Studi sul Cristianesimo Primitivo

Votes taken by Teodoro Studita

view post Posted: 23/4/2016, 19:20     +1Cristiani ortodossi e oikonomia - Teologia e Filosofia
Nell'eucologio Barberini (Bar.Gr.336) c'è già il rito per le seconde nozze. Calabria dell'VIII secolo, ma si riferisce ad una tradizione precedente.
Questo vuol dire che la Chiesa ha mantenuto il diritto matrimoniale romano, che prevedeva la possibilità di seconde nozze, sebbene abbia condito il tutto con un percorso penitenziale.
Quindi bisogna innanzitutto liberarsi dall'idea che la Chiesa Ortodossa conceda le seconde nozze come novità acquisita nel corso del suo "scisma". Non è che mi sia mai appassionato del tema, ma si può anche indagare quando i latini abbiano smesso di farlo.
view post Posted: 19/4/2016, 14:46     +1Cristiani ortodossi e oikonomia - Teologia e Filosofia
Brevemente, perché avete già trovato tutto da soli.
Aggiungo solo che le motivazioni alla base della scelta di fronte a questo "bivio" non sono di natura "scritturale" (poche parole riescono ad essere così orrende), ma di mero opportunismo storico. Per le pieghe diverse che hanno preso le società occidentali e quelle orientali, queste ultime hanno conservato maggiormente le istituzioni della tarda romanità. Le terze nozze, poi, sono proprio un accidente storico dovuto alla necessità contingente di un imperatore senza prole, di risposarsi. Quindi nulla di più lontano dalla Scrittura. Sulla teologia sottostante, avete già tutto, vedo, e ciò che avete funziona.
Quanto alle domande,

CITAZIONE
il matrimonio ortodosso consiste nello STESSO sacramento di quello cattolico oppure ci sono differenze importanti da segnalare?

L'unica differenza seria è il ministro. Gli sposi stessi nel rito latino, un sacerdote in quello ortodosso. Da ciò emergono una serie di problemi canonici per i matrimoni misti, ma questo ci porta fuori dal primo millennio.

CITAZIONE
rimane chiara questa distinzione nella mente (e nello spirito) del "fedele medio ortodosso" oppure l'oikonomia del secondo/terzo matrimonio di fatto lo fa equiparare al primo nella mente di tutti? (Trasformando così anche l'akrivia).

Credo che dipenda molto dal padre spirituale degli sposi. Se tale differenza non è chiara, dovrebbe essere fatta diventare tale da chi segue la vita spirituale degli sposi.

CITAZIONE
nelle chiese ortodosse si fanno iniziative tipo "corsi di preparazione al matrimonio" per spiegare che scappare col postino/a non è un ideale cristiano?

Non che io sappia, ma ci sono molte realtà molto diverse nel mondo, quindi mai dire mai

CITAZIONE
si è mai pensato nelle chiese ortodosse ad un doppio binario?

Questo sì che non avrebbe alcun aggancio nella Tradizione, quindi no e non credo si farà mai.
view post Posted: 8/4/2016, 19:07     +3Esaltazione senza preesistenza: la cristologia originaria - Gesù storico, giudeo-cristianesimo, giudaismo del secondo Tempio
Ho letto il thread con interesse e forse a qualcuno può interessare qualche altro punto di vista, dunque ecco i miei due cents.

Innanzitutto un accenno di metodologia. Va bene, anzi benissimo, fare il punto sul consensus negli studi moderni. Lo facciamo sempre e continueremo a farlo, per notare magari che su alcune vexatae quaestiones alla fine assistiamo spesso a dei cicli vichiani per cui opinioni considerate démodé, dopo qualche decennio ritornano in auge, e viceversa. Ciò che sembra un po’ in ombra, per non dire assente, invece, è l’esegesi patristica. Eppure i grandi intellettuali dei primi secoli del Cristianesimo avevano alcune armi che noi non abbiamo, ad esempio:

- Una comprensione trasmessa attraverso l’oralità e il culto, dalle prime generazioni dei cristiani. Naturalmente mon è detto che si tratti del sensus auctoris, ma questo “senso ecclesiale” è troppo spesso sottovalutato, salvo poi quando ci ricordiamo che il NT è un testo scritto dalla Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa;
- un testo del NT con qualche secolo in meno di pasticci in fase di trasmissione;
- una comprensione linguistica “da madrelingua”, almeno per i greci, cioè quasi tutti quelli che avevano qualcosa da dire.

