Studi sul Cristianesimo Primitivo

Repulisti nr.1, Ove la sintesi non poté nulla, calò la mannaia.

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Lorenzo M
view post Posted on 11/10/2017, 16:52     +1   -1




CITAZIONE
Il nome di Marco (usato in ambienti pagani: in realtà si chiamava Giovanni) ricorre più volte negli Atti degli apostoli, nelle lettere di Paolo e di Pietro.
Non ho motivo di non considerarlo autore del protovangelo. Mi fido di quanto disse Giustino, nei suoi Dialoghi, che chiamava questo vangelo con l'espressione "Memorie di Pietro".
È appurato dagli esegeti ch'egli non ha scritto il vangelo di getto, ma si è servito di vari materiali preesistenti, orali e scritti. Tuttavia egli non è un semplice compilatore, poiché è ben visibile l'impronta della sua personalità, tant'è che viene definito "interprete di Pietro" (è Papia, vescovo di Ierapoli, il primo ad attribuirgli la paternità del testo, il quale, a sua volta, aveva ricevuto la notizia dal presbitero Giovanni, vissuto nell'ambiente efesino nel 90-120).

L’unica volta che Marco è, in tutto il Nuovo Testamento, collegato a Pietro è nell’epistola dello stesso (1Pt 5.13), anche se devi considerare che (1) la lettera è pseudepigrafa e tarda, e (2) Marco (e varianti), a Roma (“Babilonia” in 1Pt), era un nome molto comune, quindi Dio solo sa chi fosse.
Di Giustino e di Papia non possiamo fidarci perché appartengono ad un’epoca ormai troppo tarda, e comunque le loro informazioni sono così ampie, generali (e in certi punti proprio sbagliate, per lo meno apparentemente) che (1) non siamo sicuri che loro intendessero quello che noi intendiamo, e (2) anche se lo intendessero, non potrebbero essere presi troppo sul serio. Al contrario, non abbiamo motivo di credere che Marco scrisse tale vangelo, siccome non c’è la sua firma, e Giustino, il primo che ci parla direttamente di queste “memorie di Pietro” (Papia è citato in modo indiretto da un autore successivo, quindi non si può sapere con certezza contesto, genuinità, ecc.), è del II secolo! Anzi, ancor di più! Le prime fonti che citano detti di Gesù ritrovati nei vari vangeli (come la Didaché; alcune citazioni le ritrovi anche in Paolo, ma lui è anteriore ai vangeli quindi non credo possa valere) non li ascrivono ai quattro famosi evangelisti!*
Se proprio desideri sapere quello che gli “esegeti” hanno “appurato”, ti consiglio l’introduzione al vangelo di Marco che trovi in R. E. Brown - J. A. Fitzmyer - R. E. Murphy, edd., Nuovo Grande Commentario Biblico (Brescia: Queriniana, 2014, 3a ed.).


*Sui vari agrapha di Gesù negli scritti antichi, vd. M. Pesce, Le parole dimenticate di Gesù (Milano: Mondadori, 2004).

CITAZIONE
La sua rottura con Paolo la attribuisco alla volontà troppo ellenistica che aveva costui di condurre la predicazione a favore del Cristo risorto, con cui si escludeva la liberazione della Palestina dai Romani. Per questo si sentiva più vicino a Pietro.

Ti chiedo, ancora una volta, di darmi fonti su queste “fratture” tra Marco e Pietro. Non supporre, come mi sembra di intuire, che il fatto che Marco non metta il “finale lungo” faccia supporre che lui non credesse nella resurrezione, che invece esplicitamente menziona (vd. Mc 9.31; 10.34; 16.6)! La resurrezione è cardine di tutti i cristianesimi antichi di cui siamo a conoscenza! A meno che non mi vengano date prove fondate e fonti primarie valide, mi spiace ma devo rigettare tutte queste come mere speculazioni fantasiose.

