Studi sul Cristianesimo Primitivo

Spin-off: Reincarnazione

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Ben Adam1
view post Posted on 11/6/2016, 22:20     +1   -1




Luca,
Gesù credeva nella reincarnazione e i vangeli hanno mantenuto le sue parole in merito. Sono parole non facili da vedere e capire ma, nei passi titolati "i sadducei e la resurrezione" Egli prima dice della resurrezione ( in vita, la rinascita da vecchio del passo di Nicodemo -nota1-) e poi ( dove dice "Quanto poi a.."-Mt 22,30- o "Riguardo poi a.." -Mc 22,26) parla della reincarnazione. Ne dice sottolineando che la reincarnazione può nascere e lasciare nella morte spirituale mentre Vivi, spiritualmente, si è con la rinascita-resurrezione in vita.
Non mi dilungo oltre, la analisi ed esegesi approfondita richiede qualche pagina e soprattutto il consenso degli amministratori, poco inclini mi sembra ad accettare tesi non ortodosse. Se mi autorizzeranno posso passarle ma se vuoi su Academia.edu nel testo "Il Gesù diverso" puoi leggerle.
Su ciò che, nel merito della reincarnazione, si pensava nella prima cristianità ricordo solo che, oltre a Girolamo, è un Concilio, il Costantinopolitano II del 553, a dirci che Origene riteneva dottrina di Gesù la reincarnazione ( la metemsomatosi, cfr Origene, dizionario- Monaci/Castagno pag.326).
nota1-
Gesù ha insegnato unicamente la rinascita-resurrezione IN VITA, la resurrezione fisica (o quasi) della fine tempi oggi insegnata è dottrina di Paiolo e suoi esegeti. Gesù dice di "palingenesi"(Mt 19,28) ovvero del finale ritrovamento da parte della umanità della sua condizione iniziale, edenica, di gloria.
Nota 2
un suggerimento, per capire Gesù, e non è compito facile, consiglio di leggere esclusivamente le Sue parole, nei vangeli canonici ma anche negli apogrifi, Giuda Didimo Tommaso, recentemente ritrovato, in primis. E comunque non ti sarà facile uscire dal condizionamento paolino-cristiano.
@benadam49
 
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view post Posted on 12/6/2016, 20:09     +1   -1
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Passaci il link su Academia, così almeno prima di bannare per manifesta abdicazione al metodo storico-critico e allo spirito di questo forum leggiamo qualcosa.
 
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askerella
view post Posted on 13/6/2016, 09:42     +1   -1




CITAZIONE
per capire Gesù (...) consiglio di leggere esclusivamente le Sue parole, nei vangeli canonici ma anche negli apogrifi

No, aspè Teodoro, non bannare così in fretta ^_^

Io vorrei capire come si fa a "leggere esclusivamente le parole di Gesù" visto che Gesù non ha scritto niente.

CITAZIONE
i vangeli hanno mantenuto le sue parole in merito

E chi me lo garantisce, scusa? :huh:
Chi te l'ha detto che quelle sarebbero proprio le sue parole?
 
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Ben Adam1
view post Posted on 13/6/2016, 09:51     +1   -1




Teodoro,
capisco bene lo scetticismo, più che legittimo. Ma se si vogliono risolvere i tanti interrogativi e dubbi che restano aperti nella attuale lettura e comprensione della figura di Gesù, credo serva ripartire dalla sole sue parole per cercare di mettere a fuoco quel "Gesù diverso" (2 Cor) che era insegnato da dei "GrandiApostoli", un Gesù che Paolo ha negato e combattuto. Ho cercato di fare questo, con umiltà, e credo che chi ha competenze, che io ammetto di non avere, e libertà, possa oggi, e forse anche debba, porsi quel certo non facile obiettivo che va ben oltre queste considerazioni sulla reincarnazione.
Saluti

il link di Academia non me lo accetta, quello su GoogleDrive nemmeno quindi passo il testo del capitolo.


GESÙ' E LA REINCARNAZIONE

Tutto, dicevo, è scritto in quei passi dei Vangeli di Matteo, Marco e Luca che sono riportati con il titolo improprio de < I Sadducei e la resurrezione >, passi il cui titolo più correttamente dovrebbe essere invece “La resurrezione e la reincarnazione”, passi che in Matteo così dicono:

<.. Sadducei :...
“Alla resurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta”.
E Gesù rispose loro:
(1 periodo :)
Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio.
(2 periodo :)
Alla resurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo.
(3 periodo :)
Quanto poi alla resurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:
“Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe” ?
(4 periodo :)
Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi >
(Cei, Mt 22.28-32)

--- Considerazioni preliminari

Questo episodio della predicazione di Gesù è riportato dai tre Vangeli sinottici in modo “straordinariamente unisono”, con parole che si ripetono e si riprendono in modo molto uniforme e quasi unico nel contesto dei tre vangeli sinottici.
Unica eccezione, unico periodo che resta più isolato e che, almeno al primo aspetto, non rientra a pieno in questa considerazione è il terzo periodo della risposta di Gesù che troviamo esposto in Luca.
La straordinaria uniformità che si riscontra nei tre evangelisti fa dire che questo episodio sia da essi esposto in modo verosimilmente fedele a quella fonte Q che gli esperti mettono ad origine dei sinottici.
Ma soprattutto quella uniformità porta a ritenere che in quelle righe con altissima probabilità, se non forse con certezza, vi sono le “parole realmente pronunciate da Gesù” nel corso di quell'episodio.
Episodio che però, è importante sottolineare, non si limita a quello scambio di battute coi Sadducei: presenti e anch'essi destinatari dello stesso chiarimento erano anche i Farisei e proprio con i Farisei Gesù, di seguito, subito dopo la risposta ai Sadducei, interloquisce “restando nel solco delle stesse considerazioni” fatte appena prima.
Questo grande insegnamento di Gesù quindi vuole letto, compreso e risolto, in un unico indirizzo con ciò che immediatamente segue la risposta ai Sadducei ovvero con ciò che dalla Cei è titolato : <..Il primo comandamento..>, in Matteo, e <..Il comandamento più importante..> in Marco.

--- Primo esame

Un primo esame del brano di Matteo sopra riportato deve vedere e dire che :
- sul primo periodo della risposta di Gesù è facile sbagliare : è facile vedevi solo una poco influente precisazione e quindi non darvi peso; esso invece non è di scarso interesse.
- nel secondo periodo è certo possibile vedere una conferma della “resurrezione” Paolino-Cristiana ma bisogna dire che quelle stesse righe possono benissimo sostenere anche quella “resurrezione in corso di vita” qui vista e pertanto quelle parole non possono da sole essere decisive.
- nel terzo periodo si nota da subito che verbalmente in esso stride un < Quanto poi > che è grammaticalmente sbagliato nella lettura fatta dalla Cristianità : per continuare a parlare dello stesso argomento, la resurrezione quale essa fosse, non si riprende infatti il discorso con un “Quanto poi”. Quella apertura si fa solo quando si inizia a parlare di un “altro” argomento.
Un “altro” argomento, rispetto alla “reincarnazione”, che le traduzioni oggi proposte dalla Cristianità, assieme alle ermetiche e nascoste parole di Gesù, non rendono facile vedere.
- sul quarto periodo con le esegesi ad oggi proposte non si può trovare alcuna chiarezza: perché mai Gesù mette in campo quella enigmatica frase della Torah sulle antiche figure di Abramo, Isacco e Giacobbe a sostegno, secondo la lettura Cristiana, di una “resurrezione della fine dei tempi” e perché, ancora, essi erano Vivi per Gesù secondo la citazione della Torah, Esodo 3.6, che Egli richiama ?
In merito la Cei dice:
< I patriarchi vivono nell'aldilà, perciò il loro Dio è il Dio dei viventi > (Cei-Ueci 1974)
< Nel contesto dell'Esodo la frase significa che Dio è fedele all'uomo che egli ama;
Gesù si fonda su questo per affermare che il Dio della vita non può abbandonare nella morte coloro che egli ama > (Cei 2008)
Entrambi i commenti non “spiegano” alcunché, essi non spiegano perché “loro”, ovvero Abramo Isacco e Giacobbe, sono citati quali Vivi e non altri come Enoch o Noè che ben prima di loro per le Scritture erano stati “assunti” al cielo.
Nulla di tutto ciò è razionalmente accettabile e la sola lettura che dona a questo passo dei Vangeli “razionalità discorsiva, correttezza verbale e coerenza espressiva” è quella, vedremo, che spiega ed apre il richiamo di Gesù ad Es 3.6 grazie alla lettura che della figura di Abramo fa Filone Alessandrino, lettura già vista e che si allarga alle figure di Isacco e Giacobbe:
“ tutte sono figure che ci dicono di chi -sa ascoltare la voce divina- nel suo invito
ad -abbandonare il proprio “io”-, ovvero il -proprio- paese o patria,
la -propria- casa, il -proprio- padre e, aggiungerà Gesù, madre, fratello ecc.”

