Studi sul Cristianesimo Primitivo

Controversia sugli azzimi nelle aree laterali

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view post Posted on 9/11/2011, 22:53     +1   -1
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Non molti sanno che in occidente la controversia sugli azzimi poco prima del 1054 sia venuta alla ribalta a causa di una falsificazione, probabilmente operata da Argiro, dux et magister Apuliae, che fece passare il trattato sugli azzimi di Leone di Ocrida, probabilmente indirizzato agli armeni, per una lettera (aggiungendo un protocollo) a Umberto di Silvacandida, con il risultato di scatenare una violenta risposta latina (Per i dettagli rimando a M.G.D'Agostino, Il Primato sella Sede di Roma in Leone IX, San Paolo, 2008). In quegli anni, infatti, i bizantini avevano assai poco saggiamente inglobato lo stato armeno che faceva da cuscinetto con i selgiuchidi, entrando più strettamente a contatto con i loro usi liturgici che, tra l'altro, prevedevano l'uso del pane azzimo nella liturgia eucaristica, come a Roma.

Da questo spunto mi è venuta l'idea di dare una sbirciata agli usi sul pane eucaristico nelle "aree laterali", spesso portartici di tratti arcaici. Chiedo a p.Andrew o a chiunque ne sappia qualcosa, degli usi (attuali ma soprattutto antichi) delle chiese armena, georgiana,siro-orientale nelle sue varie declinazioni, e pure in ambito occidentale nel rito mozarabico, gallicano, irlandese, etc. Io darò un'occhiata al rito etiope. Nella fattispecie degli Armeni, avevano da sempre usato il pane non fermentato oppure era una innovazione?
 
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igùmeno Andrea
view post Posted on 10/11/2011, 00:01     +1   -1




I georgiani hanno sempre utilizzato il pane con lievito e oggi celebrano con 5 profore, come i russi. I Vecchi Credenti russi utilizzano 7 profore. I greci celebrano con 5 prosfore di pane con lievito, ma quasi sempre le 5 prosfore sono riuniti come sezioni adiacenti di un solo sigillo, quindi una profora quinquepartita. Considero questo uso poco buono, perché il risultato è che l'Agnello (il pane che diventerà la Comunione) è ridotto a dimensioni minime. Di solito il pane dei greci è troppo aerato e si sbricciola. Spesso aggiungano acqua di fior d'arancia alla farina. Gli arabi ortodossi del Patriarcato di Antiochia spesso utilizzano un pane arabo con lievito, nel quale sono impressi vari sigilli IC XC / NI KA. I siri giacobiti utilizzano pane con lievito, come anche i copti. La frazione dai siri è molto complessa. Gli Assiri (nestoriani) utilizzano pane con lievito.

Si trovano fotografie in Ernst Hammerschmidt, Symbolik des Orientalischen Christentums, Tafelband (Stuttgart: Anto Hiersemann 1966): pane eucaristico e tappe della frazione dai Siri-giacobiti, tavole 18 e 19 (pp. 38-39); prosfore copte tav. 54, p. 76; pani armeni (azimi) da Baghda e da Gerusalemme tav. 106 p. 151.

Per la questione degli azimi dagli armeni, nel 6° secolo il Catolicos degli Armeni Movsês II (574-604) rifiutava un invito di venire a Costantinopoli per discutere di differenze di rituale e di cristologia, scrivendo: "Non traverserò il fiume Azat, e non mangerò pane lievitato né berrò acqua bollente?" ciò che fa intendere che al 6° secolo gli armeni (non quindi per influenza latina) utilizzavano azimi e non utilizzavano lo zeon (come tutt'ora).