CITAZIONE
La riconciliazione tra Paolo e Marco avvenne infatti quando ormai era inutile sperare in una parusia a tempi brevi e quando la disfatta d'Israele era prossima. E non a caso la riconciliazione tra i due avvenne a Roma, dove egli poté riprendere i contatti anche con Pietro, e concludere il vangelo, il quale subì poi varie interpolazioni di matrice paolina, come il titolo, le pericopi del battesimo di Gesù, della trasfigurazione, la seconda finale ecc.
Alcuni esegeti hanno creduto di vedere la firma di Marco in quel giovanetto che, nell'orto degli Ulivi, mentre Gesù viene catturato, scappa via nudo, lasciando in mano alle guardie il lenzuolo che lo ricopriva. In tal caso avrebbe conosciuto Gesù da bambino.

Reitero quanto detto prima. Ho bisogno di fonti primarie che corroborino questa fitta serie di accordi e disaccordi.

CITAZIONE
Come puoi sostenere che “buona parte dell’entourage di Gesù si formò nei primi anni della sua predicazione, che avvenne in Galilea, quindi non mi sorprenderei se addirittura tutti i discepoli fossero stati galilei”?
Se fosse stato così, il IV vangelo non avrebbe scritto il contrario, e cioè che gli inizi della sua predicazione avvennero in Giudea, a contatto con l'ambiente battistico, da cui egli si staccò quando decise di fare l'epurazione del Tempio, che il Battista rifiutò.

Il primo luogo in cui Gesù “manifestò la sua gloria” e “fece il suo primo segno”, secondo Giovanni, è Cana di Galilea (vd. Gv 2.11). Anche la seconda città menzionata nei viaggi di Gesù, Cafarnao (Gv 2.11), è in Galilea. Dopodiché, Gesù scende a Gerusalemme (Gv 2.13), ma è già evidente, sia da quello raccontato prima, sia da quanto narrato nel racconto stesso (come in Gv 2.17), che i discepoli erano già tutti presenti. E con altri in questo forum ti chiedo, come sai che il Battista si rifiutò di fare tale epurazione?

CITAZIONE
Gesù si rifugiò in Galilea dopo il fallimento dell'occupazione del Tempio, cui anche i farisei, pur ostili ai sadducei, non vollero partecipare, salvo poi scusarsi, con Nicodemo, di non averlo fatto.
Fu costretto a emigrare perché sicuramente l'avrebbero arrestato, anche se lì per lì non lo fecero in quanto rimasero spiazzati, non aspettandosi un atto così coraggioso.

Ho bisogno di fonti a corroborare questo.

CITAZIONE
Che Gesù fosse un giudeo e non un galileo se ne accorse subito anche la Samaritana, sentendolo parlare.

Non confondere “Giudeo” come “di religione ebraica” (e in tal senso, opposto alla religione samaritana) con “Giudeo” come “della regione della Giudea”.

CITAZIONE
Il vangelo marciano non sa quasi nulla del Battista, e quello che riporta non l'ha certo scritto Marco. Doveva per forza sostenere che la predicazione gesuana iniziò in Galilea. Persino la chiamata degli apostoli è tutta inventata.

Sto or ora scrivendo un articolo sui detti del Battista in Marco. Ancora non l’ho finito, se vuoi quando finisco te lo passo, ma comunque ti assicuro che quello che trovi in Marco è più antico di Marco stesso!
Come fai ad essere così sicuro che la chiamata degli apostoli sia “tutta inventata”?

CITAZIONE
L'accusa religiosa di cui parla Gv 10,33 non sarebbe mai stata sufficiente per condannare a morte qualcuno da parte di un qualunque procuratore romano. Anche un folle può dichiararsi “figlio di dio” e non per questo risultare politicamente pericoloso.

Bastava che Gesù fosse un motivo di discussione. Non stiamo parlando della condanna a morte di un cittadino romano, stiamo parlando della condanna a morte di un ebreo (gli ebrei non erano molto simpatici ai Romani) di una sperduta provincia dell’impero. Per parafrasare Ehrman, per il procuratore era solo un’altra pratica della giornata.

CITAZIONE
Per i Romani ci vorrà ancora un po' di tempo prima di capire che la negazione della qualifica “divina” all'imperatore, da parte dei cristiani di origine pagana, costitutiva un atto di slealtà politica che andava sanzionato. Finché lo facevano gli ebrei, così caratterizzati etnicamente, la cosa non risultava così fastidiosa o pericolosa, anche se di tanto in tanto venivano espulsi da Roma o fatti oggetto di pogrom. Gli ebrei erano odiati dai Romani non tanto perché negavano all'imperatore la qualifica divina, quanto perché si ribellavano continuamente, non meno dei Germani, anch'essi indifferenti ai titoli mistici del principe.

