Studi sul Cristianesimo Primitivo

Una risposta a Cesare Giraudo, Il Simbolo di Soleto

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view post Posted on 15/7/2012, 18:36     +1   -1
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Nel corso della difesa del mio dottorato (visibile QUI) il prof. C.Giraudo ha emesso un giudizio negativo – che ritengo abbiano inciso sulla valutazione finale – su un particolare problema. Non avendo avuto tempo e modo di circostanziare maggiormente le mie affermazioni in quella sede, offro qui una riflessione ulteriore.


Nella chiesa di Soleto si può leggere una versione greca di quello che sembra essere il cd. "Simbolo degli Apostoli", fatto assai strano perché tale Simbolo non era conosciuto in ambiente greco. Questi gli articoli in questione:

6. Ἀνελ[θόν/τα εἰς τοὺς οὐ/ρανοὺς καὶ]/ καθεζόμε/νον ἐν δε/ξιᾷ τοῦ/ Πατρός:

7.[...]

8.[...]
9 . Ἁγίαν/ κοινω/νίαν :

10. Εἰς ἄφε/σιν ἁμαρτι/ῶν :
11. Ἀνά/στασιν/ νεκρῶν :
12. Ζω/ὴν αἰ/ώνι/ον :

La forma canonizzata del Simbolo (in latino) è nei Dicta Abbatis Pirminii, J. P. Migne, Patrologiae cursus completus. Series Latina. Parisiis, 1844-1845, 89 col. 1034, e corrisponde alla redazione greca di Epifanio di Salamis. «Panarion (Adversus Haereses)». In: Patrologia Cursus Completus. Series Graeca. Vol. 42. Jacques Paul Migne, col.384.

Quest'ultima recita nello stesso punto:

6. Ἀναβάνοντα εἰς τοὺς οὐρανοὺς καὶ καθήμενον ἐν δεξιᾷ τοῦ Πατρός ὄθεν ἔρχεται κρίνειν ζῶντας καὶ νεκρούς
7. καὶ εἰς τὸ ἅγιον πνεῦμα
8. Ἁγίαν ἐκκλησίαν
9. ἄφε/σιν ἁμαρτι/ῶν
10. σαρκὸς ἀνάστασιν
11. Ζωὴν αἰώνιον

Si tratta di capire se qui ”Ἁγίαν κοινωνίαν” sia da intendersi come "communio sanctorum" (come nel Simbolo degli Apostoli), oppure come ”comunione alle cose sante” (i.e. all’eucaristia). Nel caso, poi, fosse verificata questa seconda ipotesi, c'è da chiedersi se lo stico sia in relazione con il seguente: se, cioè, che la comunione sia in diretta relazione con la remissione dei peccati possa dimostrare come nel Salento persistesse o meno l’antica teologia secondo cui la partecipazione all’eucaristia è anche ”per la remissione dei peccati”.
In una lunga nota (visualizzabile interamente a questo link), Cesare Giraudo afferma che Ἁγίαν κοινωνίαν debba essere intesa come "comunione dei santi", e non in relazione alla remissione dei peccati. I motivi che egli fornisce per questa ipotesi sono:

1) La compresenza del costrutto con e senza εἰς per le rr. 9 e 10 («in considerazione della compresenza dei due costrutti nella medesima formula, non mi pare che l'espressione εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν possa essere unita sintatticamente ad Ἁγίαν κοινωνίαν»)

2) La categoria morfocritica del Simbolo, che è in sostanza una paratassi di elementi scollegati tra loro.

3) Se εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν va inteso in relazione al battesimo, intendere Ἁγίαν κοινωνίαν come la comunione significherebbe sostituire l'eucaristia al battesimo, il che è impossibile perché l'uno è propedeutico all'altra e non viceversa.

4) Il fatto che il Salento conosca dei rituali di confessione implica che questo rituale è legato alla remissione dei peccati e non l'eucaristia

Di conseguenza, per analogia con la recensione greca del Simbolo degli Apostoli, Giraudo ipotizza che κοινωνίαν qui non sia altro che un sinonimo di ἐκκλησίαν, e dunque un'altro modo per indicare il concetto di "communio sanctorum".
_______________________


Vorrei iniziare dicendo che esistono invero argomenti a favore della tesi di Giraudo, ma non credo che siano quelli da lui menzionati. Iniziamo, tuttavia, col valutare gli spunti offerti da Giraudo.

Circa il punto 1, si deve dire che se l'autore avesse voluto dire "credo la comunione per la remissione dei peccati" non avrebbe potuto che usare la forma che troviamo a Soleto, dal momento che senz'altro ricordava Mt 26,28: τοῦτο γάρ ἐστιν τὸ αἷμά μου τῆς διαθήκης τὸ περὶ πολλῶν ἐκχυννόμενον εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν. Il fatto che sia presente εἰς è necessario al senso della frase e richiama il loghion matteano, dunque l'obiezione è inconsistente.

Circa il punto 2 è lo stesso Giraudo a offrire un esempio in cui la paratassi è rotta da una specificazione: ὁμολογοῦμεν ἓν βάπτισμα εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν. Non si vede, dunque, per quale motivo la stessa costruzione non sarebbe possibile per la κοινωνία.

Circa il punto 3 Giraudo commette un errore logico. Se, infatti, nella mente del redattore del Simbolo di Soleto c'era la "comunione per la remissione dei peccati", non si sta sostituendo il battesimo con l'eucaristia, giacché il battesimo non c'è mai stato in quella specifica comprensione. Una difficoltà teologica certamente esiste, ma bisogna ricordare che le le categorie della grecità salentina del XII secolo non erano quelle della Scolastica!

Circa il punto 4, infine, occorre ricordare che l'antichità di un testo non è data da quella del suo supporto, e il cd. Simbolo degli Apostoli è un testo redatto nel IV secolo, epoca in cui non esisteva alcun rituale di confessione né in Oriente né in Occidente. Il fatto, poi, che in Oriente tale rituale sia arrivato assai tardivamente, lascia benissimo intendere come potesse sussistere una situazione fluidità tra la prassi attuale (per cui è principalmente la confessione che rimette i peccati) e quella antica (per cui era la comunione a rimetterli).

Vista la scarsa consistenza degli argomenti proposti da Giraudo, ritengo che sia opportuno che io stesso ne citi due che andrebbero contro la mia ricostruzione:

1) Si potrebbe dire che il terminus technicus per designare l'eucaristia nel mondo greco non sia κοινωνία, ma μετάληψις.

2) Nell'edizione di Berger, dopo κοινωνίαν vi sarebbero due punti ad indicare la fine dello stico, sicché non lo si potrebbe legare al successivo per motivi paleografici.