Verità ed allegoria questa che, come visto universalmente diffusa nel mondo antico, Gesù riprenderà dalla Torah con queste parole :
< Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli o campi....
avrà in eredità la vita eterna.> (Mt 19.28)
É grazie a questa allegorica Verità che la lettura dei passi di Gesù diventa improvvisamente sconcertante, straordinaria e luminosa come sempre. Questo infatti, con l'inserimento sul testo di Matteo di chiarimenti posti tra parentesi, è ciò che Egli ha detto con quelle parole:

“la resurrezione e la reincarnazione”

“Gesù rispose loro:
- Voi vi ingannate non avendo compreso né le Scritture né la potenza di Dio -
- Quando infatti si RESUSCITA ( rinasce [in vita]) non si prende né moglie né marito,
ma si è come angeli in cielo -
( Le Scritture, che voi non avete compreso, dicono che quando si “resuscita”, ovvero quando si arriva a rinunciare ed a perdere l'io-materialità, si è “deità”, si è come gli angeli in cielo
e questa è la potenza dell'Assoluto : il far sì che chi vive la materia possa essere Figlio di Dio, Vivo, Eternità )
----------------
- Quanto poi alla REINCARNAZIONE ( rinascita dei morti )
non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:
“Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe” -
( quanto alla reincarnazione non avete letto quello che vi è stato detto da Dio ?
-Io sono il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe-
ovvero Dio, l'Eternità, è di coloro che sono come Abramo, Isacco e Giacobbe e cioè è di chi
come loro sa ascoltare quella Voce-Parola-Verbo-Logos di Dio che invita ad abbandonare
il “proprio-io-casa-paese ecc.” per portarsi alla “condizione-regno-paese divino” )
---------------
Ora - non è il Dio dei “morti” ma dei “Vivi” -
( perciò Dio, l'Eternità, anche nella reincarnazione non è dei “morti”
ovvero di coloro che si reincarnano restando nell'errore-morte dell' “io materialità”.
Dio, l'Eternità, è unicamente di coloro che si portano ad essere “Vivi” grazie a quella
“resurrezione-abbandono dell' io”
di cui ci dicono le figure bibliche di Abramo, Isacco e Giacobbe )

Ho qui così anticipato il risultato di una analisi molto approfondita che più sotto farò, analisi complessa ma necessaria alla quale è opportuno anticipare alcune premesse che sono indispensabili ad una lettura liberamente critica :

--- Premesse

- a) Il primo fatto incontrovertibile è la verità, da Gesù stesso confermata e precisata, del suo modo di “parlare in parabole”: è un modo di parlare che è “nascosto” ma non volutamente.
É solo perché si è nel buio dell'io che non si capisce ciò che Egli dice : questo, vedremo, espressamente ci dice Gesù.
Gesù poi, con espressione di Legge e Profeti ben in uso tra i primi Suoi discepoli e seguaci, è per antonomasia colui che parla < in lingue > : veniva così detto di chi, ormai ad una visione superiore, profeta, si esprimeva con modalità, termini sillogismi ed allegorismi che erano di ardua comprensione ai non iniziati, una difficoltà simile appunto a quella di chi debba ascoltare discorsi “in lingua” diversa dalla propria.
È, questo, ciò che anche Socrate con il “Mito della Caverna” diceva avvenire a colui che dopo avere visto la Luce e camminato fuori dalla caverna volesse parlarne a chi legato contempla le ombre: non sarebbe capito prima ancora che creduto.
Dice Isaia di colui e coloro che, visto l'Assoluto, si accingono a parlare quali suoi “inviati” :
< ( l'inviato di Jhwh )... con labbra balbettanti e in lingua straniera parlerà a questo popolo >
(Is 28.11)
Troviamo parole su questo concetto anche in Atti e in molte parti di 1Corinzi dove Paolo ne parla diffusamente:
< ..si fecero battezzare ..(e subito) parlavano in lingue e profetavano >(At 19.5,6)
< (ad) alcuni Dio...(ha dato) il dono..della lingue..>(1Cor 12.29,30)
< fratelli miei...quanto al parlare con il dono delle lingue non impeditelo.. >(1Cor 14.39)
Poco umilmente poi, Paolo dirà anche:
< Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di voi..>(1Cor 14.18)
Gesù su questo argomento, riprendendo parole di Isaia, dirà :
< per questo parlo loro in parabole, perché pur vedendo non vedono
e pur udendo non odono e non comprendono> (Mt 13.13)
Gesù qui, richiamando una Verità espressa nella Torah, dice cioè che il suo parlare, che sembra nascosto, in parabole, ovvero “in lingue”, è tale solo perché è chi ascolta e vede che non sa né comprendere né vedere.

Ricordi bene questa frase di Gesù anche chi legge queste particolarmente difficili righe.

- b) Il secondo fatto, altrettanto incontrovertibile, è quello visto che nella terminologia sapienziale e profetica, non solo Giudaica, il termine “morti” era usato per indicare sia i “morti fisicamente” che coloro che, pur “vivi fisicamente”, erano da considerare “morti alla propria essenza spirituale.
Analogamente poi i termini “vivi” e “viventi” erano utilizzati, oltre che per coloro che sono “fisicamente vivi”, anche per coloro che sono “resuscitati, rinati, convertiti-cambiati di mente”, nulla rilevando il fatto che questi siano “fisicamente vivi o morti”.

- c) In questa analisi si assume e si pone quanto qui ampiamente visto ed approfondito ovvero il fatto che la “resurrezione-rinascita” di cui Gesù ha parlato è una “resurrezione in corso di vita”, la “prima resurrezione” di cui ci dice Giovanni in Ap 20.6 come molti altri, quella “rinascita da vecchi che porta al Regno”, dice Gesù, ovvero la con-versione che fa sì che < non abbia potere la seconda morte >(Ap 20.6).
Non avrà potere, dice ancora Giovanni, quella <..seconda morte..stagno di fuoco..> -fine- che toccherà a invece a <..morte ed inferi..>.
Questa lettura come detto non è nuova : è Verità sostenuta internamente alla Cristianità ed è alla origine della lunga disputa “Cristologica” dei primi secoli, Verità che, vedremo, anche in questa analisi finirà per vedersi -confermata-.

- d) Nei testi di Matteo e Marco che riporto più sotto le precisazioni poste fra parentesi tonda, precisazioni redazionali, nascono da quanto segue:
I termini che la Cei, ma non solo, traduce con “resurrezione”, “risorgeranno” e “risorgono”, come anche “risorgerà” ecc., nei testi originali sono termini che, in modo indifferentemente alternativo, derivano dai verbi grechi “anastrofé=ritornare” e/o “egeiro=suscitare-svegliare-destare”.
Essi quindi sono tutti alquanto generici e, “in sé”, non precisano quello specifico accadimento cui invece oggi le relative “traduzioni ed insegnamenti” inducono “inequivocabilmente”.
Essi, “in sé”, non dicono della Cristiano-paolina “resurrezione dei corpi della fine dei tempi”.
Certamente la stessa genericità che vi è nei citati termini grechi si trovava anche nel vocabolario aramaico in cui si esprimeva Gesù e forse anche nei testi originali degli evangelisti non più a disposizione.
Conferma come vedremo questa “genericità intrinseca” il fatto che in alcuni passi quei termini sono stati “caratterizzati e precisati” grazie a parole “legate” al termine stesso.

- e) La prima parte di queste analisi ed approfondimenti si fermerà ai passi di Matteo e Marco lasciando a dopo alcune considerazioni su ciò che ci dice l'altro dei tre sinottici, Luca, il riconosciuto discepolo di Paolo e quindi il più influenzato dalle interpretazioni “Paoline” di Gesù.

- f) I testi che saranno utilizzati in questa analisi sono quelli del Greco Nestle-Aland nella traduzione presa dal “Nuovo testamento versione interlineare” ed. S.Paolo 1999.
Le importanti e non trascurabili differenze tra questa traduzione e quella della Cei saranno analizzate più avanti.
Le parti che nei testi sono sottolineate sono quelle che vedono tali “differenze” tra la traduzione “puntuale e letterale” Nestle-Aland e quella proposta dal Cattolicesimo secondo quanto riportato nel testo ufficiale della Cei del 1989.
Infine si precisa che la parte del testo di Marco che è posta tra parentesi quadra è come tale ripresa dal citato Nestle-Aland dove viene specificato che essa è così rimarcata in quanto oggetto di discussione tra gli esperti riguardo alla sua originalità; essa in ogni caso non cambia senso alle parole di Gesù comunque la si voglia considerare.

------- Matteo e Marco
Matteo 22
--- domanda dei Sadducei ---
< ( 28) In la “risurrezione”(=ritorno), di quale dei sette essa sarà moglie?
--- risposta di Gesù: ---
( 1 Periodo :)
( 29) E Gesù rispose loro:
Voi vi ingannate non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio
( 2 Periodo :)
( 30) In la “risurrezione”(=ritorno ) infatti non si prende né moglie né marito, ma si è
come angeli in cielo.
( 3 Periodo :)
( 31) Quanto poi alla “risurrezione(=ritorno) dei morti”, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:
( 32) “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe” ?
( 4 Periodo :)
Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi. >

Marco 12
--- domanda dei Sadducei ---
< ( 23) In la “risurrezione”(=ritorno), [ quando risorgono ],
a chi di loro apparterrà la donna?...
--- risposta di Gesù: ---
( 1 Periodo :)
( 24) Rispose loro Gesù:
non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?
( 2 Periodo :)
( 25) Quando infatti “da morti risorgono”(=ritornano), né si ammogliano né si maritano,
ma sono come angeli nei cieli.
( 3 Periodo :)
(26) A riguardo poi “dei morti che risorgono” (=svegliano-rinascono),
non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo:
“Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”
( 4 Periodo :)
( 27) Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore. >


--- Analisi

1) --- domanda dei Sadducei ---
(Mt 22.28) < In la “risurrezione”(=ritorno), di quale dei sette essa sarà moglie?>
(Mc 12.23) < In la “risurrezione”, quando risorgono(=ritornano) , a chi di loro apparterrà la donna?...>

Qui il termine tradotto con “resurrezione”, uguale per Matteo e Marco e derivante dal greco “anastrofé-ritorno”, è lasciato senza “specificazioni”, è nella sua più “generica” espressione.
I Sadducei verosimilmente pensando che Gesù nelle sue predicazioni parlasse di un “generico proseguimento della vita”, “proseguimento” in cui, come è sotteso alla domanda e come abbiamo visto, essi non credono, chiedono a Gesù come, in tal caso, si risolva il problema da essi esposto dei sette fratelli con una sola moglie.