Gohar Haroutiounean da' altri dettagli sulla controversia degli azimi tra gli armeni e i greci:

Le patriarche Michel III (1165-1177) et l'empereur répondirent [à Saint Nerses Shnorhali "le Grâcieux"] en 1172 en proposant neuf points à partir desquels l'union serait possible (74) :
1/ Anathématiser ceux qui confessent une nature, Eutychès, Sévère d'Antioche et Timothée (75).
2/ Confesser dans le Christ, une personne, deux natures, deux volontés, deux actions.
3/ Fêter Noël, la Sainte Rencontre et l'Annonciation avec les Byzantins (76).
4/ Chanter le Trisagion sans le " crucifié pour nous " (77).
5/ Préparer la Sainte Myrrhe avec de l'huile d'olive.
6/ Utiliser pour l'Eucharistie le pain au levain, et le mélanger avec le vin (78).
7/ Pendant la liturgie, tenir le peuple dans l'Eglise et non pas dans le narthex, à l'exception des pénitents (79).
8/ Accepter les décisions des 4e, 5e, 6e, 7e conciles.
9/ Faire confirmer l'élection du catholicos par l'empereur.

Comme on le voit, il s'agissait moins, pour l'Eglise byzantine, de reconnaître l'orthodoxie de la confession de foi de l'Eglise arménienne, que de lui imposer les modalités byzantines de la confession de foi orthodoxe. Saint Nersès, déjà catholicos et déçu par cette réponse impérieuse, répondit aux envoyés de l'empereur et du patriarche qu'il ne pouvait prendre seul une telle
décision. Un concile se réunit en 1179 sous le catholicos Grégoire IV dans la ville de Hromkla et condamna à la fois le monophysisme et le diphysisme (80). Du Moyen-âge jusqu'à nos jours, l'Eglise arménienne qualifia l'Eglise orthodoxe de diphysite au sens nestorien et l'Eglise orthodoxe qualifia l'Eglise arménienne de monophysite au sens eutychien. En 1964, au Danemark, le dialogue entre les deux Eglises reprit.

74 Voir E. PETROSSIAN, Armianskaya Apostolskaya Ceiamaia Tserkov, p. 33.
75 Nous trouvons l'anathème contre Eutychès dans les documents arméniens à partir du début du VIe siècle, notamment dans la Lettre des Arméniens aux Orthodoxes de Perse, datée par N. GARSOIAN de 506 (N.GARSOIAN, L'Eglise Arménienne et le grand schisme d'Orient, p. 405 et 438, note 1). Comme nous l'avons mentionné plus haut, la doctrine de Sévère d'Antioche n'a pas influencé la christologie arménienne (SIDOROV, Monofelitskaja unija, p. 162-169). Nous
trouvons l'anathème contre Sévère dans la Réponse à la lettre des Syriens de saint Nersès, catholicos des arméniens (552-53) (N. GARSOIAN, L'Eglise Arménienne et le grand schisme d'Orient, p. 462).
76 L'Eglise arménienne fête la Nativité du Seigneur avec la fête de Théophanie le 6 janvier, selon l'usage de l'Eglise ancienne. La sainte Rencontre est fêtée quarante jours après la Théophanie, le 14 février. L'Annonciation est fêtée le 7 avril, neuf mois avant la Théophanie.
77 Dans la tradition arménienne, le Trisagion est chanté avec le "crucifié pour nous" au Christ et non pas à la Sainte Trinité.
78 Pour l'Eucharistie, l'Eglise arménienne utilise le pain sans levain, d'après l'usage ancien. Cette pratique n'a pas de signification dogmatique dans la tradition arménienne. La communion est mise dans la bouche après l'immersion du morceau de pain dans le vin - le geste répété par le prêtre pour chaque fidèle communiant. La pratique arménienne n'ajoute pas non plus d'eau au vin, car d'après la tradition arménienne, le sang versé du côté du Seigneur symbolise le sacrement de
communion, et l'eau- le sacrement du Baptême.
79 Pareille exigence n'a pas de sens en l'occurrence : le fait de "tenir le peuple" dans le narthex n'a jamais correspondu à une pratique répandue dans l'Eglise arménienne. Seuls les pénitents doivent s'y tenir après la liturgie de la Parole . Du point de vue architectural, les églises arméniennes sont toujours de petite taille : de ce fait, les narthex sont tout petits, souvent situés à l'extérieur de l'église. Supposer que le peuple arménien se tenait dans le narthex signifie que la
plus grande partie du peuple serait restée en dehors de l'église pendant la célébration- ce qui ne correspond pas à la pratique arménienne. Il s'agit probablement ici d'une illustration de l'inexactitude chronique des sources utilisées de part et d'autre dans les controverses christologiques et ecclésiales de l'époque .
80 E. PETROSSIAN, Armianskaya Apostolskaya Ceiamaia Tserkov, p. 136.
 