In altri termini, tra cosa ne pensa Romano Penna (con tutto il rispetto, eh) e chessò… Origene, sono vagamente più interessato al secondo, o almeno gli darei lo stesso peso.

Secondo punto metodologico, ma che si ricollega in parte al primo: non sono affatto d’accordo nel sostenere che il culto non ci dice nulla su «le modalità con cui questo “status divino” viene concretamente concepito e rappresentato». Non lo sono in primo luogo perché tutti i brani significativi (i cd. “inni” di Fil e Col, 1Cor 8,6 e probabilmente anche la dossologia di Rm) sono elementi nati proprio in ambito cultuale. Ma non solo: il culto è la prima manifestazione della comprensione teologica, molto prima che questa venga digerita, assimilata e codificata: legem credendi lex statuat supplicandi, dicono quelli bravi.

Fatte queste doverose premesse, veniamo alla ciccia.


Sulla dossologia di Rm 9,5 mi risulta che per l’esegesi teologica siano solo Diodoro di Tarso e Fozio (qui il "solo" mi pesa un po' lo ammetto), mentre la maggior parte degli antichi autori ecclesiastici sia piuttosto per la lettura cristologica: Ireneo, III, 16,3; Ps-Ippolito, Adv. Noet., 6; Novaziano, Fid, 13; De Trin., 13; Tertulliano, Adv.Prax., XIII, 9 e XV, 7; Cipriano, Ad Quir., II, 6; Atanasio, Adv. Ar., 1,10; 4,1; ID., Ad Epict. 10; Agostino, De Trin., II, 13,23; ID., Conf., VII, 18; Basilio, Adv. Eun., 4; Epifanio, Pan., 57; Gregorio di Nissa, Adv. Eun., 11; Ilario di Poitiers, De Trin., 8,37; Ambrogio, De Fide, 4,6; ID., De S.Spir., 1,3,46; Giov.Crisostomo, In Roman., 17,3; Teodoro di Mopsuestia, In Roman.; Girolamo, Ep. 121,2; Cirillo di Alex., Adv Iul., 10.

Insomma, non venite a dirmi che questa sfilza di cristiani grecofoni dei secoli II e III non abbiano nulla da dire. Giusto a titolo di esempio, lo ps.Ippolito:

Consideriamo la parola dell’apostolo «dai patriarchi venne Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli». Queste parole dichiarano il mistero della verità giustamente e chiaramente. Colui che è sopra ogni cosa, è Dio; per questo egli parla audacemente e dice: «tutto mi è stato dato dal Padre mio». Colui che è sopra ogni cosa, Dio benedetto, è nato, è divenuto uomo. Egli è quindi il Dio per sempre.

Se proprio vogliamo essere più realisti del re, da Agostino apprendiamo che addirittura gli ariani attribuivano la dossologia al Figlio:

se è Dio anche il Figlio, come essi debbono ammettere, sia pure con- trovoglia, in forza delle parole dell’Apostolo: Egli è al di sopra di tut- te le cose, Dio benedetto nei secoli. (De Trin., II, 13,23)

In conclusione, e senza voler arrivare ad un giudizio definitivo, credo che almeno sia necessario tenere in considerazione l’esegesi antica.
Se poi qualcuno fosse interessato alla mia opinione personale, è in fondo al post :)


Veniamo ora a Colossesi. La mia posizione è riassunta in questo articolo (LINK ad Academia), cui rimando. Limito il cutpaste solo una parte delle conclusioni:

«…una dottrina del mediatore della creazione era trasversalmente presente, a vario titolo e con modalità diverse, praticamente in tutto il Mediterraneo orientale, sia nel mondo pagano che in quello ebraico. Tuttavia, la forma che tale dottrina assume nell'epistola ai Colossesi sembra maggiormente aderente al modello in voga presso circoli giudaici "marginali" (come quelli rappresentati, ad esempio, dai testi qumranici e dal ciclo enochiano) in cui il filone apocalittico/sapienziale era particolarmente fiorente. È in quest'ambito, più che nella cultura tardo-ellenistica, che bisogna guardare per rintracciare le fonti della dottrina del mediatore della creazione nell'Inno di Colossesi, come pure è dallo scostamento dagli stereotipi nei quali si era cristallizzata in tali circoli che si può trovare l'originalità cristiana, rappresentata in primo luogo dal tema della risurrezione, compimento di quello già presente in nuce (ad es. in Enoc) dell'incarnazione del logos.»