2) --- risposta di Gesù: ---
( 1° Periodo )
(Mt 22.29) < E Gesù rispose loro:
Voi vi ingannate non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio >

( Mc 12.24) < Rispose loro Gesù:
non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture,
né la potenza di Dio?>

Gesù con questa premessa alle sue successive spiegazioni, premessa in cui dice ai Sadducei che essi <..si ingannano...> e < sono in errore > poiché < non conoscono né le Scritture né la potenza di Dio >, ci dice cose fondamentali :
a) Egli ci dice che le Scritture, che i Sadducei non potevano non conoscere, contengono, quando giustamente <..conosciute..> e lette, delle Verità “nascoste”: le Verità che Gesù andrà poi ad esporre.
Sia in Matteo che in Marco Gesù dice poi che è un “ingannarsi” e un “essere in errore” il fatto che non si “capiscono giustamente” le Scritture.
b) Egli poi ci dice che grazie a quelle Verità “nascoste” di cui le Scritture dicono si arriva alla “conoscenza” della <..potenza di Dio..> :
una “potenza” quindi che non può essere la “scontata ed ovvia” possibilità, da parte di un Dio che crea, di “ricreare” nuovamente, dopo la morte fisica, alla “paolina resurrezione finale”, ciò che fisicamente è già stato.
La “potenza” che Gesù rimprovera ai Sadducei di non “conoscere” è certamente “altro” rispetto a questo.
Nessuno che, come anche i Sadducei, creda in un Dio “creatore” può dubitare che Egli possa anche “ricreare”: come è possibile pertanto che Gesù potesse rimproverare ai Sadducei di non “conoscere quel tipo” di “potenza” Divina !.
Sulla “potenza” di Dio la Cristianità vede materialmente: vede infatti proprio questa “capacità” di Dio di “ricreare” il corpo fisico decomposto, ma questa è una visione cieca, limitata e, appunto, materiale.

3) --- risposta di Gesù: ---
( 2° Periodo )
(Mt 22.30) < In la “risurrezione”(=ritorno ) infatti non si prende né moglie né marito,
ma si è come angeli in cielo.>

Nel passo qui riportato di Matteo, come nei due passi riportati al punto 1 ma come anche in Luca, troviamo la stessa espressione: vediamo un letterale < “In la” risurrezione > che portato a lingua corrente è un -atemporale - “Nella resurrezione”.
Correttamente la Cei in questo modo, “in la = nella”, traduce i passi di Marco e Luca mentre il sopra citato passo di Matteo è tradotto, in modo fuorviante, con < Alla resurrezione >.
In questo modo l'avvenimento evocato assume una temporalità futura e da venire che non esiste nella sua versione originale.
Nella espressione “In la-Nella risurrezione” infatti non vi è senso di temporalità: ciò che viene evocato può darsi ad avvenire in qualsiasi momento, ieri, oggi, in futuro, e può quindi verificarsi anche nel “corso della vita” mentre invece l'espressione “Alla resurrezione” induce a pensare al “futuro” evento Cristiano della fine dei tempi.
L'espressione “In la”, ovvero “nella”, in quanto riportata da tutti i sinottici ci porta a dare per altamente probabile che essa derivi fedelmente dalle parole di Gesù: anche questo seppure non certo risolutivo può confermare che per Gesù la resurrezione non era l'avvenimento della fine dei tempi insegnato da Paolo.
Più giusto, logico e corretto sarebbe stato in quel caso esprimersi con “Alla resurrezione” o con “Quando si resusciterà”: è innegabile che per la visione Cristiano-paolina l'espressione “In la-nella” stride, al limite dell'errore essa quantomeno non è pulita, genuina.

4) --- risposta di Gesù: ---
( 2 Periodo )
(Mt 22.30) < In la “risurrezione”(=ritorno ) infatti non si prende né moglie né marito,
ma si è come angeli in cielo.>
(Mc 12.25) Quando infatti “da morti risorgono (=ritornano)”, né si ammogliano né si maritano,
ma sono come angeli nei cieli.

Gesù, subito dopo avere detto perché i Sadducei si sbagliano, spiega la “resurrezione” cui Egli si è sempre riferito ovvero quell'avvenimento che, “quindi”, è visto nelle Scritture e che i Sadducei non hanno compreso.
Gesù dice qui, nei due passi citati, del “ritorno-rinascita-resurrezione” cui si perviene grazie alla “conversione-cambiamento di mentalità-torsione del nous” e che ri-porta l'uomo, spiritualmente “morto” per la caduta nell' “io”, ad una condizione che lo vede < come >, “simile”, agli angeli del cielo.
La versione di Marco ci aiuta, meglio di Matteo, a vedere questo aspetto; Marco dice infatti:
< Quando ...da morti risorgono >
Qui i “morti” sono infatti coloro che, fisicamente “vivi”, sono “caduti nella morte spirituale”: Gesù qui usa quel termine nello stesso spirito di quando disse : < lascia che i “morti” seppelliscano i loro morti >(Mt 8.22) o anche <..chi ascolta la mia parola...è passato dalla “morte” alla vita > (Gv 5.24).
La frase di Marco ci fa perciò vedere un Gesù che dice :
“ Quando...dalla condizione di morte-spirituale si ritorna-risorge-rinasce...”.

5) --- domanda dei Sadducei ---
(Mc 12.23) < In la “risurrezione (=ritorno)”, [ quando risorgono (=ritornano)],
a chi di loro apparterrà la donna?...>
--- risposta di Gesù: ---
( 2 Periodo )
(Mc 12.25) < Quando infatti “da morti risorgono (=ritornano)”, né si ammogliano
né si maritano, ma sono come angeli nei cieli.>
( 3 Periodo )
(Mc 12.26) A riguardo poi “dei morti che risorgono” (=svegliano-rinascono)

Qui vuole sottolineare come, nella fedele traduzione dall'originale Greco citato, i verbi sono tutti in un presente “atemporale”, Gesù infatti dice:
< quando risorgono; da morti risorgono; si ammogliano ; si maritano; sono come angeli..;
dei morti che risorgono >
E' quindi un accadimento, quello della “resurrezione” cui Gesù si riferisce, che può avvenire in qualsiasi momento: oggi, ieri, domani. Nella versione Cei invece, con una tra-duzione che è vero tra-sporto, tutti i verbi sono portati al “futuro” e le parole di Gesù sono divenute:
“...da morti risorgeranno..; ..non prenderanno moglie né marito..; ..saranno come angeli..; ..dei morti che devono risorgere..”.
Viene così portato ad un “sicuro e certo futuro” ciò che invece il testo originale lascia senza temporalità.
Gli originali Nestle-Aland dicono infatti di eventi che, per chi ascolta le parole di Gesù, possono anche essersi già verificati o possono avvenire e prodursi in qualsiasi momento, oggi o domani.
Certamente se Gesù si fosse riferito a qualcosa che poteva avvenire “solo” dopo la morte fisica e nel lontano tempo della fine del mondo, avrebbe usato i verbi al futuro come ha tradotto, con visione paolina, la Cristianità: ma così non è !
Da notare che dicono dello stesso -possibile- “presente” anche il < si è come angeli in cielo > di Mt 22.30 e il <..sono uguali agli angeli..> di Lc 20.36.
Valgono poi anche qui, naturalmente, le considerazioni fatte al punto 3).

6) --- risposta di Gesù: ---
( 3 Periodo )
(Mt 22.31) Quanto poi alla “risurrezione (=ritorno) dei morti”,
non avete letto quello che vi è stato detto da Dio >

Il termine qui tradotto in “risurrezione” è identico a quello usato negli immediatamente precedenti righi 28 e 30 sempre di Matteo e nasce, come detto, dalla neutrale radice del greco “anastrofé-ritorno”.
Qui però esso, a causa di questa sostanziale neutralità e “confondibilità” da Gesù viene caratterizzato e “precisato”, con la specifica “dei morti”. In questo modo quel termine è reso “diverso” da quello, identico, usato negli immediatamente precedenti righi 28 e 30.
In questo rigo così Gesù ci parla di un “ritorno dei morti” e non più del “ritorno-resurrezione-conversione-cambiamento di mentalità” dell'imprecisato stesso termine appena prima utilizzato:
Gesù qui precisa e parla di un “ritorno dei morti” che è la “reincarnazione”;
egli dice : “quanto poi alla reincarnazione dei morti fisici..”.
Se Gesù avesse voluto parlare della stessa “resurrezione-conversione” di cui aveva appena parlato non aveva alcun bisogno e necessità di aggiungere quel “dei morti” e avrebbe usato solo il termine, imprecisato, che aveva appena usato. Egli qui “modifica”, specificandolo, quel termine perché “cambia” ciò di cui Egli sta parlando ed è da sottolineare il fatto che questa “modifica-specificazione” è riportata da tutti e tre i sinottici ed è quindi essa certamente riferibile alle originali parole di Gesù.

7) --- risposta di Gesù: ---
( 3 Periodo )
(Mc 12.26) < A riguardo poi “dei morti che risorgono” (=ridestano-rinascono, ndr ),
non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo:
“Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe” >

Le conclusioni appena tratte per Mt 22.31, si ripetono anche per il parallelo terzo periodo di Marco sul quale però serve una precisazione in più.
Marco, abbiamo visto, ha già utilizzato nel suo periodo precedente il termine “morti” ( Mc 12.25 : Quando infatti “da morti risorgono=ritornano ) con riferimento ai “morti spirituali” ed è per questo che ora, al fine di mantenere la diversità di evento di cui dicevano le parole di Gesù, egli affianca al nuovo “morti” un termine che nasce dal greco “egeiro=destare-suscitare-svegliare” e non più quello da lui utilizzato al precedente rigo 25 che nasceva da “anastrofé-ritorno”.
Questo fatto, il cambiamento del termine da Marco appena prima usato, già da solo denota, dice ed evidenzia con decisione, la “diversità” dei due eventi-fenomeni-temi da Gesù trattati.

Anche qui poi il termine usato derivante da “egeiro=destare-suscitare-svegliare”, come quello derivante da “anastrofé-ritorno” mantiene una intrinseca “genericità e confondibilità” ed è per questo che nonostante il cambio di verbo anche in Marco vediamo la stessa “precisazione-specificazione” già vista in Matteo : il termine qui viene anticipato e legato allo stesso “dei morti.”, ora intesi come in Matteo morti fisici, e le parole di Gesù divengono:
“A riguardi poi dei morti fisici che si reincarnano..”.
Anche qui in Marco, come detto per il parallelo rigo di Matteo, non si vede perché, nella ipotesi che Gesù avesse voluto parlare dello stesso evento-fenomeno, abbia modificato il termine e la formula appena prima usata.