Si impone a questo punto di capire esattamente quale fosse il senso attribuito al lessema κοινωνία, specialmente quando in relazione con (τῶν) ἁγίων, per capire se in Oriente l'espressione "comunione dei santi" fosse in auge e intesa come in Occidente.

Nella letteratura greca censita dal TLG il lessema κοινωνία compare in prossimità di (τῶν) ἁγίων 106 volte, ma solo in poco più della metà dei casi vi è una relazione diretta tale da intendere formare un sintagma.

Il senso originario (presto dimenticato) è quello neotestamentario (Rm 15,26: εὐδόκησαν γὰρ Μακεδονία καὶ Ἀχαΐα κοινωνίαν τινὰ ποιήσασθαι εἰς τοὺς πτωχοὺς τῶν ἁγίων τῶν ἐν Ἰερουσαλήμ.) di "colletta per i santi (cioè per i cristiani)", come dal lessico di ps-Zonara (è anche l'unico senso attestato in Teodoreto)

Pseudo–Zonaras Lexicogr., Lexicon. {3136.001} Alphabetic letter kappa page 1239 line 3.
Κοινωνία. ἡ ἐλεημοσύνη. παρὰ τῷ Ἀποστόλῳ·
εὐδόκησαν γὰρ Μακεδονία καὶ Ἀχαΐα κοινω-
νίαν τινὰ ποιήσασθαι εἰς τοὺς πτωχοὺς τῶν
ἁγίων τῶν ἐν Ἱερουσαλήμ.

Un certo slittamento semantico, tuttavia, già si osserva nella Passio di Perpetua e Felicita in cui si invita ad "avere comunione con i santi martiri":

Martyrium Perpetuae et Felicitatis, Passio Perpetuae et Felicitatis. {2016.001} Section 1 line 31.
κοινωνίαν ἔχητε μετὰ τῶν ἁγίων μαρτύρων

Ma il senso che di gran lunga si afferma nel mondo bizantino è quello secondo cui la κοινωνίαν (τῶν) ἁγίων è la ”comunione alle cose sante”, cioè l’eucaristia. Fornisco qui alcuni esempi che illustrano tale comprensione nel periodo tra il III e il XII secolo:

Basilius Caesariensis Theol., De baptismo libri duo. {2040.052} Volume 31 page 1556 line 30.
Καὶ πάλιν· «Εἰ οὖν συνηγέρθητε τῷ
Χριστῷ, τὰ ἄνω ζητεῖτε, οὗ ὁ Χριστός ἐστιν ἐν δε-
ξιᾷ τοῦ Θεοῦ καθήμενος· τὰ ἄνω φρονεῖτε, καὶ μὴ (20)
τὰ ἐπὶ τῆς γῆς·» ὡς οἶμαι, ἀναπόδοτον οὕτω
διευκρινήσαντος ἡμῖν τοῦ Ἀποστόλου, δι’ ὀλίγων
γοῦν τῶν μνημονευθέντων τὴν προλαβοῦσαν μεγάλην
τῆς ἀμετρήτου φιλανθρωπίας τοῦ Θεοῦ χάριν ἐν ἀγάπῃ
Χριστοῦ Ἰησοῦ τοῦ Κυρίου ἡμῶν, οὗ ἡ μέχρι θανά- (25)
του ὑπακοὴ ἡμῖν ἐγένετο, καθὼς γέγραπται, λύτρω-
σις ἁμαρτημάτων, ἐλευθερία τοῦ ἐν τῷ ἀπ’ αἰῶ-
νος παραπτώματι βασιλεύοντος θανάτου, καταλ-
λαγὴ τῷ Θεῷ, δύναμις τῆς πρὸς Θεὸν εὐαρεστήσεως,
δικαιοσύνης δωρεὰ, κοινωνία τῶν ἁγίων ἐν τῇ αἰω- (30)
νίῳ ζωῇ, βασιλείας οὐρανῶν κληρονομία, καὶ μυρίων
ἄλλων ἀγαθῶν βραβεῖον·

Basilius Caesariensis Theol., Asceticon magnum sive Quaestiones (regulae brevius tractatae). {2040.050} Volume 31 page 1077 line 50.
τθʹ Εἰ τῶν συνήθων καὶ κατὰ φύσιν γινομένων
τινὶ, χρὴ τολμᾷν εἰς κοινωνίαν τῶν ἁγίων παρ- (50)
έρχεσθαι.

Basilius Caesariensis Theol., Liturgia (recensio brevior vetusta). {2040.071} Volume 31 page 1644 line 15.
Αὐτὸν οὖν παρακαλέσωμεν, ὅπως
καταξιώσῃ ἡμᾶς τῆς κοινωνίας καὶ μεταλήψεως τῶν (15)
ἁγίων αὐτοῦ μυστηρίων, τοῦ ἀχράντου σώματος καὶ
τοῦ τιμίου αἵματος τοῦ Χριστοῦ αὐτοῦ


Joannes Chrysostomus Scr. Eccl., Ad populum Antiochenum (homiliae 1–21). {2062.024} Volume 49 page 212 line 7.
Πᾶσι τοίνυν προλέγω καὶ διαμαρτύρομαι, ὅτι ἂν συγ- @1
(212.) γενόμενος ὑμῖν κατ’ ἰδίαν καὶ λαβὼν ἀπόπειραν (λήψομαι
δὲ πάντως), εὕρω τινὰς μὴ διορθώσαντας τὸ ἐλάττωμα,
ἀπαιτήσω δίκην, κελεύσας ἔξω μένειν τῶν μυστηρίων
τῶν ἱερῶν, οὐχ ἵνα μένωσιν ἔξω, ἀλλὰ ἵνα διορθώσαντες
ἑαυτοὺς οὕτως εἰσέλθωσι, καὶ μετὰ καθαροῦ συνειδότος (5)
ἀπολαύσωσι τῆς ἱερᾶς τραπέζης· τοῦτο γάρ ἐστι μετα-
σχεῖν κοινωνίας. Γένοιτο δὲ εὐχαῖς τῶν προέδρων καὶ
τῶν ἁγίων πάντων καὶ ταῦτα καὶ τὰ ἄλλα πάντα διορ-
θώσαντας ἐλαττώματα, τυχεῖν τῆς βασιλείας τῶν οὐρανῶν,
χάριτι καὶ φιλανθρωπίᾳ τοῦ Κυρίου ἡμῶν Ἰησοῦ Χρι- (10)
στοῦ, μεθ’ οὗ τῷ Πατρὶ σὺν τῷ ἁγίῳ Πνεύματι δόξα,
τιμὴ καὶ προσκύνησις, νῦν καὶ ἀεὶ, καὶ εἰς τοὺς αἰῶνας
τῶν αἰώνων. Ἀμήν.

