi sul Cristianesimo Primitivo

Esaltazione senza preesistenza: la cristologia originaria

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Sant'Atanasio
view post Posted on 16/3/2016, 16:47 by: Sant'Atanasio     +1   -1




CITAZIONE (Talità kum @ 16/3/2016, 12:57) 
Tutti questi argomenti sono stati in realtà sviscerati, ma come ho già scritto il problema del "figlio dell'uomo" richiederebbe una trattazione a sé, portandoci OT - quantomeno senza un'accurata contestualizzazione relativa agli obiettivi del presente thread..

Mi faresti un grosso favore se mi indicassi un'opera il più possibile moderna e di valore sulla questione del figlio dell'uomo, che si focalizzi su quello. :)

CITAZIONE (Talità kum @ 16/3/2016, 12:57) 
Non è detto. E' possibile che le categorie "chiare e lineari" esistessero, ma fossero diverse da quelle che ci piacerebbe ed alle quali siamo abituati. Sono categorie che potrebbero passare per riletture midrashiche di passi veterotestamentari, la cui esegesi è per noi complessa (perché non conosciamo bene come vorremmo il variegato ambiente giudaico del I secolo) ma poteva essere comprensibile per coloro ai quali Paolo e gli evangelisti si rivolgevano.

Ma secondo me era comprensibile, solo che lo era a livello "intuitivo", ed era enormemente difficile da spiegare.

CITAZIONE (Talità kum @ 16/3/2016, 12:57) 
Il punto è che il primo tentativo di esposizione sistematica di pensiero cristologico a noi conosciuto è quello di Paolo, mentre la cristologia degli evangelisti (specialmente i sinottici) può solo trasparire attraverso l'esposizione dei fatti relativi alla predicazione di Gesù.

Come hai detto anche tu non abbiamo notizia di tensioni relative all'interpretazione cristologica di Paolo e quella degli altri apostoli, e Paolo scriveva in un'epoca in cui gli altri apostoli, tra cui Pietro e Giacomo, era vivi, vegeti ed operanti. Pertanto è difficile pensare che Paolo abbia stravolto il loro pensiero, così come è enormemente difficile pensare che Paolo e gli altri apostoli potessero pensare che una creatura -umana o angelica poco importa- potesse redimere l'umanità colla Sua morte.

E nella predicazione di Gesù vediamo che Lui si identifica col Figlio dell'uomo asserendo che (il Figlio dell'uomo) ha il potere di perdonare i peccati sulla terra. E non mi risulta che ci siano gli estremi per liquidare quei passi come invenzioni della comunità primitiva.

CITAZIONE (Talità kum @ 16/3/2016, 12:57) 
Ah no, sottovalutato no. Ed il "casino di Ario" ci dice solo quanto dovremmo essere cauti nel pensare che la cristologia di Giovanni (Gesù=incarnazione di Dio) fosse pacificamente accettata in seno al cristianesimo.

Ma infatti le eresie ci sono sempre state. Il punto non è tanto stabilire che ci siano stati cristiani che hanno avuto cristologie antitrinitarie, subordinazioniste eccetera, perché questa è una certezza (che ci siano state), ma cercare di stabilire quale fosse l'insegnamento primigenio degli apostoli. E non mi risulta che il loro insegnamento avvalli quelle tesi.

Ad esempio, l'inno di Colossesi, che dovrebbe risalire agli anni 60 al più tardi, ed inserito nell'omonima lettera (sebbene la paternità paolina di tale lettera sia dubbia il fatto che, in caso, sia stata scritta da suoi discepoli non mi pare che lo sia, e l'inno di Colossesi non sarebbe stato accolto qualora fosse stato in tensione colla cristologia paolina), troviamo scritto, riguardo al Cristo (riprendo uno stralcio dell'inno)

"Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui."

Ora, riprendendo il prologo Giovanneo, notiamo una cosa interessante

"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste."

Anche qua vediamo che viene posto l'accento non solo sulla divinità di Cristo, ma anche sul Suo essere Creatore. Esattamente come nella lettera ai Colossesi, parecchio più antica.
Pertanto è assai difficile avallare la tesi che vuole Paolo propugnatore di una cristologia senza preesistenza, che de facto significherebbe ridurre Gesù a mera creatura (e ripeto, che fosse il nuovo Adamo, o un arcangelo celeste come dicono i Tdg, non cambia assolutamente nulla), e pensare che Paolo e gli apostoli ritenessero concepibile una redenzione universale ad opera di una creatura mi pare alquanto bizzarro, e i passi di Colossesi e di Filippesi (che ripeto, a questo punto diventano davvero difficili da leggere nell'ottica della cristologia senza preesistenza) lo testimoniano.

Il prologo Giovanneo sembra dimostrare ciò che dicevo prima, ovvero che più si è andati avanti più si è sistematizzata la dottrina relativa alla divinità di Cristo, riuscendo a spiegarla sempre meglio.
Certo, nei passi riportati dall'inno di Filippesi e dal prologo di Giovanni, si potrebbe, forzando le cose, ricavare la dottrina di una divinità intermedia, il deuteros theos, legato alla creazione del mondo materiale. Da Platone in poi, essa era diventata un dato comune a molti sistemi religiosi e filosofici dell’antichità. La tentazione di assimilare il Figlio, “per mezzo del quale erano state create tutte le cose”, a questa entità intermedia era rimasta strisciante nella speculazione cristiana, anche se non nella vita della Chiesa. Ne risultava uno schema tripartito dell’essere: al vertice di tutto, il Padre ingenerato – dopo di lui, il Figlio (e più tardi anche lo Spirito Santo) e infine le creature.