Perché i “cristiani di origine pagana”? Già al tempo di Paolo (che, tra l’altro, era ebreo) moltissime comunità sia in terra santa che fuori ascrivevano delle qualità divine a Gesù (vedi il saggio di Hurtado al riguardo). L’idea che la divinizzazione di Gesù sia pagana viene dai Testimoni di Geova.
Le motivazioni di persecuzione dei cristiani erano varie e su vari livelli. Alcuni li vedevano come le cause di disastri naturali (causati da dei irati di avere in quelle città gente che non li venerava), come dei capri espiatori (vd. Tacito, Annales, 15.44), ecc. Le persecuzioni di vera e propria lesa maestà magari iniziarono quando divenne obbligatorio fare sacrifici o suppliche all’imperatore, verso il II secolo (e in questo ambito, trovi sia l’Epistola 10.96 di Plinio il Giovane, sia le testimonianze sui “lapsi” della Chiesa e su tutto quello che essi comportarono).

CITAZIONE
In ogni caso i vangeli non possono essere presi così come sono. E' dai tempi di Reimarus che si fa differenza tra Gesù storico e Cristo teologico.

Ma infatti non sono io che li prendo ben troppo alla lettera.

CITAZIONE
Quanto alla Sindone, mi sono andato a leggere molti testi pro e alcuni contro (quest'ultimi, d'altra parte, sono molto pochi) e ho tratto questa conclusione: quando Kasemann diceva che sono credibili i fatti di Gesù attestati almeno da due fonti letterarie tra loro indipendenti, dava un criterio che se applicato alla Sindone dovrebbe molto più facilmente indurci a credere che quello è un reperto autentico. Perché mai dovremmo avvalerci di dubbi e sospetti quando le occorrenze, i parallelismi, i riscontri sono così tanti?
Tutto quanto è accaduto all'uomo della Sindone (sevizie, morte, sepoltura) corrisponde a quanto descritto nei vangeli, anzi, vi è molto di più.

Le torture subite da Gesù non erano nulla di raro all’epoca. Ammesso e non concesso che la Sindone sia del I sec. d. C. e provenga dal Medio Oriente (concessioni già di per sé abbastanza larghe), concludere con questo che si tratti di Gesù è esageratamente fantasioso.

CITAZIONE
E sinceramente mi è difficile credere nella tesi marciana (molto psicologica) secondo cui Gesù sarebbe stato liquidato per l'invidia dei sommi sacerdoti.

La citazione (che comunque è in Matteo, non Marco) era solo per dimostrare che la tua affermazione, secondo cui la purificazione del tempio è nei sinottici la causa della condanna di Gesù, è falsa.

CITAZIONE
Sono persino arrivato alla conclusione che questa è l'unica fonte del N.T. a non essere stata manipolata.

Non essendo parte del Nuovo Testamento, non è una fonte del Nuovo Testamento.
Mi sembra d’altro canto che tu confonda una “manipolazione” con il semplice processo storico che qualsiasi testo antico subisce. Qualsiasi testo che abbia subito una storia almeno in minima parte simile a quella dei vangeli, come per esempio l’Odissea o, in un certo senso, le Storie di Erodoto, mostrerà gli stessi elementi di stratificazione e rielaborazione, per non parlare delle varianti filologiche di questi testi. Questo non li rende “manipolati”, ma solo antichi. E a meno che tu non possa dimostrare che qualcuno abbia malignamente ed intenzionalmente alterato il testo o le fonti dei vangeli per infilarci un’idea che sapeva essere una bugia, noi qui si parla di evoluzioni della tradizione evangelica, non di “manipolazioni”.

CITAZIONE
Naturalmente mi sono chiesto perché non sia stata usata come prova della resurrezione, visto che nessun discepolo poteva metterne in dubbio l'autenticità. Tutti i vangeli ne parlano, inclusi i tre apocrifi: Vangelo degli Ebrei, Atti di Pilato e Vangelo di Nicodemo.