8) --- risposta di Gesù: ---
Matteo 22
( 3 Periodo )
( 31) Quanto poi alla “risurrezione(=ritorno ) dei morti”, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:
( 32) “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe” ?
( 4 Periodo )
Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi. >

Marco 12
( 3 Periodo )
(26) A riguardo poi “dei morti che risorgono” (=rinascono ),
non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo:
“Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”
( 4 Periodo )
( 27) Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore. >

Ai punti precedenti abbiamo visto che Gesù prima, nel secondo periodo, parla e precisa del “ritorno-rinascita-resurrezione-prima resurrezione” ovvero di quel “portarsi al divino” di cui dice tutto il mondo antico e che abbiamo sin qui sottolineato e visto, e poi nel terzo periodo parla della “reincarnazione”.
L'argomento “ritorno-rinascita-resurrezione” Egli lo ha “precisato e tratteggiato” dicendo quali sono le “caratteristiche” di quella “condizione dell'uomo”: l'essere “come” gli angeli in cielo.
Parimenti sull'argomento “reincarnazione”, di cui dice nei passi qui riportati, Egli con evidenza farà una pari “precisazione e tratteggio” ma, come sempre, con parole delle Scritture ed “in lingue” : parla a coloro che, Lui ci dice, “hanno orecchie per capire” .

Per tentare di arrivare vicino a quella comprensione, a quelle “orecchie”, in particolare su questi terzo e quarto periodo servirà una lettura che complessivamente possa dare il massimo delle certezze : una lettura che dovrà vedere al contempo le più complete ed esaustive:
“correttezza verbale”, “razionalità discorsiva” , “coerenza e chiarezza espressiva”

Correttezza verbale

Una vera e propria “scorrettezza verbale”, già prima sottolineata, si pone ben evidente “nella esegesi ed interpretazione Cristiana”: è quella dell'inizio del terzo periodo dove Gesù dice:
< Quanto poi …. >(Mt),
< A riguardo poi …..>(Mc);
Questa è una apertura di periodo che, stessa per Matteo e Marco, si ritrova, se pur tra le righe della sua paolina visione, anche in Luca che dice : < Che poi …..>.
E il fatto che i tre evangelisti che riportano questo episodio citino “tutti” questa “apertura” del terzo periodo della risposta di Gesù, dona la massima certezza possibile sulla sua fedeltà alle parole realmente pronunciate da Gesù ma questa apertura di periodo, < Quanto poi a ...>, è apertura che “può solo introdurre ad un argomento diverso da quello precedente”.
Nella “lettura Cristiana” quindi, che vede Gesù continuare a parlare dello stesso argomento del secondo periodo ovvero la resurrezione, questa apertura è chiaramente “scorretta”.
L' espressione < Quanto poi a ..> diviene invece precisissima e “verbalmente corretta” solo se Gesù, come detto, intendeva parlare di un diverso argomento.
Per precisare meglio, come sostiene la interpretazione Cristiana, l'argomento di cui Egli aveva appena parlato nel precedente periodo del suo discorso, sarebbe stato corretto iniziare la frase con le sole parole che seguono quel “Quanto poi...” così scorretto ed inesatto; Gesù avrebbe cioè dovuto dire:
<...Non avete letto quello che...>(Mt) e <...Non avete letto nel...>(Mc).

Razionalità discorsiva

Nella interpretazione che la Cristianità fa del terzo periodo, la razionalità del discorso è assolutamente assente.
Gesù qui, secondo la lettura Cristiana, va a “chiarire”, a “confermare” ed a “motivare” una “resurrezione corporale che verrà” : la paolina “resurrezione alla Vita eterna della fine dei tempi”, ma per fare questo, per dire quindi di un passaggio lontano e da venire, Gesù “indica e pone ad esempio” di tale evento tre figure che “in passato e senza quell'evento sono già risorte-giunte alla Vita”.
Con questa lettura ed interpretazione il passo di Gesù diviene irrazionale e senza alcun senso.

Per fare un banale paragone è come se qualcuno dopo avere detto che “fra dieci anni tutti, a causa di un fenomeno da venire, diventeremo luminescenti”, per “spiegare e motivare” quanto affermato dicesse “non vedete quei tre che già tempo fa e senza quel fenomeno da venire sono divenuti luminescenti ?”.
Completa irrazionalità dicevo.

Coerenza e chiarezza espressiva

Affinché si possa sostenere che le frasi qui in oggetto siano “chiare espressivamente” non si può fare a meno di dare “chiara” risposta al “perché” Gesù si appelli, nel terzo periodo della sua risposta, al passo della Torah che dice:
“Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe” (Es 3.6)
La interpretazione Cristiana ci dice che quel passo è richiamato per “indicare e mostrare” coloro che “già” sono “Vivi o Viventi”, “resuscitati” -ovvero che sono “come angeli”-.
Ma quel passo, “in sé” , non esplicita affatto il riferimento a questa “condizione” in cui Abramo, Isacco e Giacobbe dovrebbero essere.
Non si può poi non considerare il fatto che per parlare di figure che le Scritture dichiarano “Vive-Viventi” Gesù aveva ben altre possibilità : molto prima di Abramo, Isacco e Giacobbe la Torah ci dice di Enoch, di Elia e di Noè che passarono a quella condizione di “Vivi e Viventi”.
Enoch fu < rapito in cielo >(Gn 5.24) ed Elia < ..salì nel turbine verso il cielo.. >(2Re 2.11).
Noè poi addirittura era < uomo giusto..> che già fisicamente “in vita” <..camminava con Dio..>(Gn 6.9), già in vita era “Vivo e Vivente”.
Per quale ragione allora Gesù ha parlato, in questo contesto, di “quella” frase della Torah in cui sono indicate “quelle” tre figure? . Non vi è “chiarezza” in riferimento a questo richiamo di Gesù, nella lettura cristiana.
Ancora poi, per avere una totale “coerenza espressiva”, è logico vedere un “legame coerente” tra gli addebiti fatti da Gesù ai Sadducei in apertura della sua risposta, quelli di “errare” e di “mancare di conoscenza” della Scrittura, ed il passo che qui nella risposta Egli cita della Scrittura stessa.
Quell' “errore e mancata conoscenza” per Gesù con evidenza sono, anche e qui, la mancata “comprensione” di questo passo della Scrittura: comprensione che però certamente non può essere la “palesemente evidente e chiara” elezione a “Vivi-Viventi”, che ben vediamo in quei testi, di Abramo, Isacco e Giacobbe da parte di Jhwh.
Questo “non poteva non essere capito” anche ai Sadducei”.
Abramo, Isacco e Giacobbe nella Torah sono “chiaramente” < benedetti > da Dio, con essi “chiaramente” in quei testi Jhwh pone la Sua “alleanza-legame”, perché allora Gesù dice ai Sadducei che non hanno capito la Torah anche su questo punto ?.
Evidentemente non è questa “chiara” lettura quella a cui Egli si riferisce dicendo che essi non la < conoscono >.
Alla luce di queste considerazioni nella lettura fatta dalla Cristianità il rimprovero di Gesù ai Sadducei diviene incoerente: Egli infatti non avrebbe dovuto accusarli di “incomprensione” sapendo bene che “non potevano non avere compreso” quella “chiara evidenza” .

La corretta interpretazione e lettura del terzo e quarto periodo

La risposta a queste ultime domande, risposta importantissima, risposta chiara ed evidente una volta vista e che risolve tutte le perplessità fino ad ora esposte, passa dalla interpretazione allegorica delle Scritture, qui vista ed approfondita in particolare nella IV Parte alla analisi su Gn 6.9 e Gn 6.13-37, consegnataci da Filone d'Alessandria.
Passa per quella allegoria che, abbiamo visto, -identicamente- era espressa già nel 2000-1500 aC nelle culture Egizia, Sumera ed Indo-Aria, ma forse non solo, e che è quanto qui riassumo :

La “particolarità e la peculiarità” delle “figure bibliche” di Abramo, Isacco e Giacobbe, ciò che la Torah ci dice “con” essi, ciò per cui Gesù le cita, sta, per tutti e tre e pur dentro a differenze da indagare e spiegare, nel “loro ascolto” di quella “voce divina” che :

“ Invita ad abbandonare “proprie” patrie, paesi ecc. ovvero che invita ad abbandonare la
“ condizione di caduta all' io”,
per entrare nel “paese-condizione” che essa ci indica”
Dice la Torah :
< Jhwh disse ad Abram: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e
dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò..”> (Gn 12.1)

< Jhwh ...disse (ad Isacco): “non scendere in Egitto,
abita nel paese che io ti indicherò. Rimani in questo paese...”> (Gn 26.2,3)

< Jhwh disse (a Giacobbe): “...torna al paese dei tuoi padri nella tua patria ed io sarò con te ...”> (Gn 31.3)

Gesù, abbiamo visto, per dire della stessa Verità, per dire dell'abbandono dell' “io”, aveva già usato la stessa allegoria-simbolismo :
< Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre o madre ….
avrà in eredità la vita eterna >(Mt 19.29)
< Se uno...non odia “suo” padre, “sua” madre...non può essere mio discepolo >(Lc 14.26)

Ora è evidente che il “paese” che Jhwh indica non è alcun “fisico territorio promesso”, come ben ci dice Filone e come già sottolineato in precedenza : è invece “il Regno-Condizione” a cui si arriva grazie all'“abbandono dell'io-materialità” ovvero “uscendo da ogni propria dell'io” cosa, casa, terra ecc.”.
Quel “paese” è il “Regno” -in terra, simile a quello celeste-, di cui ci dice Gesù con il suo < venga il tuo regno..come in cielo così in terra >(Mt 6.10).
E' Paese-Regno-Condizione cui si arriva “Vivi” come Abramo, Isacco e Giacobbe, nell'oggi dell'ascolto di quella voce che a tutti in coscienza parla, voce “divina” che invita ad andare “fuori dall'io-propria casa” per entrare nella “Condizione Paese-Regno del Tutto-Assoluto-Jhwh-Eternità-Vita”.
La particolarità quindi di Abramo, Isacco e Giacobbe è quella di essere diventati “Vivi” grazie a quell'“ascolto” che induce alla “rinuncia all' io-separato-diviso-farisaico” e cioè :
la “conversione-cambio di mentalità”, la “torsione-ritorno”, la “resurrezione”, la “rinascita da vecchi”
indicata da Gesù, la sola strada per riportarsi, divini, Vivi appunto, all'Assoluto, la sola strada che evita la “morte”.
Questo dice la Torah in quel passo e questo Gesù, in linea peraltro con la lettura del suo contemporaneo Filone, vuole fare “comprendere” a coloro che non hanno “compreso” una Scrittura che ovunque, come anche nel bel passo che segue, dice di tutto ciò:
< ...chi vede la visione dell' Onnipotente...cade ed è tolto il velo dai suoi occhi >(Nm 24.4,16)

Il “cadere” qui è allegoria di un “annullamento dell'io” che vede la concomitante “chiara”, ovvero senza “veli-illusioni”, visione-comprensione dell'Assoluto.
Le figure bibliche di Enoch, Elia e Noè, abbiamo visto, non potevano essere citate nel contesto della spiegazione di Gesù poiché esse non hanno avuto “bisogno e necessità” di alcun “ascolto” e di alcun “ritorno”: sono figure che dicono di chi non ha visto la condizione di “morte spirituale”.
É per questo che Egli porta gli esempi di Abramo, Isacco e Giacobbe : è solo di essi che Egli poteva qui servirsi come anche, più sottilmente, è per la stessa allegoria di “ascolto e uscita dal paese-io che porta al regno” di cui quelle figure dicono che Gesù le cita anche in queste altre Sue parole :
< ..molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe
nel regno dei cieli..mentre i figli..saranno cacciati..>(Mt 8.10-12).