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view post Posted on 10/11/2011, 09:15     +1   -1
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CITAZIONE (igùmeno Andrea @ 10/11/2011, 00:01) 
Le patriarche Michel III (1165-1177) et l'empereur répondirent [à Saint Nerses Shnorhali "le Grâcieux"] en 1172 en proposant neuf points à partir desquels l'union serait possible [...]

Strano che Michele III, che altrove (mi riferisco alla diataxis in forma epistolare di cui sto curando l'edizione critica) abbia toni estremamente (fin troppo!) gentili, mentre qui – forse per influsso diretto del potere imperiale – scrive degli aut-aut pur sapendo che, almeno in quella forma, saranno inaccettabili. Peraltro non era un periodo in cui potersi permettere questi toni con un possibile alleato, ma questo, ovviamente, è un altro discorso.

Riguardo alla Chiesa di Georgia, il costume di usare pane lievitato è antico? C'è un'influenza più o meno diretta della chiesa hagiopolita?
 
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igùmeno Andrea
view post Posted on 14/11/2011, 21:29     +1   -1




La Chiesa ortodossa georgiana è una antica Chiesa ortodossa, quindi ha sempre utilizzato il pane lietitato per l'Eucaristia. Nel periodo (8° secolo?) di dominazione parziale armena, è possibile che usi liturgici armeni prevalessero in alcune parti della Georgia, e dunque anche quello di utilizzare il pane non lievitato. Ma non possiedo nessuna notizia in questo senso.

Inoltre, si sa che il rito di Gerusalemme era utilizzato in Georgia nell'antichità, fino ad essere sostituito gradualmente nel medioevo dal rito palestino-bizantino odierno, con il tipico sabaita (ma in forme arcaiche, come quello edito recentemente dal Monastero di Shio-Mghwime, del XIV° secolo).

Raccomando la visione di questo bellissimo filmato (in 2 parti) sulla Chiesa Copta Ortodossa. Nella prima parte si vedono vari momenti della celebrazione eucaristica, con la prosfora copta, la frazione, la triplice comunione dal calice con il cucchiaio, ecc. www.youtube.com/watch?v=DU1AJ_yN4Rs&feature=related
 
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a_ntv
view post Posted on 17/11/2011, 22:06     +1   -1




Una cosa è sicura: il pane usato da Gesù nell'ultima cena era azzimo.
Come però è sicuro che nel primo millennio la chiesa occidentale usava il pane lievitato (be' fare affermazioni categoriche sulla liturgia del primo millennio è sempre esagerato, probabilmente usavano il pane comune che avevano senza farsi troppi problemi)

Ora come ora la situazione è la seguente:
- famiglia liturgica alessandrina (copti e etiopi): pane lievitato
- famiglia liturgica antiochena (siriani, bizantini e armeni): pane lievitato salvo gli armeni
- famiglia liturgica est-siriana (caldei, malabaresi, assiri): pane lievitato (salvo latinismi)
- famiglia liturgica occidentale: pane azzimo (ma anche il pane lievitato è talvolta usato)

Comunque il motivo vero per cui la chiesa occidentale ha (ri-)cominciato nel medioevo ad utilizzare il pane azzimo è puramente pratico: il pane azzimo si conserva parecchi giorni, mentre quello lievitato ammuffisce.