Perdonami, ma se una tomba vuota non è sufficiente prova di una resurrezione, come può esserlo un lenzuolo bagnato di sangue?

CITAZIONE
Nella resurrezione si può credere solo per fede, in quanto il corpo redivivo nessuno l'ha rivisto, come lascia capire Marco nella prima chiusa. I racconti di riapparizione sono tutti inventati.

Le testimonianze di apparizioni del risorto sono più antiche di Marco stesso (vd. al riguardo, per esempio, 1Cor 15.1—11, per non parlare delle evidenti tradizioni orali comuni a tutti i vangeli e chiaramente precedenti ad essi).
 
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view post Posted on 18/10/2017, 12:02     +1   -1
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CITAZIONE (Galarico @ 12/10/2017, 09:54) 
Hai un modo di ragionare che somiglia a quello dei sadducei quando dissero a Gesù, che aveva appena compiuto l'epurazione del Tempio: "Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?" (Mc 11,28). La risposta di Gesù suppongo tu la conosca. La mia invece può essere questa: pensi che per interpretare i vangeli sia opportuno distinguere nettamente il Gesù storico da quello teologico, oppure no? Se la risposta è no, è inutile che continuiamo a discutere. Tu puoi dichiararti non-cattolico quanto vuoi, ma la tua esegesi sarà sempre confessionale. Già ho detto questa cosa a Mauro Pesce, e quello con me ha smesso di discutere.

:wacko: :blink:

Il dialogo tra Gesù e i sadducei va visto nell'ottica della disputa tra i sadducei stessi e i farisei su alcune dottrine come la risurrezione dei morti, non vedo cosa centri con la domanda
che ti ho fatto. Semplicemente i sadducei rivolgono una sensata domanda a Gesù relativamente a tale dottrina e Gesù gli spiega come ,per il suo modo di vedere le cose , non sia problematico
il fatto di avere sette mariti sulla terra e poi una vita nell'aldilà. Per quanto riguarda il tuo appunto, io non mi sono dichiarato ne cattolico ne non cattolico e non faccio alcuna esegesi, mi limito
ad un approccio, a livello amatoriale, storico-critico.

CITAZIONE (Galarico @ 12/10/2017, 09:54) 
Cioè potrei citarti mille fonti e tu le tue e insieme dirci che non valgono niente. E chissà che insieme non arriviamo a esserci letti le oltre centomila biografie sul Cristo. Questo per dirti che i ragionamenti o hanno valore in sé o non c'è autorità che possa giustificarli. O c'è libero esame o c'è magistero, tertium non datur.

Io lavoro nel così detto ambito delle "scienze-dure" , qui sono solo un appassionato, ma da quello che so anche nell'ambito delle scienze-umane ,dette anche "scienze-molli", vale il principio che un ragionamento debba basarsi su argomenti solidi e che le asserzioni fatte vadano verificate e corroborate. La parte che che ti ho sottolineato mi suona tanto di "conferire ontologia alla logica" di Kantiana
memoria. Quello che qui dici è inaccettabile, secondo me, da un punto di vista metodologico. Se fai delle affermazioni, devi portare sostegno ad esse e sottoporle al vaglio altrui. Io non ti ho detto
che sostieni "cretinate" ti ho solo gentilmente chiesto come eri arrivato a queste affermazioni sulla base delle fonti primarie e secondarie, nulla di più. Se vieni posti su questo sito devi accettare che quanto
dici possa essere valutato e criticato. Nelle "scienze-dure", come in quelle "molli" vale il caro rasoio di Ocam, senza offesa, le tue teorie portano più problemi e complicazioni di ciò che risolvono.

