Ma Luca scrive in greco originariamente, così come Flavio Giuseppe. Non è possibile impostare il problema a partire dai testi in greco? Come sono chiamati i vari governatori nell'una e nell'altra opera? A memoria ricordo che sono almeno tre le parole greche che si usano per queste alte cariche, επιτροπος, ηγεμων ed επαρχος, vediamo come sono chiamati i vari governatori della Giudea da Flavio Giuseppe, come è chiamato Pilato e come lo chiama Luca in greco. Fermo restando che purtroppo il greco, essendo una lingua dotta, ha accolto relativamente pochi prestiti dal latino e come dicevo purtroppo ognuno traduceva praefectus e procurator un po' come credeva opportuno, non c'era una regola ferrea. Purtroppo non hanno accolto la parola latina straniera che avrebbe reso tutto molto più chiaro.
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A me sembra ridicolo anche solo ipotizzare che questi fantomatici falsari cristiani abbiano usato sempre e solo opere di Giuseppe Flavio per costruire il mito di Gesù.
Ma queste sono chiaramente fantasie anche perchè come è noto ci sono tante contraddizioni tra il Nuovo Testamento e Flavio Giuseppe, così come ce ne seono tra Flavio Giuseppe e i trattati rabbinici.
Nel mio sito sulla questione avevo scritto quanto segue, vi sarei grato se mi aiutate a correggere le sviste e gli errori:
Certamente quello che stupisce in merito alla possibilità che Tacito si sia avvalso di documenti pubblici è il fatto che egli abbia indicato Pilato con la carica di procurator mentre sappiamo che egli era un praefectus, come testimonia una importante epigrafe latina ritrovata a Cesarea di Palestina nel 1961 nella quale si legge: ]s Tiberieum (linea 1); [Po]ntius Pilatus (linea 2) [praef]ectus Iuda[ea] e[ (linea 3), l'unica testimonianza epigrafica oggi esistente relativa a Ponzio Pilato. Da quanto sappiamo sulla base delle nostre conoscenze storiche i governatori della Giudea probabilmente fino al breve regno giudaico di Agrippa I (41-44 d.C.) avevano il titolo di praefectus, come del resto testimonia l'iscrizione di Cesarea. Solo dopo la fine del regno di Agrippa I, nel 44 d.C., o comunque al tempo del regno di Claudio (41-54 d.C.), i governatori romani della Giudea venivano invece chiamati col titolo di procurator, l'antico titolo di praefectus quindi scomparve e cadde in disuso. Tacito commette quindi tecnicamente una imprecisione nel riferire la carica di Pilato, imprecisione che contrasta con la sua fama di storico scrupoloso e ben documentato, oltre che di statista che possiamo immaginare al corrente delle cariche e dei titoli dell'impero [6]. Osserviamo che Tacito attribuisce il titolo di procurator anche a Cumano (48-52 d.C.) e Felice (52-60 d.C.) ma questi governarono la Giudea dopo Tiberio e dopo il breve regno di Agrippa I quindi non sarebbe stato possibile definirli tecnicamente con il titolo di praefectus. Luce sulla questione può essere fatta controllando ad esempio come definiva i procuratori romani Giuseppe Flavio, tenendo conto che le opere di Giuseppe Flavio ci sono pervenute in greco e quindi tradotte in latino. Antichità Giudaiche in questo caso non è di grande aiuto, egli infatti definisce Pilato molto genericamente come governatore utilizzando il termine greco ηγεμων (cfr. Ant., 18.55) che compare anche nel Nuovo Testamento greco; Giuseppe definisce invece esplicitamente come prefetto (gr.: επαρχος, cfr. Ant. 18.29) Valerio Grato, il predecessore di Pilato, in carica dal 15 al 26 dopo Cristo [7]. Una analisi del testo del Capitolo 2 della Guerra Giudaica, un'opera scritta nella seconda metà del I secolo d.C., prima delle Antichità, rivela invece che Giuseppe Flavio utilizza il titolo di επιτροπος per definire i governatori: Coponio (2.117), Pilato (2.169), Fado (2.220), Felice (12.247 e 2.252), Festo (2.271) [8]. Questo termine greco viene tradotto come procuratore piuttosto che con prefetto, quindi potrebbe essere stato proprio Giuseppe Flavio il primo ad avere generato l'equivoco di riferirsi col titolo di procuratore ai governatori della Giudea. E' sempre possibile comunque che sia Giuseppe Flavio che Tacito, il primo scrivendo alla fine del I secolo d.C., il secondo scrivendo all'inizio del II secolo d.C., abbiano utilizzato il termine di procurator (o επιτροπος) in quanto nel periodo in cui scrivevano era già scomparso e quindi caduto in disuso il titolo di praefectus (o επαρχος). Oppure è sempre possibile che Tacito abbia consultato Guerra Giudaica per scrivere quel Capitolo degli Annales.
Dopodichè nelle note aggiungevo:
[6] Plinio il Giovane considerava Cornelio Tacito uno storico molto diligente e scrupoloso: "C. Plinius Tacito suo S. Auguror nec me fallit augurium, historias tuas immortales futuras; quo magis illis - ingenue fatebor - inseri cupio. Nam si esse nobis curae solet ut facies nostra ab optimo quoque artifice exprimatur, nonne debemus optare, ut operibus nostris similis tui scriptor praedicatorque contingat? Demonstro ergo quamquam diligentiam tuam fugere non possit, cum sit in publicis actis, demonstro tamen quo magis credas, iucundum mihi futurum si factum meum, cuius gratia periculo crevit, tuo ingenio tuo testimonio ornaveris" (da: Epistularum, Libro 7, 33).
[7] In greco il termine ηγεμων è utilizzato genericamente per "governatore" (come nel Nuovo Testamento greco); il termine επιτροπος è utilizzato per "procuratore" mentre il termine επαρχος per "prefetto". Secondo il Vocabolario del Greco antico di R. Romizi, Zanichelli, Bologna, seconda edizione, 2005, ηγεμων significa lett. comandante o capo; επαρχος deriva da επαρχια che significa provincia o prefettura e quindi rappresenta un governatore o un prefetto; anche επιτροπος riferisce un governatore, ma con significato più vicino a quello di amministratore, curatore (di beni altrui) o procuratore. Il Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines riporta che il praefectus Aegypti sia nelle fonti letterarie che nelle iscrizioni in greco portava il nome di επαρχος Αιγυπτου oppure ηγεμων o anche υπαρχος; gli autori offrono anche le seguenti varianti non ufficiali del titolo: αρχων, επιτροπος, ιππαρχων κατα την Αιγυπτων (Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines, a cura di C. Daremberg, Hachette, 1877-1919, Tome 4, Vol. I, voce Praefectus Aegypti, pag. 614,
http://dagr.univ-tlse2.fr/sdx/dagr/index.xsp)
[8] Ricerca eseguita sul testo greco di B. Niese, Berlin, Weidmann, 1895, disponibile nel sito:
www.perseus.tufts.edu/