La vera peculiarità del rito armeno non è il pane azzimo ma il fatto che unici al mondo non mettono acqua insieme al vino nel calice (e non parlo dello zeon)

Curiosità: anche i bizantini conservano sull'altare il Pane Consacrato, ma dopo un procedimento complesso che viene fatto solo da sacerdoti esperti e una/poche volte all'anno (di fatto essicano il Pane Consacrato finemente sbriciolato su un mattone caldo): ne producono quindi poco e serve sopratutto i malati, non per la Comunione durante le Liturgie, come le Ostie Consacrate occidentali.
 
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igùmeno Andrea
view post Posted on 17/11/2011, 23:05     +1   -1




La risposta di a_ntv è piena di mezze verità.

La critica biblica non è unanime che l'eucaristia fosse istituita durante la cena della veglia della Pasqua ebraica. Infatti, i testi sono complessi e frutti di redazioni posteriori. Il P. prof. Ica della facoltà di Bucaresti ha scritto molto su questo tema, suggerendo che potesse non essere la Pasqua, e quindi il pane poteva essere lievitato. Poi abbiamo da fare con i due calici di Luca....

Comunque, l'eucaristia non è una ripetizione generale post factum dell'Ultima Cena, e san Paolo sottolinea l'aspetto escatologico dell'eucaristia, con Cristo il nuovo lievito, e il pane lievitato simboleggiando la risurrezione. Infatti, nella comunione non riceviamo il Cristo morto, ma il Cristo risorto e vivo. È questo il contesto ermeneutico che rende necessario l'uso del pane lievitato per l'eucaristia.

Le "famiglie liturgiche" elencate non sono difendibile alla luce della scienza liturgica dei nostri giorni. Forse al tempo di dom Gregory Dix lo sembravano. La liturgia etiopica è multiforme e non meno sira che allessandrina (poi anche i copti utilizzano più i "cappadoci" Basilio e Gregorio che "Marco"/Clemente).

Il rito "bizantino" non è antiocheno, bensì palestino-costantinopolitano. Gli studi pubblicati ora da Gabriele Winkler sulle anafore di Basilio e di Giacomo mi sembrano suggerire che l'anafora di Basilio non sia cappadoce ma antichena, come pure Giacomo, oppure tutti e due sono il risultato di osmosi tra la regione di Antiochia e Gerusalemme. La Liturgia detta di Cristostomo è un sunto tardivo di Basilio, importato a Costantinopoli probabilmente da Cristostomo quando ne divenne patriarca.

I latisismi sono fuori argomento - gli uniati "bizantini" romeni utilizzano l'ostia latina, ma è un corpo alieno in questo contesto liturgico, anche se simboleggia bene la teologia sottostante degli uniati. Il fatto cbe il patriarca siro uniata porti un kamilavkion greco non rende siro questo capello, è semplicemente un tentativo di darsi un'aria un po' orientale pur distinguendosi dalla vera tradizione sira.

Non so se sia vero che il pane azzimo sia stato introdotto dai latini solo nel medioevo e per motivi di convenienza. Certamente, con la comunione con il solo pane, dare un pezzo di pane secco senza il calice sarebbe difficile di far deglutire dai fedeli, se si usasse la riserva per la comunione - uso vietato da Benedetto XIV e da Pio XII, con effetto zero... Come dice Robert Taft S.J., è come invitare la gente a cena, mangiare nella loro presenza e poi dirli: "Se volete mangiare anche voi, servitevi dal frigo!"!