Sulla base di quanto riassunto in questo piccolo studio, non mi pare ardito ritenere che la lettura – pur affascinante – di 1Cor 8,6 in chiave escatologica possa non rappresentare la via esegetica più economica, specialmente in relazione a ciò che nella redazione del NT c’è prima (Filippesi) o dopo (Colossesi). Per pensare, cioè ad una nuova creazione nello Spirito dovremmo avere almeno altri contesti in cui è manifesta una simile “pneumatologia escatologica” realizzata nella persona di Gesù Cristo. Ma, poiché né a me ve vengono in mente, né Kuschel li menziona (nessuno degli esempi che offre è veramente calzante a mio avviso), mi sembra più semplice rintracciare la storia dell’idea in un tema – quello del mediatore della creazione – che vediamo in maniera pressoché ubiquitaria nella letteratura intertestamentaria e che certo gli agiografi avevano in qualche modo – magari anche solo indirettamente – masticato.
In altri termini, se non c’è nessun problema a intendere la figura del Cristo esaltato come una riconciliazione tra il creatore e l’uomo, trasformare 1Cor 8,6 in un’espressione di una pneumatologia della nuova creazione (un po’ in stile… Gioacchino da Fiore?) mi pare eccessivo e un po’ anacronistico.

Con ciò, peraltro, non sto dicendo che Paolo i i primi cristiani avessero una teologia consapevole di Cristo come sophia-logos-mediatore della creazione, ma che questa idea non fosse incompatibile con il loro retroterra culturale. Nel culto, si sa, a volte si esagera, come già si è detto, e questa in fondo è la mia linea.

In conclusione, visto che il thread parla di “cristologia originaria” e non “cristologia paolina” posso permettermi di ritenere che Paolo non avesse tra i suoi obiettivi quello di sviluppare il concetto di Cristo come mediatore della creazione ma allo stesso tempo di affermare che la cosa non fosse per lui inconcepibile (magari lo riteneva un po’ troppo “spinto”?) e di certo non lo era per la prima comunità orante.

Ecco i miei two cents. Se valgono solo uno, voglio il resto :)
view post Posted: 3/3/2016, 14:55     -1Gli Apostoli e la resurrezione - Storia del Cristianesimo
Il thread è stato per la terza (e ultima) volta ripulito dall'abbondante spazzatura.
Questa perdita di tempo e di pazienza ha anche causato il ban dell'utente Maranathà.
A tutti ricordiamo che questo è un forum di studi che abbraccia il metodo storico critico. Non sono tollerati atteggiamenti confessionali, proselitistici, catechetici o più banalmente qualsiasi altro che non sia basato sulle fonti storiche.
Anche nei post residui si potrà notare come tutti i riferimenti alle fonti non siano mai stati corredati dalle coordinate bibliografiche, rendendo tali citazioni completamente inutili.
Per le discussioni di carattere amatoriale ci sono tanti altri forum e, ora, anche facebook. Per chi rimane, è richiesto il rispetto della policy del forum chiaramente espressa nel Regolamento.
Thread definitivamente chiuso.
view post Posted: 24/2/2016, 16:24     +1Messa ortodossa - Liturgia
CITAZIONE (Cucciola Sexy @ 21/2/2016, 23:51) 
Hai dimenticato di dire che gli ortodossi fanno il segno della croce al contrario

Non so, se prendiamo l'insegnamento di papa Innocenzo III ( + 1216), in cui leggiamo: Signum crucis tribus digitis exprimendum est, ita ut a superiori descendat in inferius et a dextra transeat ad sinistram. ( De sacro altaris mysterio, lib. II, c. 45), sono i cattolici di oggi a farlo “al contrario”, cara Cucciola sexy :555.gif:
view post Posted: 12/2/2016, 17:42     -1Gli Apostoli e la resurrezione - Storia del Cristianesimo
La sindone non può essere considerata una prova di nulla, tantomeno della resurrezione.
Per quanto ne sappiamo (il migliore e più recente studio per me rimane questo) è un oggetto del xiv secolo, probabilmente destinato al culto.
Quindi, per favore, non introduciamo nel discorso (già problematico di suo) ulteriori elementi di fiction.
view post Posted: 3/2/2016, 11:44     Gli Apostoli e la resurrezione - Storia del Cristianesimo
Mi inserisco brevemente in questa discussione solo per dire una parola sul concetto di "malafede".