Saluti
Astro

Edited by astroclipper - 18/10/2017, 13:21
 
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view post Posted on 18/10/2017, 12:22     +1   -1
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CITAZIONE (Lorenzo M @ 8/10/2017, 23:49) 
C'è un semplice problema nell'identificare il VSDM con il VDG: noi abbiamo alcune citazioni del primo, grazie alla lettera di Clemente, e queste non compaiono in Gv. Peraltro, l'attribuzione di Gv all'evangelista è un risultato della tradizione che viene ben dopo la stesura del vangelo stesso: noi, sostanzialmente, non sappiamo chi l'abbia scritto. E nel vangelo stesso non sta indicato. Questo non significa che non è Giovanni, significa solo che da qui a dire che fu l'evangelista ce ne vuole.
I due vangeli non iniziano esattamente nello stesso modo. In Mc, (1) appare Giovanni, (2) Giovanni predica, (3) Gesù è battezzato e investito dello Spirito Santo. In Gv, (1) prologo sul logos, (2) Giovanni compare come testimone di Gesù, (3) breve narrazione su Giovanni, (4) Gesù compare sulla scena (ma NON viene battezzato), (5) Gesù riceve la testimonianza del battista (nell'ambito della quale compare la discesa dello Spirito di Dio, che qui viene presentata come segno di riconoscimento del Messia per Giovanni). Come si nota, non iniziano nello stesso modo. Che poi il battesimo fosse l'inizio del racconto è spiegabile con il fatto che nel battesimo Gesù riceve lo Spirito, in una forma di investitura che, volendo, richiama l'investitura profetica (così infatti nel frammento del Vangelo degli Ebrei, vedi il lavoro di Norelli al riguardo), e quindi pone l'inizio della sua attività. In secondo luogo, Gesù, sia nel racconto di Marco (Mc 1.11), sia nel racconto di Giovanni (Gv 1.34) viene dichiarato per la prima volta pubblicamente figlio di Dio. D'altronde, non si sa nulla del "prima", se non quelle due o tre cose raccontate in Mt e Lc, quindi non sorprende che questi due vangeli iniziassero dall'inizio della sua vita per così dire pubblica.
Infine, Giovanni piacque sì a qualche gnostico, ma il Contro le Eresie di Ireneo dimostra che anche altri vangeli canonici furono usati nei circoli gnostici.

Non lo so. Io vedo invece parecchie somiglianze tra Marco e Giovanni...

Mc 1, 4-8 = Gv 1, 29-36 L’attività di Giovanni Battista
Mc 1, 14 = Gv 4, 3 Partenza di Gesù dalla Galilea
Mc 6, 34-44 = Gv 6, 13 La moltiplicazione dei pani per 5.000 persone
Mc 6, 45-52 = Gv 6, 14-31 Gesù cammina sulle acqua del lago
Mc 8, 11 = Gv 6, 30 Richiesta di segni
Mc 8, 29 = Gv 6, 68 Confessione di Pietro
Mc 10, 1.32.46 = Gv 7, 10-14 Andata di Gesù a Gerusalemme
Mc 11, 1-10 = Gv 12, 12-15 Entrata Di Gesù a Gerusalemme
Mc 14, 3-9 = Gv 12, 1-8 Unzione Di Gesù A Betania
Mc 14, 17-26 = Gv 13, 1 - 17, 26 Ultima cena
Mc 14, 43-52 = Gv 18, 1-11 Arresto di Gesù
Mc 14, 53 - 16, 8 = Gv 18, 12 - 20, 29 Passione, morte e resurrezione di Gesù

Anche nel racconto dell’unzione di Gesù si hanno paralleli molto ravvicinati tra il testo di Giovanni (Gv 12, 1-8) e quello di Marco (Mc 14, 3-9); i due evangelisti hanno la stessa indicazione del prezzo dell’unguento versato (trecento denari) e riferiscono lo stesso giudizio formulato da Gesù nei confronti di coloro che avevano mormorato contro il gesto della donna, ritenuto spreco inutile di una merce costosa.

In Marco e Giovanni alcuni episodi si susseguono secondo lo stesso ordine narrativo; ad esempio in Marco e Giovanni i due racconti della moltiplicazione dei pani e di Gesù che cammina sulle acque sono uniti insieme e ambedue i racconti ricordano le stesse parole di Gesù: « Sono io, non temete» (Mc 6, 50; Gv 6, 20).