Nel terzo periodo della risposta ai Sadducei Gesù parla quindi della “reincarnazione” e sottolinea che questa è strada che si contrappone e/o affianca al “ritorno-resurrezione” visto dalle figure di Abramo, Isacco e Giacobbe.
Con il quarto periodo poi Egli sottolinea e precisa che la reincarnazione di cui ora sta parlando, può essere la strada sbagliata, ovvero lontana dal divino, di chi -resta nella “morte dell'io”-: “Dio non è dei morti” dice, mentre giusta e divina è la strada di “resurrezione-abbandono dell'io”, che rende Vivi, seguita dalle tre figure citate : “Dio è dei Vivi” dirà richiamando la Torah.

--- Conclusioni sulla risposta ai Sadducei

Questa “lettura” delle parole di Gesù e della Scrittura toglie alla intera frase di risposta di Gesù ai Sadducei ogni “incorrettezza”, ogni “irrazionalità” ed ogni “nebulosità ”.
Questa lettura è la “mancata conoscenza della Scrittura” che Gesù rimprovera ai Sadducei, è una “lettura” che certamente si lega agli Esseni ed a quella più antica tradizione Enochica recentemente messa in luce dai professori Gabriele Boccaccini e Paolo Sacchi : tradizione soffocata da quel “farisaismo-separazione nell'io” che Gesù tanto ha criticato.
Sono una tradizione ed una lettura, allegorica, che al tempo di Gesù è studiata ed approfondita da diversi maestri, come ci riporta Filone nei suoi scritti, tradizione e lettura ben riconosciuta giacché anche Paolo dirà, riferendosi alle scritture, che <...tali cose sono dette per allegoria..> (Gal 4.24)
Con la lettura qui fatta di quei passi dei vangeli tutto si chiarisce e la risposta di Gesù ai Sadducei, così finalmente bella, chiara e limpida, spiega a tutti, anche ai Farisei che erano all'ascolto come a noi oggi, la sostanza di quel Suo insegnamento e credo che tutto è nelle Scritture.
Così letta la risposta di Gesù alla domanda dei Sadducei, con termini che aprono quel parlare “in lingue e parabole” e sintetizzata rispetto alla formulazione fatta in apertura di capitolo, diviene la seguente:
“la resurrezione e la reincarnazione”

E Gesù rispose loro:
Voi vi ingannate non conoscendo né le scritture né la potenza di Dio.

Nella “resurrezione” infatti non si prende né moglie né marito, ma si è
come gli angeli in cielo.

Quanto poi alla “reincarnazione”,
non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:
“Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe” ?
Ora, non è Dio dei morti, ma dei Vivi
e la reincarnazione perciò -non deve- mantenere l'uomo nella morte, nell' “io” .

Qui solo ciò che ho sottolineato non è nel testo del Vangelo di Matteo e parimenti si potrà fare con il testo di Marco.
Si vede bene così come questo breve inserimento, che non è che un “sottinteso”, da Gesù che sempre parla “nascostamente”, “in lingue” e “per chi ha orecchie”, può ben essere stato “saltato, sotteso” : chi aveva orecchie per capire poteva capire !.
Si vede anche, così, che le parole della risposta di Gesù, una volta “comprese”, anche da sole sono chiarissime e luminose.



------- Luca

Passo ora, come detto, alla analisi del testo riportato in Luca; questa analisi prende un aspetto particolare per il fatto che, come ben noto, Luca è discepolo di Paolo, egli ha ascoltato ed assorbito il “suo” vangelo, è stato, biblicamente, “legato” dalle sue parole e questo non si può dimenticare.
Al contempo però, come Luca stesso ci dice in apertura del suo vangelo egli, nel cercare < come molti hanno fatto di stendere un racconto degli avvenimenti successi >(Lc 1.1), decide < di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi >(Lc 1.3), e questo certamente può averlo portato, almeno per questo capitolo, sulle stesse fonti di Matteo e Marco.
Il fatto che Luca si senta necessitato a < fare ricerche accurate > da un lato ci conferma che le discussioni, e le contestazioni, rispetto agli insegnamenti paolini, si sono aperti prestissimo, e dall'altro questo ci consente di vedere, anche in Luca, importanti conferme a quanto fin qui detto per Matteo e Marco.

Luca 20

(33) Questa donna dunque, nella (in la) risurrezione, di chi sarà moglie?...
(34) Gesù rispose: I figli di questo mondo prendono moglie e marito;
( 35) ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione quella dai morti,
non prendono moglie né marito;
( 36) e nemmeno possono più morire perché sono uguali agli angeli e,
essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.
(37) Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto,
quando chiama Jhwh: “Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”.
(38) Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui. >

--- Analisi

Il passo di Luca, qui riportato nella versione Cei salvo la parentesi che riporta il citato Nestle-Aland, si sviluppa in modo simile a Matteo e Marco e ci impone le stesse considerazioni, per quelli già fatte, con riferimento alla “correttezza”, “razionalità” e “coerenza”: le conclusioni restano sostanzialmente le stesse, ma alcune precisazioni sono opportune ed interessanti:

- a) Luca trascura la prima parte della risposta di Gesù ai Sadducei per come essa ci è riportata da Matteo e Marco: non riporta il rimprovero per la loro “non conoscenza” della Scrittura.
Questo fatto, che può sembrare trascurabile, lascia invece aperta la possibilità che non capendo il motivo di un tale rimprovero, egli abbia deciso, anche non con pieno volere, di superare quel passaggio incoerente secondo la sua lettura.
Nella sua “lettura” di questo episodio, che è lettura paolina certamente uguale a quella Cristiana odierna, quel passo era poco comprensibile : i Sadducei non potevano non conoscere, per come anche lui Luca -letteralmente- le conosceva, le Scritture e questo anche con riferimento alla “Potenza”, creatrice e ri-creatrice di Dio.
Per questo egli può avere trascurato quel passaggio.

- b) Lu 20.34,35 :
< (34) Gesù rispose: I figli di questo mondo prendono moglie e marito;
( 35) ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo
e della risurrezione quella dai morti non prendono né moglie né marito >

Questo passaggio è diverso da quanto in Matteo e Marco: qui quella che appena prima, nella domanda dei Sadducei da lui riportata era citata genericamente come “resurrezione”, ancora derivante da “anastrofé-ritorno”, viene da Luca precisata come “resurrezione quella dai morti”.
Ora se è vero che da un lato con questa precisazione le parole di Luca si accordano con la paolina “resurrezione della fine dei tempi”, se pure con qualche interrogativo che lascio al successivo punto d) , dall'altro essa si accorda altrettanto pienamente, o anche meglio poiché quei punti interrogativi scompaiono, con la tesi del “ritorno-rinascita-resurrezione”, in vita o meno, sin qui vista e sostenuta.
Luca infatti inserisce un inedito e significativo “figli di questo mondo”.
Ora se per “figli di questo mondo” si prendono e assumono i “figli dell' io-separazione-materialità”, i figli dell'Adam, i “morti” allo spirito, all'anima, le righe di Luca confermano in pieno la “diversa” resurrezione sin qui vista.
- c) Lu 20.35,36 :
<( 35)..quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione quella dai morti,
non prendono moglie né marito;
( 36) e nemmeno possono più morire perché sono uguali agli angeli e,
essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio >

Troviamo anche qui in Luca, nelle parole sottolineate, quella atemporalità dell'avvenimento di “resurrezione” che già avevamo notato per Matteo e Marco : atemporalità che sicuramente pone forti dubbi e toglie certezza alla tesi Cristiana della resurrezione “da venire e lontana”, della “fine dei tempi”.

- d) Lu 20.35 :
<..quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo
e della risurrezione quella dai morti..>

Nel rigo citato troviamo la espressione “.. della risurrezione quella dai morti..” dove la precisazione fatta con il termine “quella” ci impone di vedere come fossero effettivamente in campo delle incomprensioni legate a quei termini e concetti di “ritorno-anastrofé”, anche qui usato, o di “egeiro-destare-suscitare-svegliare” : possibili incomprensioni che imponevano e rendevano opportuno specificare di cosa si parlasse.
Se fosse stato pacifico e chiaro che con quel termine si intendesse la paolina “resurrezione finale dei corpi”, non aveva certo senso il precisarla dicendo “..quella dei morti..”.
Anche questa “precisazione” aggiunta, similmente a quanto detto al punto b) può accordarsi e dire della “resurrezione in vita” sin qui vista : i “morti” qui citati possono essere coloro che, fisicamente vivi, sono caduti nell' “io-materialità”, sono i “morti alla propria essenza spirituale”.

- e) Lu 20.36
< .. e nemmeno possono più morire perché sono uguali agli angeli e,
essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio >

Anche questo passo può essere letto con gli occhi di Paolo o con quelli del Gesù “diverso” sin qui visto.
Il <.. nemmeno possono più morire..> si può infatti riferire ai resuscitati nel fisico, nella materia, alla fine dei tempi, come anche si può riferire a coloro che si sono portati, in vita, ad essere Vivi grazie a quel “ritorno-resurrezione in vita” : anche questi “non muoiono più”, non già nel “fisico” ma in quello “spirito-anima” il cui ritrovamento tanto è stato sollecitato da Gesù all'uomo.