Per quanto riguarda la nostra pratica (universale) di conservare l'eucaristia per i malati, l'uso al quale si riferisce a-ntv è una curiosità dell'ottocento russo. il metodo era di far gocciolare alcune gocce del Sangue su un Agnello consacrato (capovolto) e poi di "tostarlo" in un recipiente di porcellana tenuto sopra una fiamma. Ma nella pratica, nessuno fa questo oggi, anche perché è molto difficile dividere il "mattoncello sacro" una volta tostato, e allora come si comunica un morente? Effettivamente, la riserva si costituisce il Grande Giovedì prima di Pasqua e poi qualunque giorno se necessario. Calcolando bene, riesco a farlo solo il Grande Giovedì. Si procede così: alla Liturgia di san basilio con il vespro del Grande Giovedì, una parte del Agnello consacrato è posto su un piatto liturgico a parte sull'antimension. Dopo la comunione del clero e prima di quella dei fedeli, questa parte destinata alla riserva è tagliato in piccoli cubi con la santa lancia. Poi il cucchiaio è utilizzato per far intingere con una goccia ogni cubetto. Il piatto è posto sull'altare vicino all'artoforio e coperto di un asterisco e un velo da calice. Indi si comunica i fedeli. Tornati all'altare, il sacerdote e il diacono aprono l'artoforio e svuotano la riserva nel calice, pulendo l'interno della cassettina dell'artoforio con la spugna dell'antimensio. Poi si chiude l'artoforio. I cubetti della nuova riserva rimangono sul piatto sull'altare il tempo necessario per diventare completamente secchi (alcuni giorni), poi sono messi nella cassettina dell'artoforio.

Quando bisogna comunicare un malato o un morente, il sacerdote prende un cubetto dalla riserva e va dal malato. Su una tavola si mettono una candela accesa, una croce, l'artoforio, un piccolo calice e un piccolo cucchiaio. All'inizio della preghiera, il sacerdote mette vino liturgico (non consacrato) nel calice e vi immette il cubetto della riserva eucaristica. Durante la preghiera, il cubetto secco diventa imbevuto dal vino e si può facilmente comunicare il malato con il cucchiaio. Poi lui oppure il sacerdote beve il contenuto del calice, che viene poi purificato dal sacerdote con vino, poi acqua, e asciugato con il "purificatore" rosso.

Per quanto riguarda il calice non misto degli armeni, è effettivamente un hapax. Nei primi secoli in oriente, si utilizzava acqua fervente sia alla Preparazione, sia prima della comunione, quindi zeon due volte con 0 volte dagli armeni.

ig. A
 
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view post Posted on 18/11/2011, 17:28     +1   -1
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Ma a questo punto la domanda sorge spontanea. Se intorno a loro praticamente tutti usavano il pane lievitato, perché mai gli armeni usano l'azzimo? A quando risale la prima attestazione dell'uso degli azzimi nella liturgia armena? Da dove l'hanno importato?!?
 
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igùmeno Andrea
view post Posted on 18/11/2011, 17:53     +1   -1




Per la domanda di Teodoro (sugli azzimi!), a mia conoscenza la citazione del patriarca armeno del 6° secolo è l'evidenza più antica che possediamo dell'uso degli azzimi dagli armeni. Chissà donde viene quest'uso? Avranno fatto il ragionamento che l'Ultima Cena era la Pasqua ebraica e quindi si utilizzavano gli azzimi, come prescritto nel libro dell'Esodo? È un argomento ex silentio. Ci troviamo di fronte al problema dei conflitti tra diversi sistemi di simboli, tutti buoni e validi, ma non combinabili tra di loro. Lo stesso si può dire dei vari modi di fare il segno della Croce. Sono tradizioni locali, tutte valide e accettabili all'interno della loro rispettiva tradizione. I problemi vengono dall'intolleranza delle tradizioni maggioritarie o imperiali, che poi provocano un rifiuto e una chiusura polemica.


TEO EDIT: Ho spostato l'off-topic in un nuovo thread QUI

Edited by Teodoro Studita - 19/11/2011, 19:33
 
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