Credo che Schirone si riferisca a tema un pò diverso.
Comunque, a parte i "titoli" che cambiano parecchio a seconda di edizioni varie e sono una suddivisione tematica molto generale (certamente non vincolante per nessuno) - i capitoli e versetti sono stati introdotti in due fasi. E neanche quelli sono vincolanti, ma soltanto convenzione per capirsi meglio a livello pratico.
La divisione attuale è stata inventata circa dal 1200 al 1500 ad opera di Langton, Pagnini, Estienne (inglese, italiano, francese). Accettata ed adottata anche dagli ebrei (per l'AT) perché è sembrata loro una buona idea.
Un riassuntino veloce qui
http://it.aleteia.org/2016/03/08/chi-ha-di...-e-in-versetti/Ma appunto mi sembra di capire che Schirone dica un'altra cosa. Ora rispondo anche a quella.
CITAZIONE
Approfitto di questa ultima discussione sulle traduzioni, per porre una questione: i versetti biblici nel testo masoretico sono delimitati dal segno sof pasuq, praticamente l'unico segno di punteggiature simile ai due punti, ma traducendo siamo costretti ad inserire ulteriori segni di punteggiatura. La tipica costruzione parasintattica ebraica lascia molto spazio all'nterpretazione dei nessi logici e ipotattici del discorso. Ma come si fa a individuare e distinguere i versi poetici e gli accapo, come di fatto fa la nuova traduzione Cei-2007? Esiste sul web qualche lezione che spiegli la corretta divisione del versetto in versi poetici?
Credo che problemi similari si riscontrino anche nei testi antichi greci (biblici e non). E anche in certi latini (?).
Nelle traduzioni fatte dagli ebrei (italiani e americani) che ho letto finora non mi sembra di aver trovato differenze così sconvolgenti rispetto alle traduzioni "occidentali" cristiane - siano esse CEI o di altre conferenze episcopali e/o di altre confessioni cristiane.
Chi arriva a studiare l'ebraico per fare studio biblico non si ferma in genere alle traduzioni cosiddette "liturgiche" quali la Cei2007-2008. Quindi non so se ha gran senso discutere le scelte di un testo che nasce appositamente con uno scopo non-di-studio. Cei 2007-08 è abbastanza "buono", ma sta indirizzato come scopo principale a quello di una TILC.
L'argomento rimane comunque interessantissimo e credo che tale "disputa" (sulle suddivisioni e punteggiature) sia probabilmente in atto da circa 1500 o 2000 anni. O forse anche da prima?
Quindi se tu aprissi un Topic a parte con un bel titolo, magari qualche utente esperto in queste tematiche potrebbe risponderti meglio di me.
CITAZIONE (schirone @ 17/9/2016, 01:52)
2. Non è questione di canone, né di testo della Bibbia, i cui diritti di autore ovviamente non esistono, ma di traduzione. Le traduzioni sono sottoposte a diritto d'autore. E e alcuni o tutti i diritti possono essere riservati. E il loro utilizzo sottoposto a particolari clausole. Se prendi una bibbia Cei 2008 cartacea, leggi la seconda di copertina e ti rendi conto. Io scrivo anche per una rivista cattolica, Omelia Temi di predicazione, della Edi di Napoli, che paga alcuni diritti alla Cei e alla Libreria Vaticana per mettere solo parti testi biblici all'interno della pubblicazione. Pensa un po' tu! Per il resto l'uso privato e non a scopo di lucro dei testi Cei o Vaticano può essere fatta liberamente.
Ah, è vero, che scema. Sono le traduzioni che hanno il copyright.
Come in altri settori che conosco meglio, professionali o amatoriali, c'è anche qui un mondo ufficiale o uno ufficioso. C'è una teoria e una prassi. E i non addetti ai lavori spesso seguono prassi che inficiano e sconvolgono la teoria - a volte facendo bene, altre volte male.
Sì, una delle prime cose che ho fatto è stata andare a vedere i copyright delle bibbie e pubblicazioni varie cartacee che ho in casa. Fanno tutte riferimento alle solite società, italiane o estere, che detengono i vari diritti. Oppure alla casa editrice (che avrà acquistato i diritti).
Ci sarebbe da dire che nelle parrocchie italiane, e/o in vari gruppi cristiani, quando un prete o un laico "compone" in modo casalingo un librettino o opuscoletto settimanale o mensile informativo religioso, oppure quando cura un mini-sito o un blog parrocchiale... beh, io dubito che vada ad acquistare diritti dalla CEI. Certamente forse qui rientriamo nell' "uso privato" di studio... ma il confine è talmente labile.
Tu hai notizie di come si comportano le altre conferenze episcopali e la Chiesa in generale al di fuori dell'Italia su questo argomento?
Inoltre, hai idea di come funziona il diritto internazionale in riferimento al Tanakh e alle sue traduzioni? Ho visto che esistono edizioni più o meno "prestigiose" anche nei siti che trattano editoria ebraica... quindi mi chiedevo di quali traduzioni disponiamo noi sui siti internazionali che abbiamo indicato.
(Và a finire che quel geniale messianico che aggiunge il puntino alla vav e traduce "Yehuwah" può anche aver ragione. Chi può dirlo? Scherzo
. Ma quel signore ha fatto peraltro un lavoro di comparazione col greco e con il paleo-ebraico non indifferente, un lavoro geniale se non fosse così "settario" perfino rispetto ai "normali" ebrei messianici. Divertente, e densa di significato, ad esempio la traduzione di Elohim come "Dio di tutti" - nessuno escluso. Grande
Continuo a non linkarlo, perché è meglio di no, trovandoci noi in sito di studio accademico o comunque scientifico).