- f) Lu 20.37
< Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto,
quando chiama il Signore: “Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe” >

In questo rigo si può trovare una implicita conferma a quanto sostenuto nelle analisi di ciò che riportano Matteo e Marco: Luca nel riportare, con la sua paolina lettura, le parole di Gesù, opera un cambiamento significativo.
E' un cambiamento importante perché mentre il “Quanto poi ..” presuppone e sottolinea il “cambio del soggetto”, il “Che poi..” di Luca nasconde questo fatto portando la frase ai limiti della correttezza verbale con un “poi” che così è solo un “superfluo ed incorretto” rafforzativo.
La chiusura che provoca a Luca, ed alla Cristianità oggi, la visione paolina delle parole di Gesù, inconsapevolmente lo porta a questa modifica sostanziale e fondamentale dell'originale cui ha avuto accesso : il “Quanto poi” per la “conprensione” di Luca era errato ed egli, non potendone vedere alcuna “altra lettura”, lo trasforma ambiguamente in un “Che poi” che verosimilmente per lui doveva valere quale “E poi che ..”.
Quel “poi” però, lasciato in quel modo, ambiguo, da Luca, non ha senso né motivo ed è quindi solo indice che esso “certamente” faceva parte della frase originale di Gesù con tutto quanto detto quindi in precedenza in merito al “cambio di soggetto” che con esso Gesù ha operato, cambio di soggetto che Luca, da Paolo istruito, non vede.

- g) Lu 20.38
<.. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per Lui >

In questo passo, da Luca certamente riportato pensando alla “resurrezione” del suo maestro Paolo, egli aggiunge un chiarimento, mancante a Matteo e Marco, che verosimilmente doveva nelle sue intenzioni “spiegare il perché” Gesù ha tirato in ballo la frase biblica su Abramo, Isacco e Giacobbe.
Egli dice < perché tutti vivono per Lui >, ma queste parole non spiegano nulla, niente dicono del “perché” -quelle tre figure- sono Vive per Gesù e Torah : esse aggiungono semplicemente un evidente e già chiaro, ai Giudei e non solo, concetto : il fatto che tutti vivono grazie all'Assoluto.
Ma tutto ciò non ha alcuna attinenza e legame al contesto delle precisazioni di Gesù.
Non vi è razionalità, non logica spiegazione, nulla che possa con-vertire menti e cuori : solo una buia, irrazionale ed illogica fede “cieca” può essere mossa da quelle parole.




------- Riflessioni finali

E' difficile oggi, in un mondo largamente “formato, vestito e legato” da insegnamenti Cristiani ed Islamici, ma anche Ebraici, che vedono la reincarnazione quale arcaica ed assurda ipotesi e credenza, dire e sostenere che essa è possibile.
Ma è vero che non pochi, nei primi secoli e richiamandosi agli insegnamenti di Gesù, hanno visto -possibile- la reincarnazione ed è altrettanto vero che, se pur rare le testimonianze fino a noi giunte, anche nella Chiesa vi sono state importanti voci che ammettevano la reincarnazione.
Di queste voci interne alla Cristianità dei primi tempi, voci certamente spesso sopite e poi nascoste poiché viste eretiche e quindi aspramente combattute nella Cristianità paolina, ricordo quelle già in precedenza riportate di Giustino di Nablus e di Gregorio di Nissa ma, vedremo più avanti e qui solo anticipo, soprattutto Origene internamente alla Cristianità credeva e diceva della reincarnazione quale insegnamento di Gesù.
Restando alle parole di Gesù comunque è necessario fare alcune importanti riflessioni :

1/Rf ) La prima importantissima riflessione e considerazione è il fatto che le parole di Gesù non vogliono viste, poiché tali non sono, (a) né quali -negazione- della “reincarnazione” e (b) né quali -critica, disapprovazione e condanna- -in sé- di quel “ritorno dell'uomo alla vita fisica”. Gesù, vuole visto invece, condanna unicamente la -errata- disposizione con la quale si -può compiere o pensare a quel passaggio- :
- condanna unicamente la possibile volontà o desiderio e bisogno, dell' “io”,
di questa illusione, di mantenersi vivo “con” quel passaggio -.
Egli con le parole che abbiamo visto ha ripreso e rimarcato la differenza tra la condizione di “Vita-resurrezione” e quella di “morte-caduta” per ricordare così che il -vero fine- cui l'uomo deve tendere non è la rinascita fisica in sé : pur nascostamente, come sempre, Gesù mette quindi in guardia rispetto al possibile, e certo anche non infrequente, errato percepimento e comprensione del passaggio reincarnazionistico : esso non è, in sé e di per sé, positivo.
Resta però anche da valutare se “sempre” per Gesù la reincarnazione nasca - dal e nel - errore dell' “io-materialità”(c). Vediamo nel dettaglio i tre punti e riflessioni.

a) -negazione della reincarnazione- : questa prima ipotesi è chiaramente fuori luogo e senza fondamento : per “negare” la possibilità della reincarnazione Egli non avrebbe dovuto “argomentare” su di essa, come fa, ma semplicemente dire che essa è -impossibile ed assurda-.

b) -disapprovazione e condanna, in sé, della reincarnazione- : su questa seconda possibilità da un lato bisogna dire, anche qui, che per condannare la reincarnazione -in sè- Gesù avrebbe più semplicemente potuto dire che “quella era strada sbagliata” : non aveva la necessità di -spiegarla-, simmetricamente a quanto aveva fatto appena prima per la resurrezione, tirando in ballo le figure di Abramo, Isacco e Giacobbe.
D'altro lato poi una tale condanna porterebbe a dire che Egli vedeva “negativamente” la vita fisica ma questo è lontano da tutto il Suo insegnamento!.
Gesù non svilisce e non degrada mai la “vita fisica” e nemmeno poteva farlo qui : Egli è “mangione e beone” (Mt 11.19), dice < Guai alla carne che è schiava dell’anima...>(vangelo di G.D.Tommaso logia 112), condanna duramente il “personale sacrificio-privazione-martirio”(Mt 9.13) e ai discepoli che Gli chiedono < Vuoi tu che digiuniamo...> risponde < ..non dite sciocchezze..> (vangelo di G.D.Tommaso logia 6).
E ancora, il regno-conversione cui Egli invita è, come detto, Regno in terra : “venga il tuo Regno...in terra come in cielo” ci insegna a pregare che sia.
Nei suoi incontri, cene e banchetti con dignitari, riscuotitori di tasse, signori, potenti ecc., Egli invita certamente alla “conversione-rinascita-cambiamento di mentalità” ma mai mette in discussione i rispettivi ruoli nel mondo civile : la vita fisica ha la sua validità e le sue regole, quelle di un “Cesare” che Egli mai contesta e che sempre rispetterà.
Possiamo poi vedere il rispetto e considerazione che Gesù aveva per la -vita- in genere, anche dal fatto che Egli non ha mai invitato all'abbandono “eremitico” della vita mondana, non ha mai suggerito di seguire la vita “ascetica” o lontana dal “sociale” : non ha mai invitato a seguire la via, da Lui comunque rispettata, di Giovanni Battista.
Anche nell'incontro con il “giovane ricco” di Mt 19.16 Egli, rispondendo alla sua domanda che chiedeva <..cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna? >, dirà unicamente < osserva i comandamenti > : solo dopo che questi gli dice che li ha sempre osservati aggiungerà:
< Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri... poi vieni e seguimi >
(Mt 19.21)
Per giungere all'Eterno, al regno, l'uomo quindi non ha bisogno di “sacrificio”, di “ripudiare, degradare o svilire una vita fisica che così diviene negativamente vista” : per Gesù la vita deve essere normalmente vissuta, Egli dice in quell'episodio, “osservando” però, e -osservare- qui è il “vedere-comprendere e seguire”, quei comportamenti che nascono non già da un libro ma dall'ascolto della Vento-Ruah Santa e dalla conseguente comprensione-visione del Verbo-Logos : “essi” ci devono guidare e non già la “nostra, dell' io”, volontà e doxa-opinione.
Il capire e seguire quella “voce-principi-comandamenti” sarebbe bastato, secondo Gesù, a quel giovane ricco che tale quindi, ricco e materialmente privilegiato, poteva restare per potersi portare all'Eterno, al Regno.
La “perfezione” che Gesù alla fine suggerisce a quel giovane è solo il -portare all'esterno-, è la “di-mostrazione” o “messa nel lumiere” della “lampada-luce” che una volta trovata è bene fare in modo che altri illumini:
< Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto ?
O non piuttosto per metterla nel lumiere? Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato
e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Chi ha orecchi per intendere intenda ! >
(Mc 4.21-23)
La “perfezione” che Gesù suggerisce è quella che fa sì che l'uomo non -resti- colui < che riceve il seme tra le spine ..(e che, pur in sé ) ascoltando la Parola ( il Logos-Verbo divino )... ( fa che) questa rimane senza frutto ( per gli altri ).> : con quella “perfezione” il giovane ricco si porterà infatti ad essere tra coloro < che portano frutto > (Mc 4.18-20) poiché mostrerà, farà vedere, farà luce” .
Gesù non entra mai nel merito del tipo di vita che fisicamente si conduce e non ne sminuisce mai l'importanza : ogni scelta e tipo di vita sociale può essere portata avanti senza l'errore dell' “io-caduta”.
Così come tutte le strade e tutte le scelte di vita possono vedere questo “mortale” errore, anche una vita “eremitica ed ascetica”, come quella “sacerdotale”, può nascere in quell'errore : non è difficile infatti su quelle strade, e nonostante le parole, mantenere ed anche rafforzare un grandissimo “io” che così, in cercati isolamenti e sofferenze o in alti compiti, spera di “salvar-si” e “meritar-si” una “individuale”, e quindi dell' “io”, vita eterna.
Chi, anche senza rendersene conto, quelle scelte compie seguendo il proprio “io” solo “morte” potrà vedere e quasi solo “morti allo spirito”, quasi solo “uomini-adam”, quasi solo “ubriachi” ed “assonnati” Gesù vede attorno a sé : <..vegliate-state svegli dunque (voi)..>(Mt 24.42), <..li ho trovati tutti ubriachi..>(V.di Tommaso l.31).
Concludendo si può quindi dire che per Gesù la vita fisica vuole vissuta pienamente e fisicamente bene ma assolutamente fuori da quell'errore, l'“io-materialità”, che l'uomo mantiene “se con la volontà di tener-si -quale io- in vita”, si reincarna.
Ed è proprio questo, e non la reincarnazione in sé, che Gesù con quelle parole vuol far capire che è errore da evitare.
Ben altre e ben più chiare e forti sarebbero state le Sue parole anche nelle varie occasioni in cui gli è stata prospettata la credenza nella reincarnazione, se questo passaggio egli avesse voluto, “in sé”, condannare :
anche ciò che Gesù -non ha detto- in quelle occasioni, infatti, conferma la lettura qui fatta.
Da ultimo su questo aspetto vuole detto che una lettura del passo < Ora, non è Dio dei morti, ma dei Vivi > che veda in esso la -condanna- della reincarnazione è un errore facile da compiere : là si è portati da quanto ci arriva, spesso imprecisamente, con riferimento agli insegnamenti delle filosofie Orientali oltre a quanto è normalmente detto e visto sulle dottrine Orfico Pitagoriche.
Ma il “fuggire il ciclo delle reincarnazioni” degli Indo-Ari, come anche quello Orfico, non dice necessariamente di quell' -anelito e brama- del “mondo oltre il mondo” che nasce in una tale lettura, -anelito e brama- in cui tanto facilmente cade chi è nell' “io”, chi è stato fondato sull' “io creato” e ipocritamente così in tal “mondo” vorrebbe che quell' “io” si salvasse.