Che redattori seriori inseriscano elementi narrativi "di cornice" a un fatto storico, e che questi possano essere del tutto di fantasia, o che lo facciano gli autori stessi è del tutto pacifico nella letteratura antica. Così per i discorsi di Pericle raccontati da Tucidide o quelli di Socrate nella versione di Senofonte. Elementi di fiction esistono e non sono affatto espressione di malafede, fa parte semplicemente del modo in cui storia e narrativa venivano intrecciati secondo la mentalità antica.

Quindi attenzione a non retro-proiettare categorie storiche contemporanee in una mentalità che non le conosce.
view post Posted: 29/1/2016, 16:13     +1Larry Hurtado e il binitarismo - Storia del Cristianesimo
Ne abbiamo parlato molte volte, negli anni. Anche qui potrai trovare molte discussioni andando a scartabellare nei vecchi thread.

Per quanto mi riguarda, e in estrema sintesi, penso che Hurtado abbia ragione. Toglierei solo "come i testimoni di Geova". Questi ultimi, infatti, hanno una teologia molto precisa sul Figlio: si tratta in sostanza di un angelo, e più precisamente dell'arcangelo Michele, dunque una creatura che presenta alcuni caratteri "divini" (tra molte virgolette) e che agisce come "rappresentante" del solo vero Dio.
Nelle comunità protocristiane, viceversa, sembra che la situazione fosse decisamente più fluida, e questo per diversi motivi: da una parte, infatti, c'erano comunità etnico-cristiane che non avevano problemi di carattere culturale col politeismo; dall'altra, comunità guideo-cristiane non disposte a mettere in discussione il monoteismo. A innestarsi su questa cornice, c'è anche il fatto che il cristianesimo si sviluppa in un ambiente non particolarmente votato alla speculazione, sicché non è strano che queste comunità non avessero in fondo un'idea così chiara della divinità.

Di qui anche la necessità di creare ex novo un vocabolario tecnico per descrivere i problemi. Il Figlio è "Dio" o no? Ad es. i testimoni di Geova sostengono la tesi, completamente astorica, secondo cui per un giudeo-cristiano fosse concepibile pensare ad altri esseri divini oltre a Dio appoggiandosi sull'unica attestazione (pre-esilica o giù di lì) dei giudici chiamati "dèi" in un solo passo dell'AT, o di retaggi di monolatria in cui YHWH nella corte degli elohim appare circondato da altrettanti "dèi". Questo nel I sec. d.C. è semplicemente impensabile, essendo il monoteismo ormai ben radicato. Quindi, da una parte queste comunità intendevano senz'altro il Cristo come Dio (oltre a quanto hai già citato c'è da aggiungere la lettera di Plinio a Traiano), dall'altra non potevano né volevano rinunciare al monoteismo. Di qui a concepire un Dio tri-personale c'è solo voluto il tempo necessario a dotarsi dei mezzi pratici per descriverlo, cioè un lessico e una mente teologica.

My two cents.

PS. - Non intavolate una discussione sui TdG, grazie.
view post Posted: 11/12/2015, 12:48     +1Sulla "trasmissione" e/o "tradizioe orale" del testo biblico. - Antico Testamento e Semitistica
È chiaro che in un processo di trasmissione orale bisogna distingue, come minimo:

- il contesto;
- le finalità del testo e della trasmissione stessa;
- gli attori del processo di trasmissione;
- la natura stessa del testo.

Quello che ho descritto nel mio articolo riguarda un testo devozionale privato, sicché le dinamiche evidenziate possono essere più o meno ripetibili se non variano i quattro fattori elencati. Il parallelo con la trasmissione di un testo liturgico scritto, infatti, funziona solo a grandi linee, e ho illustrato dove e come. Spingere oltre l'analogia è sicuramente un processo arbitrario.