Forse non è molto per affermare che l'autore è lo stesso però la coincidenza di alcuni dettagli sopra accennati colpisce parecchio,

CITAZIONE
Sull'esistenza di questi fantomatici vangeli originari in aramaico o in ebraico, sono un po' perplesso:
sulla base delle mie convinzioni, ovvero che il cristianesimo sia nato in seno al giudaismo sadocita oniade
che aveva come punto di riferimento il Tempio di Leontopoli in Egitto (colonia ebraica di lingua greca),
ritengo più probabile che i vangeli siano stati scritti in greco, magari a partire da qualche raccolta
di dialoghi in aramaico (fonte Q). Non essendo un esperto di filologia tuttavia mi fido dell'ipotesi
classica (Teoria delle due fonti).

Siccome le fonti e i documenti sono importanti (nessuno lo mette in dubbio), allora mi piacerebbe avere le prove storiche e non attraverso i soliti sottili ragionamenti o le solite deduzioni filologiche (se ne possono fare all'infinito!) dell'esistenza di questa fantomatica fonte Q.

Personalmente l'idea che i 4 vangeli canonici siano nati come da un processo graduale da fantomatiche fonti non mi convince molto...
io vedo una regia comune (leggendo S. Ireneo i vangeli sono 4 e non più di 4 come i punti cardinali, etc...) dietro la redazione dei Vangeli.
Non sono frutto del caso e non sono il frutto di un lento processo redazionale operato da ignoti...
Forse gli autori dei Vangeli non sono quelli tramandati dalla tradizione ma sono in una qualche misura collegati coi personaggi menzionati nei vangeli.
Io vedo come candidati più probabili in base alle loro competenze questi personaggi: Barnaba, Mattia, Paolo, Giovanni Marco.
 
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view post Posted on 19/10/2017, 08:55     +1   -1
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CITAZIONE (feanor74 @ 18/10/2017, 13:22) 
Siccome le fonti e i documenti sono importanti (nessuno lo mette in dubbio), allora mi piacerebbe avere le prove storiche e non attraverso i soliti sottili ragionamenti o le solite deduzioni filologiche (se ne possono fare all'infinito!) dell'esistenza di questa fantomatica fonte Q.

Personalmente l'idea che i 4 vangeli canonici siano nati come da un processo graduale da fantomatiche fonti non mi convince molto...
io vedo una regia comune (leggendo S. Ireneo i vangeli sono 4 e non più di 4 come i punti cardinali, etc...) dietro la redazione dei Vangeli.
Non sono frutto del caso e non sono il frutto di un lento processo redazionale operato da ignoti...
Forse gli autori dei Vangeli non sono quelli tramandati dalla tradizione ma sono in una qualche misura collegati coi personaggi menzionati nei vangeli.
Io vedo come candidati più probabili in base alle loro competenze questi personaggi: Barnaba, Mattia, Paolo, Giovanni Marco.

Non entro nel merito delle questioni filologiche relative ai vangeli di Marco e Giovanni sui quali tuttavia le incertezze
per quanto riguarda l'autore, la datazione, etc... sono ancora parecchie.

La questione si complica ulteriormente se poi prendiamo in considerazione la fonte Q che è stata ricostruita quasi esclusivamente sulla base
di considerazioni di tipo filologico ma di cui non disponiamo nè di frammenti nè tanto meno di testimonianze storiche...
qualcuno sostiene che la fonte Q possa essere simile al vangelo di Tommaso o che possa essere la Didachè stessa, chissà?
Io credo che un atteggiamento di prudenza sia indispensabile.
Trovo pertanto apprezzabile l'atteggiamento di coloro, che affrontando lo studio del cristianesimo delle origini, sono consapevoli
dei limiti delle ipotesi assunte alla base della loro attività di ricerca: conservare questa consapevolezza è necessario
per evitare di trarre conclusioni affrettate piegando magari le proprie teorie a considerazioni di tipo ideologico o apologetico.
Peccato che questo atteggiamento non sia sempre riscontrabile in tutti gli autori... nemmeno negli autori più famosi, più gettonati.
Credo che una maggiore attenzione alla documentazione storica, alle fonti e al dato archeologico sia sempre auspicabile
al fine di validare le proprie teorie: non ha senso ed è molto azzardato poi costruire teorie a partire da altre teorie non ancora
validate o da congetture. Non è questione di essere più o meno aperti mentalmente ... è una questione di metodo per evitare
di scambiare lucciole per lanterne.
Anche in campo archeologico non di rado sono stati commessi errori ed anche piuttosto grossolani:
penso in particolare ai ritrovamenti archeologici negli scavi di Megiddo, etc... per decenni
si ritenne di aver trovato le prove dell'esistenza del favoloso regno di David e Salomone ma poi dopo un'analisi più attenta
dei reperti archeologici e della cronologia degli eventi, etc... ci si rese conto di aver preso un abbaglio (vedi "Le tracce di Mosè" di Finkelstein, Silberman).
Le apparenze alle volte ingannano (e non poco!) per cui, a maggior ragione, un soprannome, un particolare, una coincidenza,etc...
sono da considerarsi come tali (al massimo come indizi) e non è prudente costruire su di essi teorie arzigogolate che il più delle volte
hanno l'ambizione di stravolgere completamente le attuali conoscenze storiche o le attuali certezze più che di ricercare la verità.