Joannes Chrysostomus Scr. Eccl., Homilia in martyres. {2062.052} Volume 50 page 664 line 10.
Ἐννόησον ἡλίκος γέλως, μετὰ τοιαύτην
σύνοδον, μετὰ παννυχίδας, μετὰ Γραφῶν ἁγίων
ἀκρόασιν, μετὰ μυστηρίων θείων κοινωνίαν, καὶ (10)
μετὰ πνευματικὴν χορηγίαν, ἄνδρα ἢ γυναῖκα ἐν
καπηλείῳ φαίνεσθαι διημερεύοντας.

Joannes Chrysostomus Scr. Eccl., De Anna (sermones 1–5). {2062.114} Volume 54 page 670 line 20.
Ὅταν γὰρ καὶ
ἡ τῶν ἁγίων μυστηρίων ἀπόλαυσις, καὶ ἡ τῶν ἄλλων
τῶν πνευματικῶν κοινωνία, οἷον εὐχῆς λέγω, καὶ (20)
ἀκροάσεως, καὶ εὐλογιῶν, καὶ ἀγάπης, καὶ τῶν ἄλλων
ἁπάντων, ἡ αὐτὴ καὶ σήμερον ᾖ, οὐδὲν ἔσται ἐλάττων
ἐκείνης αὕτη ἡ ἡμέρα, οὔτε ὑμῖν, οὔτε ἐμοὶ τῷ λέ-
γοντι.

Crisostomo conosce anche l'idea di essere in comunione con i santi, come in questo elogio del digiuno, ma si tratta dell'unica occorrenza di tale nesso.

Joannes Chrysostomus Scr. Eccl., In ingressum sanctorum jejuniorum [Sp.]. {2062.319} Volume 62 page 727 line 50.
Νηστεία τοὺς ἑαυτῆς ἐραστὰς εἰς οὐρα-
νοὺς ἀνάγουσα, τῷ Χριστῷ παρεστάναι ποιεῖ, καὶ μετὰ
τῶν ἁγίων ἔχειν τὴν κοινωνίαν.


Cyrillus Hierosolymitanus Scr. Eccl., Procatechesis. {2110.001} Section 16 line 13.
Τὴν σαυτοῦ καρδίαν ἑτοίμασον εἰς ὑποδοχὴν διδασ-
καλίας, εἰς κοινωνίαν ἁγίων μυστηρίων.

Cyrillus Hierosolymitanus Scr. Eccl., Mystagogiae 1–5 [Sp.]. {2110.002} Catechesis 5 chapter 20 line 2.
Μετὰ ταῦτα ἀκούετε τοῦ ψάλλοντος μετὰ μέλους θείου
προτρεπρομένου ὑμᾶς εἰς τὴν κοινωνίαν τῶν ἁγίων μυστηρίων @1
καὶ λέγοντος· «Γεύσασθε καὶ ἴδετε, ὅτι χρηστὸς ὁ Κύριος.»

Sempre nel medesimo significato di "comunione alle cose sante" (i.e. l'eucarististia):

Amphilochius Scr. Eccl., Contra haereticos. {2112.011} Line 653
Methodius I Scr. Eccl., Vita Euthymii Sardiani. {2708.002} Chapter 20 line 399.
Apophthegmata, Apophthegmata (collectio anonyma) (e cod. Coislin. 126). {2742.002} Apophthegm 85 line 3.
Anastasius Sinai+ta Theol., Viae dux. {2896.001} Chapter 13 section 2 line 66
Euthymius Protasecretis Hagiogr., Encomium in Mariam Aegyptiacam (e codice Athonensi Laurae Γ 9, fol. 70–95). {3360.001} Section 3 line 63.

In Anastasio sinaita si trova κοινωνία proprio come terminus technicus per designare la comunione:

Anastasius Sinai+ta Theol., Questiones et responsiones. {2896.006} Question 64 section t line 1.

ΞΔʹ ΕΡΩΤΗΣΙΣ Καλὸν τὸ βαστάζειν ἁγίαν κοινωνίαν ἐν
σκευοφορίῳ ἀπερχόμενόν τινα ἐπὶ ξένης, ἢ κοινωνεῖν ὅπου δ’
ἂν καὶ εὕρωμεν ἐκκλησίαν;
(1.) ΑΠΟΚΡΙΣΙΣ Τὸ μὲν πανάγιον σῶμα τοῦ Χριστοῦ οὐ καθυ- (4)
βρίζεται περιαγόμενον καὶ περιφερόμενον· αὐτὸς γὰρ ἦν ὁ (5)
Χριστὸς ὁ πρὸς πάντας περιερχόμενος καί, ὡς εἶπον, οὐ καθυ-
βρίζεται ἀπὸ τόπου, εἰ μὴ ἀπὸ ῥυπαρᾶς καρδίας.


L'idea della "comunione dei santi" al modo occidentale si trova solamente in:
- Nicetas David Phil., Gramm. et Scr. Eccl., Homiliae septem. {2705.004} Homily 1 page 163 line 15.
- Cyrillus Alexandrinus Theol., Epistulae paschales sive Homilae paschales (epist. 1–30). {4090.032} Volume 77 (6 occorrenze)
- Eustathius Theol. et Scr. Eccl., De engastrimytho contra Origenem. {4117.001} Chapter 14 section 13 line 5.
- Vitae Pachomii (2 occorrenze nelle varie recensioni)

Infine il senso è dubbio in:
- Vitae Symeonis Stylitae Junioris, {5089.001} Chapter 36 line 27.

In conclusione, almeno due terzi delle occorrenze del lessema κοινωνία in relazione con (τῶν) ἁγίων, riguarda l'eucaristia, donde si può affermare senza tema di essere smentiti che tale fosse il senso prevalente nella letteratura greca del periodo esaminato.
Di più, Henri de Lubac, (Corpus mysticum. L'Eucarestia e la Chiesa nel Medioevo, Vol. 15, p.10 ) cita un sermone carolingio dove la "Sanctorum communio" è definita come "communicatio sancta per invocatione Patris et Filii et Spiritus Sancti, ubi omnes fideles omnibus diebus dominicis communicare debent". Lo stesso De Lubac (ibid, 11) sostiene che in Occidente l'intepretazione della "comunione dei santi" come il corpo mistico di Cristo piuttosto che l'eucaristia si diffonda solo a partire dal XII secolo. (Lo stesso concetto espresso in maniera più analitica lo si ritrova in ID. «Credo sanctorum communionem». In: Communio 1 (1972), 22-31) il che non fa altro che confermare che l'idea di "comunione dei santi" fosse sconosciuta o comunque marginale nel Salento Bizantino.