La definizione dell’homoousios, del “genitus non factus”, rimuove per sempre questo problema: è stato un "tradimento" o una sistematizzazione di ciò che era stato creduto da sempre?

Secondo me, anche a livello storico, la risposta giusta è la seconda.
Il fatto, ad esempio, che Cristo sia Mediatore non significa che egli sta tra Dio e l’uomo (mediazione ontologica, spesso intesa in senso subordinazionista), ma che unisce Dio e l’uomo. In lui Dio si fa uomo e l’uomo si fa dio, cioè viene divinizzato. Ma questo come può farlo una creatura? Non può, non potrebbe mai.
Inoltre la tesi secondo cui la Chiesa vedesse Cristo come un "deuteros theos", un demiurgo, inferiore al Padre, va scartata anche perché presupporrebbe una contaminazione da ambienti pagani e contaminati dalla cultura greca, cosa che, come hai ben sottolineato anche tu, non è stata. Riporto il tuo post che spiega bene la questione.

CITAZIONE (Talità kum @ 16/3/2016, 11:35) 
Il "progresso cristologico lineare ed uniforme" del quale non si può parlare è quello secondo il quale una non meglio identificata "chiesa primitiva" avrebbe predicato un Gesù-Cristo-Messia che si trasformò progressivamente in “un Dio pagano" mano a mano che la dottrina si sviluppava in tempi e luoghi sempre più distanti dall’ambiente palestinese e contaminati dalla cultura greca (questo concetto è ben sintetizzato dal titolo del libro di Casey "From a Jewish prohet to a Gentile God", Westminster John Knox Press, 1992), per cui non ritengo sano considerare la cristologia giovannea come il risultato di uno sviluppo lineare che poggia sui precedenti sviluppi sinottici, influenzata dal pensiero ellenistico delle comunità giudaiche della diaspora. La cristologia Giovannea può avere avuto uno sviluppo separato fondato su un kerigma antico, giudaico, che già afferma la divinità di Gesù (senza per questo essere un Dio pagano).

In definitiva, per i giudeo-cristiani del tempo Dio era "Dio", non poteva esserci accanto a Dio un "dio" minore, nè tantomeno si possono bypassare le numerosissime attestazioni della divinità di Cristo come se indicassero tutt'altro.
Hai notato l'esempio che ho fatto su Atti 3:15? Poco prima Pietro fece un discorso che sembrava il modello perfetto per una cristologia unicamente umana e di esaltazione, senza preesistenza, e subito dopo, in Atti 3:15, definisce Cristo "autore della vita", ovvero lo identifica con Dio senza il minimo equivoco (a meno di ammettere contaminazioni pagane riguardanti la dottrina del demiurgo, e mi pare che siamo tutti concordi nel dire che oggi sia una tesi storica più o meno tramontata).

Anche Paolo ha di questi problemi, ovvero ci regala passi dalla cristologia elevatissima e poi passi dove sembra limitarsi ad una cristologia "bassa", umana, tuttavia ribadisco che ciò è con ogni probabilità derivato dalle grandi difficoltà nello spiegare il mistero dell'incarnazione.

Se poi, sempre restando su Paolo, vogliamo andare sul "pesante", In Rm 9,5 Paolo scrive "Dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen." "


Ora, è vero che qua manca la punteggiatura, tuttavia gli autori antichi applicarono la dossologia quasi sempre al Figlio, ritenendo quindi che fosse il Figlio il "Dio benedetto nei secoli" a cui si riferiva Paolo, ed erano di questo avviso IRENEO, Adversus Haereses, III, 16, 3; IPPOLITO, Contra Noëtum, 6; NOVAZIANO, De Regula Fidei, 13; De Trinitate, 13; TERTULLIANO, Adversus Praxeam, XIII, 9 e XV, 7; CIPRIANO, Testimonia ad Quirinum, II, 6; ATANASIO, In Arianos, 1,10; 4,1; Ep. ad Epictetum, 10; AGOSTINO, De Trinitate, II, 13,23, ID., Le Confessioni, VII, 18; BASILIO, Contra Eunomium, 4; EPIFANIO, Panarion, 57; GREGORIO DI NISSA, Contra Eunomium, 11; ILARIO DI POITIERS, De Trinitate, 8,37; AMBROGIO, De fide 4,6; De Spiritu Sancto 1,3,46; GIOVANNI CRISOSTOMO, Hom. in Rom. 17,3; TEODORO DI MOPSUESTIA, Comm. in Rom. (ad locum); GIROLAMO, Ep. 121, 2; CIRILLO DI ALESSANDRIA, Adv. libros athei Iuliani, 10.

Poi è vero che Paolo si riferiva il più delle volte a Cristo chiamandoLo Signore, ma è altrettanto vero che Signore era uno dei modi di chiamare Dio che ritroviamo spesso anche nell'At, pertanto è lecito pensare che lo facesse per differenziare quando parlava del Padre da quando parlava del Figlio.

Edited by Sant'Atanasio - 16/3/2016, 17:54
 
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