Edited by Giosia - 19/10/2017, 10:42
 
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view post Posted on 20/10/2017, 08:19     +1   -1
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CITAZIONE (Galarico @ 19/10/2017, 18:27) 
E se la fonte Q non fosse altro che il vangelo aramaico di Matteo andato perduto? Un vangelo scritto molto tempo prima di quello che ci è arrivato.

Personalmente non credo nell'esistenza della fonte Q.
Penso, forse ingenuamente, che la redazione dei vangeli sia avvenuta nell'ordine del canone tramandato
e pertanto a mio avviso è Matteo il primo Vangelo.
(riporto un articolo del salesiano Giovanni G. Gamba che sottopongo all'attenzione dei foristi:
www.nostreradici.it/Vangelo_Matteo.htm)

L'assenza di frammenti o documenti storici che dimostrano l'esistenza di Q e il problema delle concordanze minori
non sono tenuti in sufficiente considerazione a mio avviso.
Per quanto riguarda l'esistenza di un vangelo ebraico/aramaico di Matteo, il dubbio resta...
d'altra parte, come ha fatto notare Lorenzo e Giosia (il forista), la koinè era ormai d'uso comune
nella redazione dei testi sacri per cui non è poi così strano che i vangeli siano stati scritti direttamente in greco.
Forse la presenza di semitismi nei vangeli, oltre che essere naturale per gli autori probabilmente ebrei,
era in parte voluta anche per questioni idoelogiche, per salvaguardare l'identità culturale del popolo ebraico
o perchè già da tempo i testi sacri venivano scritti secondo un certo stile letterario simile sostanzialmente
alla Bibbia dei LXX.
Per quanto riguarda il resto, rifiuto anch'io l'idea di un Gesù Cristo con ambizioni politiche, etc...
Io nel vangeli leggo altro...

Edited by feanor74 - 20/10/2017, 10:50
 
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view post Posted on 21/10/2017, 18:27     +1   -1
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CITAZIONE (Galarico @ 20/10/2017, 19:08) 
Pensa che io invece ho riletto in chiave politica i vangeli partendo proprio dalla Sindone, in quanto mi sono chiesto che senso avesse, da parte dei Romani, ridurre un pacifista in quelle condizioni.

Non so se è corretto come ragionamento. Erano altri tempi per cui tutto va visto nel difficile e travagliato contesto storico della Palestina sotto la dominazione romana:
io credo che la politica romana consistesse nel liberarsi nel più breve tempo possibile di eventuali personaggi scomodi che potevano provocare disordini
e Gesù con la sua predicazione dava oggettivamente fastidio all'establishment religioso.
 
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view post Posted on 22/10/2017, 20:55     +1   -1
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CITAZIONE (Lorenzo M @ 21/10/2017, 23:19) 
@feanor74, le mie idee sulla teoria delle due fonti sono abbastanza in linea con la solita storiella. Tuttavia, non nego che Giovanni possa aver conosciuto i sinottici più di quanto non venga suggerito da una critica di ...