Più problematica la seconda obiezione, secondo cui i due punti alla fine dello stico obbligherebbero a leggere Ἁγίαν κοινωνίαν separatamente da Εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν. Ma a questo punto, dal momento che la Ἁγίαν κοινωνίαν (o κοινωνίαν τῶν ἁγίων) è la comunione eucaristica, la sua prossimità con Εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν lascia almeno aperta la possibilità ermeneutica che sia proprio la comunione ad essere un possibile strumento della remissione dei peccati. In tal senso, infatti, si esprime Taft per ciò che concerne la liturgia di S.Giovanni Crisostomo (R. Taft, A History of the Liturgy of St. John Chrysostom. Vol.V: The Precommuion Rites, pp.115-117 ).

Inoltre, se stabiliamo che i due punti sanciscano la fine di uno stico, si deve porre il problema dell'integrazione. Infatti, nel Simbolo di Soleto abbiamo una lacuna:

6. Ἀνελ[θόν/τα εἰς τοὺς οὐ/ρανοὺς καὶ]/ καθεζόμε/νον ἐν δε/ξιᾷ τοῦ/ Πατρός:

7.[...]

8.[...]
9 . Ἁγίαν/ κοινω/νίαν :

Che difficilmente si può integrare con il testo della versione greca del Simbolo degli Apostoli, che nello stesso luogo legge:

6. Ἀναβάνοντα εἰς τοὺς οὐρανοὺς καὶ καθήμενον ἐν δεξιᾷ τοῦ Πατρός ὄθεν ἔρχεται κρίνειν ζῶντας καὶ νεκρούς
7. Καὶ εἰς τὸ ἅγιον πνεῦμα
8. Ἁγίαν ἐκκλησίαν

La soluzione più economica (quella, cioè che non obbliga a interpolare il testo con elementi terzi) è quella di restituire in questo modo:

6. Ἀνελ[θόν/τα εἰς τοὺς οὐ/ρανοὺς καὶ]/ καθεζόμε/νον ἐν δε/ξιᾷ τοῦ/ Πατρός:

7.[ὄθεν ἔρχεται κρίνειν ζῶντας καὶ νεκρούς]

8.[Καὶ εἰς τὸ ἅγιον πνεῦμα]
9 . Ἁγίαν/ κοινω/νίαν :

In tal modo, la presenza dei due punti non costringerebbe a porre necessariamente la fine allo stico, e anche l'ultima difficoltà sarebbe superata.

Edited by Teodoro Studita - 16/7/2012, 15:34
 
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view post Posted on 16/7/2012, 11:30     +1   -1
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Per non sembrare eccesivamente esoterico (il post precedente è lungo e tecnico) riassumo qui la mie posizioni su questo Simbolo di Soleto, facendone una breve vulgata italiana.

L'affresco, che è posteriore al XII secolo, riporta ciò che sembra una versione greca del cd. "Simbolo degli Apostoli". La mia idea è che, poiché chi lo ha scritto era di cultura greca, non ha capito le allusioni che quel Simbolo avevano nel suo contesto latino, donde il risultato può sembrare sorprendente.

Nella fattispecie, il Credo di Soleto legge:

(Credo) nella santa comunione
nella/per la remissione dei peccati

Il problema è duplice: capire cosa significa "santa comunione" e se questa è in relazione con la remissione dei paccati.
La mia proposta è che mentre il Simbolo nella sua forma latina legge "comunione dei santi" (indipendentemente da cosa significhi) e, nello stico successivo e separatamente, allude implicitamente al battesimo (per la remissione dei peccati), la sua versione greca non capisce questa semantica a causa della confusione sul termine "comunione" e dunque due soggetti separati (la comunione dei santi e il battesimo per la remissione dei peccati) diventano un solo soggetto (la comunione eucaristica per la remissione dei peccati).

Tale ipotesi è suffragata principalmente da elementi:

- paleografici, relativi all'integrazione del testo
- semantici, relativi alla comprensione del termine "comunione" in Oriente

A questo si può aggiungere che se sono convinto con buon grado di certezza che la "santa comunione" del Simbolo di Soleto sia quella eucaristica, non si può essere altrettanto certi del nesso con la "remissione dei peccati". Tuttavia, gli studi di Taft e lo sviluppo eucologico successivo fanno pensare che i due lembi facciano parte di un solo concetto. Anche oggi, infatti, al momento di ricevere la comunione, il sacerdote dice: «si comunica il servo di Dio n. per la remissione dei peccati e la vita eterna». Sebbene questo sia uno sviluppo eucologico tardivo, non possiamo pensare che sia nato dal nulla, e il cartiglio di Soleto potrebbe rappresentare una tessera di questo delicato mosaico.
 
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a_ntv
view post Posted on 16/7/2012, 18:40     +1   -1




Ecco i miei 2 cents:

Prendendo per valida la tua ipotesi che il testo greco del credo di Soleto non dati il xii secolo ma sia un testo molto precedente, innanzi tutto mi pare non obbligatorio pensare che il testo latino corrispondente sia il testo del credo degli apostoli nella sua forma canonizzata ("sanctam Ecclesiam catholicam, sanctorum communionem, remissionem peccatorum,"), che si diffuse soppiantando le precedenti versioni solo con l'uniformizzazione carolingia (anche in Salento?). In alternativa il testo base in latino avrebbe potuto essere la forma antica di tale credo, detto "credo romano", che come la versione tramandataci da Ruffino (qui) e la versione greca di Epifanio che citi, non include il "sanctorum communionem".
Per questo non mi pare per nulla automatico che il "Ἁγίαν κοινωνίαν" sia un adattamento della "sanctorum communionem".

*******************

Detto questo il punto fondamentale per capire il significato di "Ἁγίαν κοινωνίαν" è investigare il perché il redattore del testo di Soleto abbia scelto questo termine.

Sequendo la tua dimostrazione che alla riga 8 del testo di Soleto si parli ancora di pneuma, dobbiamo spiegarci perché il termine "ecclesia" sia stato adattato in "Ἁγίαν κοινωνίαν" (e certo il geco possiede il termine "chiesa").

E qui mi viene in mente il motivo più semplice: l'estensore del testo di Soleto, da bravo orientale, aveva ovviamente in mente il credo niceno-costantinopolitano, che dice "...Ἐκκλησίαν. Ὁμολογῶ ἓν βάπτισμα εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν..."
Per ragioni di sintesi ha preferito cercare un solo termine che potesse voler dire sia "chiesa" sia "battesimo", e ha trovato "Ἁγίαν κοινωνίαν". Vediamo se questa scelta è stata ben fatta:
- Ἁγίαν κοινωνίαν può voler dire comunione dei santi e quindi chiesa, ma anche
- Ἁγίαν κοινωνίαν può voler dire comunione nelle cose sante, e con questo termine non indico specificatamente la sola Eucarestia, ma l'intera azione di iniziazione cristiana (battesimo cresima eucarestia), ovvero i sacramenti condivisi tra i santi.

