CITAZIONE (igùmeno Andrea @ 21/11/2011, 23:09)
Bradshaw (non proprio recentissimo, ma più recente di Baumstark...) argomenta molto bene, ma sempre da fonti secondari perché pare che non conosca nessuna lingua straniera, neanche il greco!
Quando non sei in accordo con un autore rinomato (vedi il profilo wiki su
P.Bradshaw ), la cosa migliore non è denigrarlo a livello di persona ma sostenere la propria tesi con riferimenti (se si trovano) da altri moderni scolari con curriculum simile.
Comunque la tesi di Bradshaw, ovvero che prima del III secolo quello che regnava era una varietà di usi non riconducibili ad alcuna famiglia liturgica, la si trova anche in altri moderni autori.
Ad esempio Jasper e Cumming nel loro "Prayers of the Eucharist, early and reformed" scrivono che "
Until fairly recently, scholars attempted to trace all extant eucharistic prayers back to one original, but for the last fifty years the evidence has been read as showing that an original variety was gradually reduced to uniformity" (introduzione, pag 5)
Oppure puoi consultare i testi del Prof Enrico Mazza (anche se proprio non li adoro)
CITAZIONE (igùmeno Andrea @ 21/11/2011, 23:09)
Nelle mie ricerche sui manoscritti del primo milennio in lingua siriaca dei melkiti, non trovo una estirpazione del rito siro occidentale. Già al tempo di san Giovanni Crisostomo, intorno al 380, si aveva il rito siro in siriaco nelle campagne e il rito greco in greco nella città di Antiochia. Vedi le osservazioni di san Giovanni Crisostomo nella 8° catechesi battesimale. Troviamo ancora nel 9° secolo la liturgia greca di Antiochia….
Ma non stiamo parlando del 4º secolo e neppure del 9º. La bizantinizzazione (=l’adeguamento al rito in uso in Costantinopoli) del Patriarcato di Antiochia avviene a partire dalla conquista della Siria settentrionale da parte di Nicofero II Foca (metà del 10º secolo): di seguito quanto dice persino un testo generale quale il Ferrari (isbn 9788873132004) (che però cita il Nashallah, quindi è affidabile) troviamo a pag 111:
"
La conquista del 969 permise a Bisanzio di introdurre nella Chiesa di Antiochia i suoi costumi e di estendervi la sua autorità: apporto di coloni, ripristino della lingua greca, sostituzione del patriarcato indigeno con uno greco, adozione del rito bizantino prima nella liturgia e poi nel diritto: infatti per Bisanzio assimilare Antiochia significava assimilare e dominare il suo patriarcato"Parecchi dettagli sui libri liturgici medioevali li trovi ad esempio nel datatissimo ma classico testo del Charon “History of the Melikte Patriarchates vol III tomo I” (circa 250 pagine sono dedicate alla storia della liturgia melkita), che intitola così due paragrafi del primo capitolo (il testo originale è in francese, ma ho comprato la traduzione inglese del 2000):
"
The rite of Antioch in the Orthodox (Melkite) Church: Progressive Byzantinization" e
"
Final suppression in the beginning of the Thirteen Century and Replacement by the Liturgy of Constantinople"
Anche ipotizzando una continuità fin dalle origini nella chiesa Melkita di una tradizione siriaca delle campagne e una greca riservata a pochi cittadini, c'è comunque evidenza da manoscritti in greco che la liturgia fino al 13 secolo era, anche se in greco, ben differente da quella di Costantinopoli. E rimane il fatto che ogni traccia non-costantipoleana fu epurata, forzando anche la maggioranza siriaca/araba a lasciare le loro antiche tradizioni locali per quelle della capitale dell'Impero.
CITAZIONE (igùmeno Andrea @ 21/11/2011, 23:09)
Questi estratti, che non figurano nel Horologion greco, dimostrano la libertà nelle tradizioni liturgiche ortodosse dell'epoca
La “costantinopolizzazione” del rito melkita inizia come già detto con la conquista di Aleppo nel X secolo e ma si conclude nel 13º secolo, con le ultime vestigie che furono epurate però solo nel 17 secolo.
Comunque Teodoro Balsamo (non uno qualunque) sosteneva che coloro che sono veramente ignoranti della lingua greca potevano celebrare nel loro linguaggio,
purché avessero versioni delle preghiere conformi all'originale, estratto dai kontakia scritti in caratteri greci.
CITAZIONE (igùmeno Andrea @ 21/11/2011, 23:09)
Il recente libro di Gabriele Winkler, che analizza tutte le versioni dell'anafora di Basilio (greca, siriaca, 2 versioni armene, greca di egitto, etiopica...) dimostra che l'anafora non può essere stata scritta da Basilio, ma è di origine dell'ambiente antiocheno, non cappadoce.
Gabriele Winkler è un’autrice di tutto rispetto, ma spesso le sue tesi non sono accolte dal consenso degli studiosi. Il mio punto comunque non era chi è l’autore, ma che nel IV secolo l’anafora di Basilio fu riscritta tenendo conto dei nuovi mezzi teologici (ad esempio la dottrina esplicita sulla Spirito Santo). Come a dire, l’importanza della Messa di Paolo VI è che essa è un esempio di sviluppo “a salto” della liturgia, non che fu scritta personalmente o no da Paolo VI. Quanto alla differenza tra antiocheno e cappadoce, ci torno con un post successivo, ma basta intenderci sui termini.
CITAZIONE (igùmeno Andrea @ 21/11/2011, 23:09)
Il Monogenês era il troparion (in georgiano okhitay) di domenica mattina di Pasqua a Gerusalemme. Piacque a Giustiniano, che lo ha fatto incorporare all'inizio della Liturgia eucaristica e quando il sistema delle tre antifone era generalizzato alcuni secoli più tardi, divenne perissê della seconda antifona.
La decisione personale di Giustiniano, che rese obbligatorio ogni domenica un inno cantato una sola volta all’anno, è proprio un esempio di sviluppo della liturgia per mezzo di variazioni liturgiche per scelta singola deliberata (nel caso specifico, Giustiniano cercava di smussare l’opposizione Calcedoniani-Monofisiti cercando un testo accettabile ad entrambi –c’è chi perfino attribuisce la composizione di tale inno a Severo d’Antiochia-, operazione politico-religiosa del tutto analoga alla condanna dei Tre-Capitoli). Nel merito poi mentre è sicuro che il Monogenês fu introdotto da Giustiniano, la sua posizione nel passato è più dubbia, probabilmente seguiva il salmo 94 nell'originale ingresso domenicale, in quanto come sai l’attuale sistemazione delle ectenie iniziali e delle antifone è relativamente recente.
CITAZIONE (igùmeno Andrea @ 21/11/2011, 23:09)
Si, i titoli "bizantini" sono davvero esagerati! "Vicario di Cristo" per l'imperatore, "Sua Divina Tutta-Santità il Patriarca Ecumenico", poi il "Papa e Patriarca di Alessandria, tredicesimo dei dodici Apostoli e Giudice dell'Universo" (!). Ma nessuno li ha mai presi alla lettera. Non abbiamo avuto Vaticano I con Pastor aeternus.
Ma.. i bizantini davanti all’imperatore si prostravano fino a terra, e la loro concezione era esplicitamente Un mondo – Un Impero/atore – Una Chiesa.
PS penso che gli unici che prendano alla lettera i titoli cattolici sul papa siano solo gli ortodossi
Edited by a_ntv - 23/11/2011, 21:36