A me sembra abbastanza evidente che l'autore del vangelo di Giovanni conoscesse il vangelo di Marco... è vero che ci sono delle differenze da te rilevate ma io penso che le numerose analogie elencate e certi dettagli non siano del tutto casuali... Tieni presente inoltre che Marco, secondo Atti 12,12, si chiamava in realtà Giovanni (nome ebreo) e secondo Colossesi 4,12 era cugino di Barnaba e quindi di stirpe levitica. Marco Giovanni poteva avere dunque competenze scribali tali da scrivere il Vangelo omonimo e potrebbe aver scritto magari a distanza di parecchi anni anche il vangelo di Giovanni rielaborando il vangelo di Marco scritto in precedenza... da cui le differenze da te rilevate.
Potrebbe darsi poi che questo vangelo scritto successivamente sia stato ricordato come il Vangelo segreto di Marco...
Per quanto riguarda l'epistola di Clemente ed il materiale relativo a questo presunto vangelo segreto, non è escluso che l'epistola sia autentica mentre il materiale sia un falso...
E' curioso notare tuttavia, ammesso che il Vangelo segreto sia autentico, che l'episodio in esso descritto, sembra fare riferimento al personaggio Lazzaro di Betania, ricordato solo nel Vangelo di Giovanni.
Forse è azzardato affermare che il Vangelo segreto di Marco coincida con il Vangelo di Giovanni... però - forse mi ripeto - ci sono numerosi elementi che fanno supporre
che l'autore del Vangelo di Giovanni conoscesse molto bene (per via dei dettagli ricordati nel precedente post) in modo particolare il Vangelo di Marco (e su questo mi pare che possiamo essere d'accordo) più che gli altri vangeli sinottici. Qualche misteriosa relazione tra questi Vangeli c'è ...

In ogni caso - perdonami se ritorno su un vecchio argomento e se cambio argomento, perdonami l'OT - ammesso e non concesso che i vangeli siano stati scritti tra il 70 ed il 100 d.c. (e quindi molto tempo dopo gli eventi) come è possibile che non sia rimasta alcuna memoria, alcuna traccia degli autori dei vangeli nella letteratura subapostolica immediatamente posteriore al 100 d.c.?
A mio avviso, tra i vangeli e tale corpus letterario c'è una discontinuità eccessiva considerato il breve lasso di tempo intercorso secondo le attuali teorie ... gli autori dei Vangeli avrebbero dovuto essere ancora in vita attorno al 100 d.c., avrebbero fatto parte di qualche comunità cristiana mantenendosi in contatto con personaggi influenti che poi avrebbero diffuso in lungo ed in largo le loro opere (come di fatto avvenne nel II d.c.)... eppure non c'è traccia di tutto questo e questo mi sembra imbarazzante da spiegare. Come si spiega questa damnatio memoriae? Possibile che non si sia conservata la memoria di nessuno dei quattro evangelisti se non testimonianze molto incerte e confuse di Papia, etc...? Eppure non era intercorso molto tempo...
Se invece i vangeli, come vuole la tradizioni, fossero stati scritti prima del 70 d.c., prima dunque delle guerre giudaiche, tutto a mio avviso avrebbe più senso... indubbiamente le guerre giudaiche
rappresentarono un fortissimo elemento di discontinuità da cui la damnatio memoriae e tutti questi misteri sugli autori dei vangeli. Poi, per carità, i vangeli potrebbero essere stati rielaborati in una fase successiva aggiungendo la profezia sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme... nessuno dubita (salvo Socci forse ma non va nemmeno preso in considerazione) più sul fatto che i primi autori cristiani abbiano manipolato diversi testi per finalità apologetiche. Fine dell'OT.

Edited by feanor74 - 23/10/2017, 10:58
 
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Lorenzo M
view post Posted on 23/10/2017, 15:51     +1   -1




@feanor74, le domande che poni riguardano una serie di argomenti che apprezzerei molto discutere, specialmente dal momento che ora mi sto interessando da vicino alle teorie di Klinghardt sul vangelo di Marcione.
Però, devo dire che questo thread è già mal ridotto così: cerchiamo, quindi, come tu stesso hai detto, di non andare OT. Se però desideri, puoi aprire un nuovo thread nella sezione apposita, ti ripeto, mi piacerebbe molto discutere dell'argomento.
LM.
 
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7 replies since 11/10/2017, 16:52   126 views
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