Edited by Teodoro Studita - 12/12/2015, 19:14
view post Posted: 8/12/2015, 14:56     +1Sulla "trasmissione" e/o "tradizioe orale" del testo biblico. - Antico Testamento e Semitistica
Qualche link: (mi dispiace ma l'inglese non è un optional per questi studi)

Una classica grammatica storica

Un utile schema riassuntivo su alcuni aspetti

Un ottimo saggio sul metodo

Dell'ultimo consiglio, anche se non strettamente legato alla questione della vocalizzazione, la dissertazione sul concetto di "originale" alle pp. 60-61

Enjoy,
view post Posted: 7/12/2015, 20:26     +1Sulla "trasmissione" e/o "tradizioe orale" del testo biblico. - Antico Testamento e Semitistica
A prescindere dal fatto che queste cose sono su qualsiasi grammatica storica di qualsiasi lingua semitica, c'è un argomento logico basilare: la vocalizzazione non è piovuta dal cielo o spuntata come un fungo, ma semplicemente è stata integrata quando gli strumenti di scrittura sono diventati più pratici e la diffusione dei testi scritti è divenuta più ampia. In altre parole, si è iniziato a scrivere ciò che si era sempre pronunciato, niente di più.
Quanto all'affidabilità delle tradizioni orali in quanto alle vocalizzazioni, pensate un attimo al disastro che è successo al tetragramma (ok, non è un caso "comune", ma....), per capire che orale non è sinonimo di affidabile.
view post Posted: 25/11/2015, 12:05     +1primogenito - Gesù storico, giudeo-cristianesimo, giudaismo del secondo Tempio
A prescindere dall'atteggiamento mentale di Nochiesa (che è stato bannato tempo fa), le cose, tuttavia non sono così facili.
In Rm 9,5 tutto dipende dalla punteggiatura (assente). Per un sintetico status quaestionis nella critica fino alla fine del secolo scorso, si veda NGCB, 1120-‐‑1121; una dettagliata descrizione della posizione dei più autorevoli critici del secolo scorso si può trovare in O. KUSS, La Lettera ai Romani, Morcelliana, Brescia, 1981, III, 94-‐‑110. In ogni modo gli autori antichi applicarono la dossologia perlopiù al Figlio (Tra le testimonianze più autorevoli, si vedano: IRENEO, Adversus Haereses, III, 16, 3; IPPOLITO, Contra Noëtum, 6; NOVAZIANO, De Regula Fidei, 13; De Trinitate, 13; TERTULLIANO, Adversus Praxeam, XIII, 9 e XV, 7; CIPRIANO, Testimonia ad Quirinum, II, 6; ATANASIO, In Arianos, 1,10; 4,1; Ep. ad Epictetum, 10; AGOSTINO, De Trinitate, II, 13,23, ID., Le Confessioni, VII, 18; BASILIO, Contra Eunomium, 4; EPIFANIO, Panarion, 57; GREGORIO DI NISSA, Contra Eunomium, 11; ILARIO DI POITIERS, De Trinitate, 8,37; AMBROGIO, De fide 4,6; De Spiritu Sancto 1,3,46; GIOVANNI CRISOSTOMO, Hom. in Rom. 17,3; TEODORO DI MOPSUESTIA, Comm. in Rom. (ad locum); GIROLAMO, Ep. 121, 2; CIRILLO DI ALESSANDRIA, Adv. libros athei Iuliani, 10.). Altre osservazioni sono possibili ma non è questo il topic per parlarne.

Quanto a Filippesi, non è propriamente paolino (E. TESTA, Un inno prepaolino della catechesi primitiva (Fil 2,6-‐‑11), Liber Annuus, 47 (1997), 97-‐‑116.) comunque alla fine è entrato nel testo di Paolo, dunque non si può dire che sia estraneo alla sua visione cristologica.

Fine del (moderato) offtopic.
view post Posted: 15/11/2015, 20:53     +1Salve cari amici - Regolamento, Presentazioni, Dialogo con lo Staff
CITAZIONE (Georges Edouard Lemaître @ 13/11/2015, 11:29) 
[...] studi moderni sul Cristo storico.

Una delle cose che spiega nel primo volume è perché non si parla di "Cristo storico" :o:
view post Posted: 3/10/2015, 18:58     +1Censimento, diamo i numeri - Gesù storico, giudeo-cristianesimo, giudaismo del secondo Tempio
Sono abbastanza d'accordo, infatti avevo già avanzato i miei dubbi. Però si spiega perché esiste questo dato "galleggiante" che viene pescato in caso di necessità.
56 replies since 25/9/2007