c) -reincarnazione che sempre nasce dal e nel “errore dell'io-materialità”- : anche questa ipotesi sembra sia da scartare. La possibilità che anche l'uomo “resuscitato-rinato in vita”, senza “io” e quindi ormai Figlio, Eletto ecc., ormai “Logos universale”, dopo la morte fisica possa riportarsi alla vita fisica, sembra da Gesù testimoniata ed accettata.
Può attestare questa possibilità la sostanziale accettazione, nulla Egli avendovi mai obiettato e replicato, della ipotesi di “ritorno-reincarnazione” di Profeti prospettatagli dai suoi discepoli :
<..dicono che tu sei uno degli antichi profeti tornato in vita > (Lc 9.19).
Ma anche un altro passo sembra dire di questa possibilità che, pur personale, a quel punto non è più individuale : alla vita fisica, al -bere il vino “frutto della vite”-, Gesù dice che anche Lui e gli apostoli suoi, tutti, si riporteranno :
<.. questo frutto della vite ... lo berrò nuovo con voi ...> (Mt 26.29) .
Vi sono poi almeno due passi di Daniele e di Enoch, testi entrambi fondamentali per Gesù, che attestano questa Naturale possibilità :
<..Enoch scrisse..per coloro che verranno dopo di lui e osserveranno la Legge fino alla fine dei tempi :
voi aspettate gli ultimi giorni...aspettate finché il peccato sarà scomparso..>(EE CVIII.1)
<..tu (Daniele) va pure alla tua fine : ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni..>(Dn 12.13)

In queste parole infatti non si può vedere altro che l'invito, fatto ai giusti, di aspettare la “fine dei tempi e/o dei giorni” ovvero la fine del lungo periodo di lacerazioni e distruzioni umane, prima di riportarsi alla vita fisica : l'invito ad evitare quei duri ed orribili tempi.

2/Rf ) Il secondo aspetto da sottolineare, aspetto legato a quanto sopra, è quello che nelle parole di Gesù non vi è “condanna” nemmeno della pur “errata”, quando così nata, reincarnazione.
La reincarnazione in sé non è “male” e anche quella cercata dall' “io”, quella -errata- che Egli qui paventa, Gesù sembra piuttosto vederla e mostrarla quale “necessità” :
il “Regno” che Gesù invita a trovare, il portarsi ad essere Vivi, è -fisica condizione umana-, è “regno -in terra- come in cielo” e non è quindi possibile, anche in queste Sue parole, vedere una condanna del “ritorno” ad una vita fisica che “deve” portarsi ad essere “divina-edenica-regno”.
Per Gesù quindi la reincarnazione, pur compiuta in quell'errore, è divina possibilità e necessità al contempo, è strada che pur nata in quell'errore, che -esso- è da condannare, può portare e servire al compiersi di quella “correzione-conversione-cambiamento di mentalità” che è il fine umano.
È strada di “correzione” dura secondo le Sue parole che vedremo più avanti su Giuda, ma strada che si intravvede anche in altre Sue parole :

d) anzitutto si intravvede in quelle parole, riportate nel IV vangelo, da Lui pronunciate in occasione della guarigione del paralitico <..malato da trentotto anni..> avvenuta presso la piscina di Betzata o Betzaeta.
Incontrando questa persona dopo l'episodio della guarigione Gesù gli dice:
< Ecco che sei guarito, non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio >(Gv 5.14)

Con queste parole Gesù ci mostra -l'accadere-, qui le malattie fisiche ma certo anche -ogni altro- accadimento, quale “karmico-armonico divino muovere” che è “il prodotto”, più ancora che “la conseguenza”, di “comportamenti ed errori” qui nostri ma certo anche altrui che tutti ci devono mostrare, fare capire e portarci in vita al “giudizio-scelta-innalzamento”: Gesù ci mostra con quelle parole un accadere “prodotto” di quei “peccati” che sempre seguono al solo vero peccato che è la nascita all' “io”.
E le malattie-accadere, dice qui Gesù, possono essere “prodotto”, di quell'unico peccato che si presenta produce e mostra nel corso della vita ma anche, come potrebbe essere in questo caso in cui la malattia sofferta sembra esistere dalla nascita o almeno da molto giovane età, quel “prodotto-malattia-accadere” potrà presentarsi e prodursi alla reincarnazione a nuova vita.
Vedremo più avanti come Enoch, cui Gesù si lega, attesti questa prospettiva.

e) un altro passo che questo legame può attestare è il passo che ci riporta Marco del paralitico cui sono rimessi i peccati e viene guarito.
In quell'episodio Gesù dapprima dice < Figlio, ti sono rimessi i peccati > e poi, rivolto al perplesso uditorio, chiede :
< Che cosa è più facile dire al paralitico : “Ti sono rimessi i peccati ?” O dire “Alzati, prendi la tua barella e cammina?” Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, “Ti ordino -disse al paralitico- alzati, prendi la tua barella e va a casa”..> (Mc 2.1-12 )
Gesù anche qui, come nell'episodio della piscina di Betzata, lega seppur qui più nascostamente, peccati-errare ed infermità : con queste parole ed episodio Egli vuole affermare, dire e -mostrare-, che il -vedere e portarsi- alla condizione di “Eletto-Figlio dell'uomo-Figlio di Dio”, alla universale-unica ed inindividuale condizione cui anche Lui è pervenuto, permette e consente all'uomo, a ciascun uomo, sulla terra, di eliminare i peccati-errori come anche le infermità-malanni che, anche non direttamente e linearmente, a quelli conseguono.
Togliere i peccati-errori non è facile, dice Gesù, ma portatisi alla condizione di “Eletti-Figli” essi si tolgono e con essi si possono togliere anche i malanni.
Gesù, è indubbio, aveva poteri speciali, aveva la facoltà di compiere miracoli, facoltà che nella storia altri avranno e tutti, anche Gesù che come ci dice Pietro fece <..miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò ... per opera sua..>(At 2.22), dicono chiaramente che -non sono loro- ad operare quei prodigi : quella facoltà e capacità qui servirà a Gesù, ancora una volta, per fare -capire cosa è- il “Figlio dell'uomo-Figlio di Dio-Unto-Cristo” sin qui visto.

Faccio qui un piccolo inciso.
Per la Cristianità in questo passo gli interrogativi sono forti : se Gesù non giudica e se è solo al giudizio finale che saranno giudicati i peccati, quel “sulla terra” e quella “remissione” non si spiegano : solo un fideistico, non razionale e cieco affidarsi chiude quelle domande, come tantissime altre, ed è solo con una lettura che contempli quanto qui visto e detto sul Gesù “diverso” che quel passo vede razionalità e si può capire.
La credenza in una “reincarnazione” karmica era visione che non mancava, era certo discussa e messa in dubbio ma anche da alcuni evidentemente sostenuta : questo ci dice la domanda rivolta a Gesù dagli stessi apostoli quando, incontrando il cieco dalla nascita, gli chiedono: < chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco ? >(Gv 9.2) .
Ma è possibile, se pur senza certezze, vedere credenza nella reincarnazione anche nelle parole <..sei nato tutto nei peccati..>(Gv 9.34) pronunciate dai sacerdoti del Sinedrio allo stesso nato cieco che Gesù aveva guarito.
E a questo proposito non si spiega, se non in queste letture, come mai Gesù non si sia mai sentito in dovere di contestare e parlare contro quella credenza forte e indubbiamente anche larga.
Vedremo più avanti, nei capitoli su Origene e Giuda, altre parole di Gesù che testimoniano che anche Lui pensava e vedeva un tale, karmico, processo umano.
Da ultimo poi, e non ultimo, bisogna dire e sottolineare che Origene, come vedremo, sosterrà che fosse -dottrina di Gesù- proprio la reincarnazione karmico compensativa.
Tra parentesi poi, su questo tema, anche l'insegnamento Orfico-Pitagorico sulla necessità di “fuggire dal cerchio delle rinascite” si potrà forse vedere in questa luce : può essere infatti vista una -necessità di fuggire- dal -bisogno dell'“io”- di reincarnarsi, una necessità di fuggire una reincarnazione che, così cercata e voluta, può solo portare al fisico patire ed alla sofferenza dell'uomo .
Questo peraltro è quanto dice la dottrina dell'Induismo che vede nella casta degli intoccabili proprio chi ha seguito un tale destino, una dottrina che oggi vede però, per me, assurde norme e regole sociali, norme e regole che finiscono col confliggere con le Verità di quella stessa dottrina.

f) infine un importante passo che vuole visto è il seguente :
< Quando uno spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo,
ma non ne trova. Allora dice: “Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito.
E tornato la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori
ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima.
Così avverrà anche a questa generazione perversa..>(Mt 12.43-45)