Di fatto per un orientale il simbolo apostolico/romano mancava di un'elemento importante presente (e se presente allora fondamentale) nel simbolo niceno: il riferimento al battesimo: il tentativo di rettificare il testo latino viene fatto sostituendo ecclesiam con Ἁγίαν κοινωνίαν.

Ricordo che il simbolo apostolico (o romano) è nella liturgia occidentale (almeno fino al CVII) un testo strettamente battesimale. Per questo, se in κοινωνίαν leggiamo (come è per me plausibile) un riferimento ad un sacramento, questo è innanzi tutto il battesimo (significato possibile se come ho detto con "comunione nelle cose sante" si intende l'azione di iniziazione cristiana).
Escluderei invece che, in questo contesto, κοινωνίαν si riferisca esclusivamente all'Eucarestia, e questo sia per il carattere battesimale del credo degli apostoli, sia perché non ho in mente alcun "Credo all'Eucarestia" prima del tardo medioevo.

***********

Riguardo agli"εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν" dobbiamo chiederci quali sono questi peccati che vengono rimessi: quelli precedenti al battesimo o quelli compiuti dopo il battesimo e cancellati dall'Eucarestia (o dalla confessione) ?

Anche qui sia il parallelo con il credo niceno-costantinopolitano, sia il contesto liturgico del credo occidentale degli apostoli (che è un testo battesimale) ci portano immediatamente a pensare che che questi peccati sono quelli cancellati dal battesimo. E che quindi non siano i peccati cancellati dall'Eucarestia (o dalla confessione, ammesso che sia plausibile parlare di confessione qui)

Ha assai poco senso pensare che durante il credo recitato al battesimo (il credo degli apostoli) il neobattezzato non faccia riferimento a quello che gli sta per capitare (il battesimo con la remissione dei peccati), ma che si porti già avanti dicendo che i peccati che commetterà appena uscito dalla vasca battesimale verranno cancellati con l'Eucarestia.

Inoltre ritengo che se il "credo all'Eucarestia" non sia neppure esso un elemento così importante per la fede da essere elencato in un credo (almeno prima delle dispute eucaristiche di Trento), a maggior ragione la dottrina che l'Eucarestia cancella i peccati non ha certo l'importanza per essere indicata tra le pochissime verità di fede tutte fondamentali elencate in un credo sintetico.

E questo anche se la dottrina che l'Eucarestia cancella i peccati è certo presente sia in oriente, sia in occidente (mi ricordo che ne parla Ambrogio nel De Sacramentis), ed è tuttora dottrina di fede sia per la chiesa ortodossa che per quella cattolica romana (almeno per quanto riguarda i peccati veniali). Dottrina vera, ma secondaria e non battesimale.

Per giustificare il significato di κοινωνίαν come solo Eucaristia, servirebbe qualche altro elemento, come, non so, il testo greco è dipinto con vicino un pesce o un'altare o un calice?

******

Qualsiasi sia l'interpretazione da darsi a tale termini, mi rimane l'impressione che l'intervento del Prof Giraudo sia fatto per rimarcare che lui è il prof e quindi ha ragione e tu lo studente e quindi hai torto: tipico di molti professori italiani.

Edited by a_ntv - 16/7/2012, 22:03
 
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Avevo scritto un lungo post ma per qualche assurdo motivo si è volatilizzato, sicché sarò sintetico.

Neanche io credo all'equazione santa comunione = comunione dei santi, che manca in Rufino/Epifanio. Questa, cionondimeno, è la tesi di Giraudo. L'esame delle occorrenze di "comunione" + "santo" (non case-sensistive) dimostra che "comunione" almeno 2 volte su 3 è inteso come eucaristia.

Perché "comunione" invece di "Chiesa?"

Se scartiamo l'ipotesi di un errore o di un ur-text che così leggeva, l'unica possibilità è una manomissione volontaria. Questa potrebbe spiegarsi considerando il contesto della grecità morente sotto gli attacchi della latinizzazione forzata (siamo tra il XIV e il XV secolo con gli affreschi di Soleto). Visto che la chiesetta di Soleto si trovava sotto giurisdizione latina forse si è voluto scientemente evitare di dire "Chiesa" per non sottintndere la odiata Chiesa Romana? La spiegazione che fornisci è valida con le categorie di oggi, ma per il Salento del XIV-XV secolo la trovo fuori contesto, dal momento che nulla prova che questi signori conoscessero o utilizzassero l'idea della "comunione dei santi". Anzi, l'analisi dei testi dimostra che la fase più antica quasi non la conosce, e il Salento è un'area laterale, dunque più conservativa.

Quanto al battesimo, il discorso regge per il Simbolo di Rufino nel suo sitz-im-leben, ma cosa ha a che vedere il Simbolo di Soleto con il battesimo? Per quanto ne sappiamo nulla, non è neppure detto che fosse recitato nella Liturgia.

Soprattutto non condivido l'idea del battesimo per la remissione del peccato adamico, idea che non c'era in origine e non c'è motivo di pensare che ci fosse a Soleto (ci sarà a Trento invece!).
Viceversa sappiamo che almeno dall'XI secolo è in auge in Italia la formula di comunione: "si comunica il servo di Dio n. ...... per la remissione dei peccati", come attestato certamente dal calabrese Barb.gr. 316 e probabilmente (ha solo l'incipit) dal Messina gr. 120. Dunque è più economico pensare che Soleto usi un'idea che già conosce e pratica da almeno trecento anni piuttosto di una che arriverà (solo in Occidente) tra duecento!

Quanto alla posizione del Credo, è in sei cartigli retti da altrettanti apostoli in una scena di Pentecoste:


www.flickr.com/photos/farsergio/3011605073/

Quanto, infine, al Giraudo, no comment. Io ho solo avuto la sensazione di essere lo strumento di una guerra intestina tra docenti, ordinaria amministrazione per le Università Pontificie, dove per altro per avere "Summa cum laude" devi scrivere una tesi sul Vaticano II e quanto è bravo il santo padre, e possibilmente non rompere le scatole a nessuno. Come ogni istituto che non deve rendere conto a nessuno, i voti vengono dati a simpatia, punto. Per questo i titoli che rilasciano valgono poco meno della carta su cui sono scritti.
 
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a_ntv
view post Posted on 16/7/2012, 22:42     +1   -1




CITAZIONE (Teodoro Studita @ 16/7/2012, 22:25) 
Perché "comunione" invece di "Chiesa?" Se scartiamo l'ipotesi di un errore o di un ur-text che così leggeva, l'unica possibilità è una manomissione volontaria.