Molte qui sono le lacune della lettura proposta dalla Cristianità : perché mai deve uscire, dall'uomo in vita, lo spirito immondo e perché una volta uscito non trova che -luoghi aridi- che lo fanno soffrire mentre la terra è dichiarata il regno del demonio ?.
Ma ancora perché al suo rientro in quella casa-uomo questa è -certamente- spazzata ed adorna e perché infine quella nuova condizione dell'uomo -deve- diventare peggiore di quella precedente ?.
E poi infine, perché questo accadere deve essere per l'umanità intera che Gesù vede quale <..perversa e adultera..>(Mt 12.39) ?.
Il passo invece diviene lineare e chiaro nella prospettiva della reincarnazione che, nel caso sia fatta con spirito cattivo ovvero da chi è “perverso ed adultero”, nei sensi qui chiariti, diviene sempre peggiorativa, karmica, compensativa e correttiva .
Dice così quel passo : l'anima-spirito immonda, adultera ovvero che si è data ad altro dal Tutto-Assoluto, alla morte fisica si trova a vagare in spazi-condizioni che non le permettono di vivere ed è così portata a reincarnarsi, a ritornare al luogo-abitazione in cui può vivere.
Questo passaggio sempre la porta ad un corpo pulito, adorno e vuoto, la nuova vita fisica, che subitamente ella riempirà con altri errori e falsità portando questo nuovo “io-uomo” a condizione peggiore di quella della precedente vita fisica.
Questo, dice Gesù, avviene a chi, adultero, resta nell'errore dell' “io-materialità”.

3/Rf ) La terza riflessione è quella che, come dicevo, con queste analisi e lettura finisce per confermarsi pienamente, aggiungendosi alle tante altre conferme qui viste, la “diversa” resurrezione insegnata da Gesù : la “resurrezione-conversione-cambiamento di mentalità” -in corso di vita- .
Insegnamento che tutto il mondo antico ha sempre dato e “resurrezione-conversione” che Socrate accredita ai “veri-autentici filosofi-amanti della Sapienza” ovvero a chi, inesistente in-sè, ha saputo -portarsi- ad una “Sapienza” che è uno con il Vero, con il Logos-Principio, con l'Assoluto.
Una resurrezione-conversione “in vita” che ancora altre importanti parole di Gesù, vedremo in seguito, confermano.

4/Rf ) Gesù parla qui quindi della “reincarnazione” ma non si può negare il Suo scarsissimo dire su questo argomento.
Questo fatto forse non nasce solamente da quel tanto richiamato e generalizzato, per Gesù e per tutto il mondo antico, “parlare nascosto” e per chi “ha orecchie”, delle Verità. Un'altra considerazione possiamo fare credo, nel merito.
In ogni ambiente e cultura, quale l'ambiente Giudaico cui Gesù si è rivolto, che sia stato formato sugli insegnamenti dell' “io-da un Dio-creato”, dell' “io-separato”, parlare della possibilità, pur fuori dall'errore visto, di reincarnarsi, può essere pericoloso.
Senza una adeguata preventiva preparazione sul “ritorno-resurrezione-cambiamento di mentalità” necessario in vita, la reincarnazione è immediatamente vista quale “eternazione dell'io-creato” e così non fa che approfondire la “caduta e l'errore”.
Forse in questo si può vedere la causa della scarsità di Sue parole sulla reincarnazione.

5/Rf ) Una ultima considerazione infine si può fare : con questa lettura così piena e completa di quel passo di Gesù mai convintamente ed esaustivamente spiegato, si -riapre pienamente- e per me anche -definitivamente si chiude-, la questione “Cristologica” : si rivede e si conferma così pienamente la Verità del Gesù -uomo come tutti- che in vita si è portato a “condizione divina”, a “figlio di Dio”, Verità che è stata a lungo all'interno della Chiesa sostenuta, studiata ed insegnata.
In linea con quanto sin qui visto infatti vari maestri cristiani dei primi secoli ed una importante scuola teologica, quella di Antiochia, vedevano ed insegnavano Gesù quale “uomo come tutti gli altri” che si era portato in vita a quella condizione “divina” che le Scritture, e Gesù, dichiarano essere condizione di “figli di Dio”.

Dopo quanto sin qui visto sulle parole di Gesù in merito a “resurrezione e reincarnazione”, riprendiamo la lettura di altri importanti passi dei Vangeli.
Sono passi per i quali non è facile, da subito, dalle prime letture, vederne i legami con il Gesù “diverso” qui presentato ma sono passi problematici anche per la visione paolino-Cristiana.
Alla fine essi però, in questa lettura, si vedranno finalmente pieni, luminosi e senza più alcun punto interrogativo : senza più i forse e perché che invece, nella lettura Cristiana, essi mantengono.
A questo molto di quanto seguirà nelle altre parti di questi scritti è dedicato.





 
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askerella
view post Posted on 13/6/2016, 18:09     +1   -1




@Ben
Vedo che non mi hai risposto.
Spiego meglio la mia domanda.

Tu nei tuoi post parli di "condizionamento paolino-cristiano".
Ok, allora ipotizziamo questo condizionamento.

E confrontiamolo con il "condizionamento sinottico".

Scrivi:
CITAZIONE
La straordinaria uniformità che si riscontra nei tre evangelisti fa dire che questo episodio sia da essi esposto in modo verosimilmente fedele a quella fonte Q che gli esperti mettono ad origine dei sinottici.

Dunque tu affermi/accetti che c'è una Fonte Q e affermi/accetti una certa "straordinaria uniformità" tra 3 evangelisti.

Domanda: siccome Gesù non ha scritto niente, neanche la Fonte Q, chi ci dice che lo scrivano della Fonte Q non si sia inventato tutto oppure inventato parzialmente?
Domanda2 : se 3 evangelisti (o 3 comunità cristiane a loro facenti capo) si sono messi d'accordo per creare un certo "condizionamento" , tu come fai ad estrarre il vero pensiero/parola di Gesù?
Domanda3 : come fai tu a stabilire che il "condizionamento sinottico" è migliore del "condizionamento paolino" ? Magari all'epoca tutti lavoravano per far funzionare il condizionamento che gli pareva... tu che ne sai? Chi ti dice che gli evangelisti erano in buona fede mentre Paolo no?
 
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Ben Adam1
view post Posted on 17/6/2016, 14:02     +1   -1




Askerella,
scusa, ho risposto ma chissà dove, riprovo.

1) parlo di fonte Q solo perché dagli studiosi è messa alla base di molte delle parole di Gesù che sono nei vangeli. Ma ci fosse o no non è determinante. La straordinaria unità di QUELLE parole fa dire da sola che, verosimilmente, esse sono le parole realmente pronunciate da Gesù.
2) il (possibile) vero pensiero/parole di Gesù si può ricavare, per me, a) restando alle sole Sue parole riportate, con molti vagli e primo fra tutti quello delle condizionate traduzioni,
b) cercando di capire quelle parole tutte e senza vuoti, andando oltre la prima evidenza (ricordo che chiudeva spesso i suoi discorsi dicendo "chi può capire capisca")
3) il solo condizionamento che io vedo è quello della visione e comprensione paolina di Gesù, quella che la Cristianità ha assunto per giusta ma che è profondamente farisaica, separatrice. Tra i vangeli sono Luca e Marco i più esposti a questa influenza. Come detto, il Gesù insegnato dai GrandiApostoli (2Cor) come anche dagli Ebioniti e molti altri, fu combattuto da Paolo, seguito da Pietro, che "il SUO Gesù e vangelo" ha insegnato.
Quello "che ne so" è solo ciò che ho personalmente ho ricavato con molto tempo, molti approfondimenti e molta fatica. Ed è anche frutto di di ciò che la vita mi posto davanti.

Per altro, se vuoi, puoi (gratuitamente) scaricare il testo che indicavo: "il Gesù diverso" a firma Ben Adam, su Academia.edu
Sono 500 pagine e qui riassumerle non è possibile.
Saluti
@benadam49
 
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askerella
view post Posted on 17/6/2016, 22:38     +1   -1




Ok, ho letto la tua risposta.
Ma secondo me non cogli quello che sto cercando di dirti.
Non cogli ancora la mia domanda.
Vediamo se nei prossimi giorni riesco a formularla più chiaramente e farmi capire.

Non è questione che io possa leggere le trattazioni che proponi.
È questione che andrebbe risolto il quesito di base.
Ci sono troppi punti dati per scontati. Che scontati non sono.
(O almeno si dovrebbe spiegare DOVE sta la scontatezza).

"Il solo condizionamento che io vedo".
Ecco, sì, ma siamo 7 miliardi di individui sulla terra e vediamo cose diverse.

"Tempo e fatica e vita (vissuta)".
Lo stesso posso dirti di me stessa. E di tanta altra gente, che non la pensa come te.
Chi "vince"? Chi ha ragione?
 
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Ben Adam1
view post Posted on 18/6/2016, 06:19     +1   -1




Askerella,
Una "questione base" canonicamente scientifica, non c'è e credo non potremo mai averla o trovarla.
Ci sono i vangeli, con il grado di storicità ed affidabilità che ognuno ritiene di dar loro. E sono da interpretare e certo è impossibile che si possa arrivare a vedere tutti allo stesso modo ma nella interpretazione entra in gioco la rigorosita' e la capacità di approfonfimento di cui ciascuno è dotato ed e in grado di avere o ha voglia di darsi.
Ciò che io affermo, quindi, è dentro tutto ciò ma è fermo ad un punto imprescindibile per me: la razionalità.
Se vuoi per assurdo e proprio il Gesù "diverso", gnostico, ermetico, antitetico a quello cristiano e con un messaggio già visto nel mondo millenni prima di lui, è proprio questa nascosta natura, ciò che dona anche storicità a quella figura.
Ma scienza e storia canoniche sono altro.
Saluti
@benadam49
 
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view post Posted on 21/6/2016, 10:40     +1   -1
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Tutta questa immonda pappardella priva di ogni fondamento metodologico viene staccata dalla discussione (che rimane borderline ma è ancora accettabile) e viene trashata.
 
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8 replies since 11/6/2016, 22:20   163 views
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