Si, questo è il punto

CITAZIONE (Teodoro Studita @ 16/7/2012, 22:25) 
Questa potrebbe spiegarsi considerando il contesto della grecità morente sotto gli attacchi della latinizzazione forzata (siamo tra il XIV e il XV secolo con gli affreschi di Soleto). Visto che la chiesetta di Soleto si trovava sotto giurisdizione latina forse si è voluto scientemente evitare di dire "Chiesa" per non sottintndere la odiata Chiesa Romana?

Direi proprio di no visto che non è pensabile che il termine "chiesa" venisse espunto dai libri liturgici. Semmai la disputa era quale fosse la "chiesa", non che ci fosse una "chiesa"

CITAZIONE (Teodoro Studita @ 16/7/2012, 22:25) 
La spiegazione che fornisci è valida con le categorie di oggi, ma per il Salento del XIV-XV secolo la trovo fuori contesto, dal momento che nulla prova che questi signori conoscessero o utilizzassero l'idea della "comunione dei santi".

Non sono un sostenitore del significato "comunione dei santi".

Per me Ἁγίαν κοινωνίαν ha come valore principale "comunione nelle cose dei santi=sacramenti dei santi": il che è un concetto ben più ampio della sola Eucarestia: ad esempio il principale sacramento condiviso tra i santi è il battesimo.
Questo significato è plausibile anche negli esempi che porti.

CITAZIONE (Teodoro Studita @ 16/7/2012, 22:25) 
Quanto al battesimo, il discorso regge per il Simbolo di Rufino nel suo sitz-im-leben, ma cosa ha a che vedere il Simbolo di Soleto con il battesimo? Per quanto ne sappiamo nulla, non è neppure detto che fosse recitato nella Liturgia.

Nel rito latino pre-CVII il simbolo degli apostoli era recitato durante il battesimo (come primo atto all'ingresso della chiesa): non solo recitato, ma rimaneva in testa alla gente. Sicuramente questo era noto ovviamente anche nel Salento. Quindi il contesto battesimale è un fatto che non possiamo tralasciare.

PS comunque o datiamo il testo greco del credo di Soleto nel XIV secolo (e allora lasciamo pure perdere S.Basilio e S.Giovanni Crisostomo per fissare il valore semantico di un termine) o lo datiamo almeno 500-1000 anni prima (e allora il contesto battesimale diviene preponderante)

CITAZIONE (Teodoro Studita @ 16/7/2012, 22:25) 
Soprattutto non condivido l'idea del battesimo per la remissione del peccato adamico, idea che non c'era in origine e non c'è motivo di pensare che ci fosse a Soleto (ci sarà a Trento invece!).

Peccati è al plurale.
Il riferimento è ovviamente al Ὁμολογῶ ἓν βάπτισμα εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν (che è il punto equivalente del credo niceno), che il pittore greco sapeva sicuramente a memoria. I peccati rimessi sono quelli rimessi col battesimo. E questo è un fatto chiaro indipendentemente dalle teologie sottostanti al battesimo.

CITAZIONE (Teodoro Studita @ 16/7/2012, 22:25) 
Quanto alla posizione del Credo, è in sei cartigli retti da altrettanti apostoli in una scena di Pentecoste:

Be', oggettivamente la rappresentazione di Maria nella Gerusalemme celeste con sopra il Padre e lo Spirito e contornata dagli apostoli sa molto di rappresentazione della Chiesa : e questo è ahimé un bel punto a favore di leggere della "comunione dei santi".
Anche qui possiamo dire che è ben presente il contesto battesimale: gli apostoli recitando il credo battesimale (=il credo degli apostoli) vengono battezzati attraverso il fuoco (scena della pentecoste).

CITAZIONE (Teodoro Studita @ 16/7/2012, 22:25) 
Quanto, infine, al Giraudo, no comment. Io ho solo avuto la sensazione di essere lo strumento di una guerra intestina tra docenti, ordinaria amministrazione per le Università Pontificie, dove per altro per avere "Summa cum laude" devi scrivere una tesi sul Vaticano II e quanto è bravo il santo padre, e possibilmente non rompere le scatole a nessuno. Come ogni istituto che non deve rendere conto a nessuno, i voti vengono dati a simpatia, punto. Per questo i titoli che rilasciano valgono poco meno della carta su cui sono scritti.

Ad un certo punto il Giraudo nel tuo video ha fatto un commento contro quelli che (come me) vorrebbero ritornare al "per molti" al posto del "per tutti" nelle parole italiane della consacrazione in rito romano (non so se lo sai ma è un punto caldo): per cui non mi stupisco che dia la "Summa cum laude" solo a quelli che parlano bene del Bugnini e dei testi post-conciliari.

Edited by a_ntv - 17/7/2012, 00:08
 
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view post Posted on 17/7/2012, 11:40     +1   -1
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Questa discussione è veramente interessante, chissà se arriveremo a un punto condiviso però!
Qualche glossa:

CITAZIONE (a_ntv @ 16/7/2012, 23:42) 
CITAZIONE (Teodoro Studita @ 16/7/2012, 22:25) 
Questa potrebbe spiegarsi considerando il contesto della grecità morente sotto gli attacchi della latinizzazione forzata (siamo tra il XIV e il XV secolo con gli affreschi di Soleto). Visto che la chiesetta di Soleto si trovava sotto giurisdizione latina forse si è voluto scientemente evitare di dire "Chiesa" per non sottintndere la odiata Chiesa Romana?

Direi proprio di no visto che non è pensabile che il termine "chiesa" venisse espunto dai libri liturgici. Semmai la disputa era quale fosse la "chiesa", non che ci fosse una "chiesa"

Ma certo che non si espunge "Chiesa" dai libri liturgici. Ma questo è un affresco, potrebbe trattarsi di un'operazione simbolica e ideologica dettata dal nazionalismo della minoranza greca assediata dalla "Chiesa" Romana. Non è una spiegazione facile, ma è in sintonia sia con la semantica di "comunione" accertata dal TLG, sia col contesto iconografico, come dirò tra breve.

CITAZIONE
Per me Ἁγίαν κοινωνίαν ha come valore principale "comunione nelle cose dei santi=sacramenti dei santi": il che è un concetto ben più ampio della sola Eucarestia: ad esempio il principale sacramento condiviso tra i santi è il battesimo.

Per quanto ne so, non ho visto evidenze testuali di "santa comunione" per indicare (o anche solo alludere implicitamente) al battesimo. Dunque, sebbene questa idea sia nelle corde della nostra teologia, nulla ci autorizza a proiettarla nel Salento del XIV secolo. A meno che non troviamo un congruo numero di occorrenze che manifestamente si riferiscono al battesimo in questi termini e in questo contesto geografico.

CITAZIONE
Nel rito latino pre-CVII il simbolo degli apostoli era recitato durante il battesimo (come primo atto all'ingresso della chiesa): non solo recitato, ma rimaneva in testa alla gente. Sicuramente questo era noto ovviamente anche nel Salento. Quindi il contesto battesimale è un fatto che non possiamo tralasciare.

Non basta. In primo luogo non è affatto detto che tale simbolo venisse letto nel battesimo officiato con rito greco, e neppure che venisse letto nelle celebrazioni eucaristiche. La cosa più verosimile è che in entrambi i casi si leggesse il Niceno-Costantinopolitano. Credo dunque che questo argomento non possa essere usato a favore di nessuna delle due interpretazioni.

CITAZIONE
PS comunque o datiamo il testo greco del credo di Soleto nel XIV secolo (e allora lasciamo pure perdere S.Basilio e S.Giovanni Crisostomo per fissare il valore semantico di un termine) o lo datiamo almeno 500-1000 anni prima (e allora il contesto battesimale diviene preponderante)

Ma un conto è il significato di una parola quando un testo è stato composto, altro è come il medesimo lessema può essere capito quasi mille anni dopo. E in ogni caso "santa comunione" per indicare o alludere al battesimo non è attestato né nel IV né nel XIV secolo. La curva semantica, semmai si sposta da "colletta" (I-II sec.) a "comunione eucaristica" (II sec. in poi), con la comparsa dell'idea della "comunione dei santi" dal V sec. ma in maniera sporadica. Dunque è in questo orizzonte che dobbiamo muoverci.

CITAZIONE
Il riferimento è ovviamente al Ὁμολογῶ ἓν βάπτισμα εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν (che è il punto equivalente del credo niceno), che il pittore greco sapeva sicuramente a memoria. I peccati rimessi sono quelli rimessi col battesimo. E questo è un fatto chiaro indipendentemente dalle teologie sottostanti al battesimo.

Certamente. Ma aveva anche in mente la formula di comunione "il servo di Dio si comunica per la remissione dei peccati", formula che veniva ripetuta assai più spesso del Credo, peraltro.

CITAZIONE
Be', oggettivamente la rappresentazione di Maria nella Gerusalemme celeste con sopra il Padre e lo Spirito e contornata dagli apostoli sa molto di rappresentazione della Chiesa : e questo è ahimé un bel punto a favore di leggere della "comunione dei santi".
Anche qui possiamo dire che è ben presente il contesto battesimale: gli apostoli recitando il credo battesimale (=il credo degli apostoli) vengono battezzati attraverso il fuoco (scena della pentecoste).

Ma se guardi l'abside, la raffigurazione principale è una scena eucaristica. Infatti vediamo il Cristo-Sapienza allestire il calice della comunione mentre un angelo con tanto di rhipidion vi immette la particola di pane. Dunque anche qui abbiamo un bell'aggancio all'interpretazione eucaristica, perché se la raffigurazione della Vergine nell'abside è molto comune, quella della Sophia che compie gli atti manuali dell'eucaristia è decisamente rara, come raro è il Simbolo in questa facies.

CITAZIONE
Ad un certo punto il Giraudo nel tuo video ha fatto un commento contro quelli che (come me) vorrebbero ritornare al "per molti" al posto del "per tutti" nelle parole italiane della consacrazione in rito romano (non so se lo sai ma è un punto caldo): per cui non mi stupisco che dia la "Summa cum laude" solo a quelli che parlano bene del Bugnini e dei testi post-conciliari.

Quella del "per tutti" è una delle sue fissazioni. In un suo articolo disponibile online puoi leggerne le motivazioni. Lì come qui la mia sensazione è che cerchi di piegare i testi alla sua teologia, per tentare di dimostrare una conclusione che nella sua testa è già assodata in partenza. Se questo è un metodo...
 
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view post Posted on 17/7/2012, 13:29     +1   -1
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Bene, bene.
Se mi è concessa una nota a margine di questa dotta discussione, ho l'impressione che questo "prof. Giraudo" non sarà mai tra coloro che ci danno un "Like" su Facebook ! :B):

Ciao,
Talità
 
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view post Posted on 17/7/2012, 15:17     +1   -1
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CITAZIONE (Talità kum @ 17/7/2012, 14:29) 
Bene, bene.
Se mi è concessa una nota a margine di questa dotta discussione, ho l'impressione che questo "prof. Giraudo" non sarà mai tra coloro che ci danno un "Like" su Facebook ! :B):

Credo che ci legga, gli ho dato il link.
Se poi nessuno di quelli che ho consultato finora (e sono diversi) su questa storia è d'accordo con lui mi spiace, ma la scienza funziona così. Chi mi conosce sa bene quanto poco io sia "gesuitico": quello che vedi è quello che c'è, e qui non c'è nulla da nascondere, solo da studiare e capire.
 
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view post Posted on 17/7/2012, 18:26     +1   -1
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QUOTE (Teodoro Studita @ 17/7/2012, 16:17) 
Credo che ci legga, gli ho dato il link.

No problem, l'ho bannato per IP !! :00022038.gif:
 
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a_ntv
view post Posted on 17/7/2012, 19:18     +1   -1




Tornando al testo di Soleto, dobbiamo ben distinguere due alternative tra di loro non compatibili:
a) sull'affresco è stato inserito in testo greco precedente (anche di centinaia di anni)
b) sull'affresco è stato inserito un testo tradotto/adattato al momento dell'affresco, quindi nel xiv/xv secolo

Abbiamo prima analizzato il caso a), per il quale si può pensare che si sia usato come riferimento un credo degli apostoli magari in versione antica e quindi c'è da spiegare il "ecclesiam" che diventa "κοινωνίαν". Possiamo qui presupporre che la traduzione sia stata fatta in un ambiente completamente bizantino, verificare il senso di κοινωνίαν nella letteratura greca fino al xii secolo e non guardare al contesto del resto dell'affresco. Possiamo cercare di capire il valore di κοινωνίαν al momento della creazione del testo e greco, e il suo valore al momento in cui tale testo è stato copiato sull'affresco (sempre che non sia stato copiato e basta senza particolari ragionamenti)

Vediamo ora il caso b), ovvero se il testo è stato tradotto/adattato in Salento nel xiv/xv secolo:

Qui si presentava l'esigenza pratica di ridurre a poche parole l'intero credo (se non non ci stava nei cartigli), esigenza che può spiegare perché non si è scelto di dipingere il credo niceano ma si è andati a cercare un credo molto più corto, trovandolo nel credo battesimale latino.

Possiamo tranquillamente presupporre che nel Salento del xiv/xv secolo il rito latino (e il latino) fossero ben noti (per vicinanza e soprapposizione) anche ai bizantini rimasti: anche la figura del Padre in alto e dello Spirito Santo come colomba sono chiaramente influenze latine (che che a mio parere potrebbero essere più databili nel xv secolo che nel xiv).

Possiamo inoltre tranquillamente presupporre che il monaco greco che ha ideato l'affresco sapesse benissimo che tale credo latino era un credo esclusivamente battesimale.

Possiamo anche presupporre che il testo di questo credo latino degli apostoli fosse ormai il testo canonico, e questo ci obbliga a confrontare il "Ἁγίαν κοινωνίαν" non con la sola "ecclesiam" ma con "Ecclesiam catholicam, sanctorum communionem".

Teodoro dice giustamente che il Salento era area marginale nel xv secolo. Ma era marginale rispetto Bisanzio (e il suo rito), non sicuramente marginale nell'Italia meridionale latina: non c'è alcun motivo per pensare che un monaco salentino anche di rito greco non fosse a conoscenza (magari a causa di un soggiorno a Roma o a Grottaferrata) delle novità teologiche latine degli ultimi due-tre secoli, tra cui il significato ampio di "sanctorum communionem" (che sentiva comunque ad ogni battesimo nella vicina parrocchia latina).

Nel leggere gli affreschi medioevali bisogna separarli in zone, e leggerle separatamente, quasi fossero fumetti. Gli attributi poi sono strettamente legati al loro possessore. Quindi il cartiglio col credo retto dagli apostoli si riferisce "in primis" agli apostoli e semmai alla scena superiore dove compaiono gli apostoli, che è una pentecoste a cui è aggiunto il Padre (quindi una visione celeste). La scena inferiore invece si riferisce a questa terra: il vangelo, Cristo/Sofia, l'Eucarestia. Ma le due scene sono ben distinte: rappresentano sotto la chiesa terrena (centrata su Cristo e l'Eucarestia), e sopra la chiesa escatologica (centrata sul Padre e sui santi). Non si tratta di una unica "apoteosi dell'Eucarestia" (la scena superiore è l'equivalente del Cristo pancreatore: una visione celeste, ed è ben separata dalla parte terrena inferiore)

Quindi il nostro traduttore/pittore del xv secolo per ragioni di spazio nel cartiglio ha dovuto riassumere "Ecclesiam catholicam, sanctorum communionem", e per sintesi ha scelto "Ἁγίαν κοινωνίαν". In questa ipotesi b) mi sembra, a differenza dell'ipotesi a), che forse il significato di santa comunione sia proprio comunione dei santi/chiesa.





 
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view post Posted on 17/7/2012, 20:36     +1   -1
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CITAZIONE (a_ntv @ 17/7/2012, 20:18) 
Quindi il nostro traduttore/pittore del xv secolo per ragioni di spazio nel cartiglio ha dovuto riassumere "Ecclesiam catholicam, sanctorum communionem", e per sintesi ha scelto "Ἁγίαν κοινωνίαν". In questa ipotesi b) mi sembra, a differenza dell'ipotesi a), che forse il significato di santa comunione sia proprio comunione dei santi/chiesa.

In quest'ottica è maggiormente convincente: si tratterebbe in sostanza di un latinismo suffragato dal fatto che alcuni elementi iconografici sono tipicamente latini. Fin qui tutto funziona, tuttavia anche questa soluzione non è esente da problemi:

- In questo caso bisogna staccare "santa comunione" (=chiesa) da "remissione dei peccati", e dunque torna il problema paleografico dei due punti. Cosa ci mettiamo nella lacuna sopra lo Spirito Santo?
- Bisognerebbe fare uno studio più approfondito solo sul lessema κοινωνία nei secc. XII-XV nella letteratura italo-greca e vedere se per caso ci sono segni di una qualche infiltrazione dell'idea latina della "comunione dei santi". Appena ho un attimo questo lo faccio.
- Se voleva essere sintetico perché non ha cassato l'emistico (non strettamente necessario) καὶ]/ καθεζόμε/νον ἐν δε/ξιᾷ τοῦ/ Πατρός:
?
- E perché non ha scritto καὶ εἰς ἓν βάπτισμα invece che εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν?

Sono tutte questioni (specialmente le prime due) alle quali occorre trovare una risposta concreta (perché si poggiano su elementi concreti) prima di poter dare un giudizio definitivo, credo. In ogni modo l'ipotesi dell'influsso latino è suggestiva.



 
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a_ntv
view post Posted on 18/7/2012, 19:56     +1   -1




Se i due punti sono come hai indicato nel post di apertura:

CITAZIONE
9 . Ἁγίαν/ κοινω/νίαν :

10. Εἰς ἄφε/σιν ἁμαρτι/ῶν :
11. Ἀνά/στασιν/ νεκρῶν :
12. Ζω/ὴν αἰ/ώνι/ον :

Allora Ἁγίαν κοινωνίαν è legato a Εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν esattamente come Εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν è legato a νάστασιν νεκρῶν, ecc. Quindi non darei troppa importanza ai due punti

καὶ εἰς ἓν βάπτισμα non c'è perché il simbolo degli apostoli non cita (esplicitamente) il battesimo

Si potrebbe iniziare una discussione teologica sull'importanza/essenzialità di καθεζόμενον ἐν δεξιᾷ τοῦ Πατρός, ma forse ci sono spiegazioni più semplici, tipo che il pittore avesse fatto male i conti dello spazio e se ne fosse accordo solo quasi alla fine, scegliendo un taglio di un doppione piuttosto che comprimere il tutto. Oppure che per errore la pergamena tenuta dal santo apostolo fosse stata più piccola del giusto obbligando un taglio proprio in quel punto, o che la calce si stessa già asciugando (e infatti li vicino è scomparso il testo)

Uno studio sul lessema κοινωνία nei secc. XII-XV nella letteratura italo-greca sarebbe assai utile, ma magari il testo fu deciso semplicemente da un monaco non troppo erudito ma che aveva sentito di recente qualche predica di frati francescani o domenicani sulla comunione dei santi (non aspettiamoci troppa erudizione orientale da uno che fa disegnare il Padre in alto nella cupola come un vegliardo)

Conclusione: non lo sapremo mai, ma tutte le ipotesi sono sostenibili, e su argomenti così opinabili deve essere lasciata una certa libertà di argomentazione e conclusione.

Edited by a_ntv - 18/7/2012, 21:57
 
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maquanteneso
view post Posted on 11/12/2015, 01:58     +1   -1




per chi fosse interessato all'argomento, ho trovato questo
abside-pentecoste-2-2
abside-pentecoste-particolare-1-2

Edited by maquanteneso - 11/12/2015, 02:18
 
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